Sanità e monitoraggio LEA 2022, Sicilia in fondo alla classifica

Sanità e LEA, l’assistenza sanitaria siciliana bocciata (quasi) in toto: ecco i dati

Sanità e LEA, l’assistenza sanitaria siciliana bocciata (quasi) in toto: ecco i dati

Marianna Strano  |
martedì 16 Luglio 2024

La sanità siciliana continua a manifestare enormi criticità e lo confermano i dati del Nuovo Sistema di Garanzia

La Sicilia non ottiene la sufficienza nell’ultimo monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), relativo all’anno 2022: la sanità siciliana non raggiunge la soglia dei 60 punti nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale e colleziona così un’altra “maglia nera”. Un dato deludente che, però, non arriva come una grande sorpresa per la popolazione e le autorità, alle prese con gli enormi “vuoti” sanitari che vanno dalla carenza dei medici al problema delle liste d’attesa.

La relazione – divulgata nelle scorse ore – è stata redatta dall’Ufficio 6 dell’ex Direzione generale della programmazione sanitaria – Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, del Ministero della Salute.

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Sanità e monitoraggio LEA 2022, Sicilia in fondo alla classifica

La Sicilia presenta un punteggio sotto la soglia di sufficienza (60) nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale. Ed è in compagnia: anche Calabria e Sardegna, infatti, presentano un quadro sanitario simile e lo stesso risultato dopo il monitoraggio del NSG (Nuovo Sistema di Garanzia).

Nello specifico, nell’area della prevenzione la Sicilia porta a casa un punteggio di 47,18, tra i più bassi a livello nazionale dopo quello di Calabria (36,59) e Sardegna (46,55). Per quanto riguarda la seconda macro-area, quella distrettuale, il punteggio è 58,04. Una discesa allarmante per la Sicilia, che nelle precedenti rilevazioni (anni 2020 e 2021) aveva un punteggio superiore a 62. Unica sezione del monitoraggio dove la Sicilia raggiunge un discreto 78,38 è quella relativa all’area ospedaliera. C’è da dire, però, che l’unica Regione italiana che non arriva al 60 in questa area è la Valle d’Aosta. Solo una magra consolazione, quindi.

L’analisi

Le criticità nel campo della sanità in Sicilia sono diverse. In particolare, il report mette in evidenza il risultato negativo sull’indicatore “Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso”. Si tratta di un indicatore che misura “la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del sistema 118” e in Sicilia – come nelle Regioni Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna – è superiore o uguale a 23 minuti. Un dato che allontana la Sicilia dalla sufficienza in ambito sanitario.

In più – si legge nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), relativo all’anno 2022 – la Sicilia ottiene un deludente 0 nelle coperture vaccinali nei bambini a 24 mesi sia nel ciclo base che per MPR. La prevenzione – nella sanità siciliana – appare ancora quasi come un “tabù”, o almeno così si direbbe osservando il punteggio dell’indicatore composito sugli stili di vita (54,3) e quello dell’indicatore relativo alla proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello per mammella, cervice uterina e colon-retto (che arriva appena al 36,2%).

Passando all’area distrettuale, sono tre gli indicatori che impediscono alla sanità siciliana di raggiungere l sufficienza piena: il già citato intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso, il numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative (punteggio di 43,2) e il numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale in rapporto alla popolazione residente (33,7).

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Il dato positivo, ma c’è comunque l’insufficienza

Nella macro area ospedaliera – nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA) – la Sicilia raggiunge un punteggio medio-alto. C’è però un punteggio insufficiente: si tratta di quello dell’indicatore sui parti cesarei sia nelle maternità di I livello o comunque con <1.000 parti sia nelle maternità di II livello o comunque con ≥ 1.000 parti/anno, pari a 28,4. I parti cesarei diminuiscono nelle strutture più piccole, aumentano in quelli più grandi.

Altra nota positiva per “addolcire” il quadro amaro delineato dagli esperti del Ministero: crescono gli interventi per il cancro al seno eseguiti in strutture ad alto volume e alta specializzazione.

Immagine di repertorio

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