Sanità, maxioperazione, quelle desolanti intercettazioni - QdS

Sanità, maxioperazione, quelle desolanti intercettazioni

redazione web

Sanità, maxioperazione, quelle desolanti intercettazioni

giovedì 21 Maggio 2020

Hanno consentito di ricostruire il "tariffario" dei funzionari corrotti: mazzette del cinque per cento per ogni appalto. "Io per nove anni m'incasso quindicimila euro senza fare un'emerita m…" si legge nella trascrizione delle registrazioni. Damiani parlava di Miccichè, ma lui, "no so chi sia"

“Una volta che poi l’hai vinta non ci vediamo più e mi mandi a dire Roberto ‘mi inizia a mandare i soldi così mi tappi la bocca mi compri con i soldi’ facendomi vedere che rispetti gli impegni, Salvo fammi dire però che è scontato che è il cinque netti dei contratti…”.

Parlavano così gli indagati intercettati dalla Guardia di Finanza che hanno ricostruito il tariffario da rispettare negli appalti della Sanità siciliana che sarebbero stati pilotati: il 5% del valore della commessa aggiudicata.

Il quadro che emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta è desolante.
“All’assistenza tecnica mi busco io personalmente quindici mila euro al mese… io per nove anni m’incasso quindicimila euro senza fare un’emerita m…”.

E ancora: “Quando abbiamo cambiato la busta e loro fatto il ribasso lo sapevano”.

Secondo gli inquirenti le aziende che vincevano le gare, tra loro importanti società di livello nazionale, erano consapevoli che avrebbero dovuto pagare delle tangenti secondo uno schema collaudato. L’imprenditore interessato all’appalto avvicina il faccendiere, interfaccia del pubblico ufficiale corrotto.

Il faccendiere, d’intesa con il pubblico ufficiale, concorda con l’impresa le strategie per favorire l’aggiudicazione della gara. La società, ricevute notizie riservate, presenta la propria “offerta guidata”, che sarà poi adeguatamente seguita fino all’ottenimento del “risultato”.

Grazie al pagamento delle “mazzette” le aziende potevano contare sull’attribuzione di punteggi discrezionali, che non riflettevano il merito del progetto presentato; la sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche; il pagamento di stati avanzamenti lavoro anche in mancanza della documentazione giustificativa necessaria e la diffusione di informazioni riservate, coperte da segreto di ufficio.

I pagamenti delle tangenti in alcuni casi avvenivano con la classica consegna di denaro contante, ma molto più spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell’appalto e una galassia di altre imprese, intestate a prestanome, ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento per i pubblici ufficiali corrotti.

Per rendere ancora più complessa l’individuazione del “sistema”, gli indagati si erano spinti fino alla creazione di trust fraudolenti, con l’obiettivo di schermare la reale riconducibilità delle società utilizzate.

Le intercettazioni, Damiani parla di Miccichè

Fabio Damiani, direttore dell’Asp 9, arrestato stamane nell’operazione anticorruzione su appalti nella sanità, nel 2018 era ossessionato dalle nomine nell’ambito della sanità siciliana, e cercava sponde politiche per ottenere l’incarico. Nel corso delle intercettazioni tra Damiani e l’imprenditore Salvatore Manganaro, emerge che il suo sponsor per la nomina a manager dell’Asp era Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars.

“Chi c’è dietro questa operazione lo sappiamo solo noi e Gianfranco. Il pupo è Turano…eee…. u puparo è Miccichè” dice Manganaro “a me a prescindere del resto se l’operazione mi deve riuscire è quella lì ok? – continua l’imprenditore – ma siccome siamo in tre a saperlo tu si u quarto che a Trapani dietro Turano e Lumia ce l’ha messo Miccichè con un teatrino palermitano”.

Damiani in un’altra intercettazione dice “Però in città è risaputo che quello che deciderà e che… sarà Gianfranco (Miccichè ndr). Il problema è che non c’è stato l’incontro con lui. basterebbe avere l’incontro con lui e. e poi non sarebbe necessario incontrare nessun’altro”.

I finanzieri hanno ricostruito tramite una serie di intercettazioni in un ufficio in via Principe di Villafranca un incontro tra Ivan Turola, Fabio Damiani e Guglielmo Micciché fratello del presidente dell’Ars avvenuto nel bar Spinnato in via Principe di Belmonte.

Miccichè, non so chi sia Damiani

“Non so chi sia Damiani, non mi sono mai occupato di atti della Sanità. Scrivere che io sia stato lo sponsor persino di uno che non conosco è inaccettabile”.

Lo ha detto il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè a proposito del manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, arrestato nell’indagine della Guardia di finanza sulle tangenti negli appalti nella sanità in Sicilia, aggiungendo: “Avvertii il presidente Musumeci su chi fosse Antonio Candela, faceva parte del giro di Montante-Lumia e Crocetta: lo sapevano tutti. Non mi diede ascolto”.

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