Scuola, merito e riforma con programmi moderni - QdS

Scuola, merito e riforma con programmi moderni

Scuola, merito e riforma con programmi moderni

Salvo Fleres  |
mercoledì 05 Giugno 2024

Secondo ricerche specializzate una giornata di studio dovrebbe comprendere all'incirca 5/6 ore

Gli universitari italiani, complessivamente, impiegano nello studio quasi 44 ore settimanali, vale a dire il 30% in più della media calcolata in Europa, ma forse lo fanno in maniera meno organizzata di quanto non si dovrebbe. Per quanto riguarda il tempo di studio, infatti, è stata rilevata una crescita regolare dell’impegno degli studenti, con un monte ore che è aumentato di circa il 38% negli ultimi venti anni. Le ore di lezione settimanali nei licei sono in media 34/35 e negli istituiti tecnici si scende a 32/36, ma molto dipende dalla durata statistica dell’ora, che non è sempre di 60 minuti, ma varia partendo da un minimo di 45.

Secondo ricerche specializzate, anche se non c’è una regola precisa, una giornata di studio dovrebbe comprendere all’incirca 5/6 ore, distribuite mediamente tra la mattina e il pomeriggio, con delle brevi pause. Questa ripartizione consentirebbe di applicare all’attività in questione l’impegno e la continuità necessari, evitando un eccessivo affaticamento, che abbasserebbe le potenzialità di apprendimento.

Nelle scuole medie di primo grado le ore di studio sono circa 26 alla settimana

Nelle scuole medie di primo grado le ore di studio sono circa 26 alla settimana, con una ripartizione legata al peso/importanza di ciascuna materia. Sempre secondo alcune stime specialistiche, salvo poche eccezioni, i ragazzi che accedono alle superiori provenendo dalle medie sono abituati a studiare molto poco ed in maniera piuttosto approssimativa: nei professionali, 1–2 ore al giorno; nei tecnici 2–4 ore; nei licei 3–5 ore. Quasi per tutti il tempo dedicato allo studio aumenta in prossimità delle verifiche/interrogazioni, soprattutto in occasioni delle prove scritte, che vengono considerate più difficili. La variabilità individuale è molto marcata: per esempio, negli istituti tecnici i ragazzi, in genere, studiano meno che nei licei, ma hanno medie altissime; altri studiano anche al mattino, più di 6-7 ore al giorno, ed ottengono voti soltanto buoni.

Ovviamente, come detto, i dati riferiti riguardano la media, ma lasciano intuire che, con piccoli aggiustamenti ai programmi e con una grande riorganizzazione del sistema, magari prevedendo un orario prolungato e la refezione scolastica, non sarebbe difficile rafforzare il grado di preparazione e di attualità, circa gli argomenti affrontati, da parte dei nostri studenti.

Le materie alle quali bisognerebbe dedicare attenzione, oltre quelle tipiche di ciascun ciclo di studi, sono certamente l’informatica e le lingue, ma anche l’educazione fisica, che certamente contribuirebbe, in età più avanzata, a contenere alcune patologie che cominciano a manifestarsi proprio in età scolastica. La salute, infatti, non si cura soltanto negli ospedali, ai quali bisognerebbe ricorrere quando non se ne può fare a meno, ma anche con un’alimentazione corretta, per la quale bisogna essere educati, con una giusta dose di attività fisica, soprattutto durante l’età scolare, con un corretto stile di vita, ecc. Certo, non si tratterebbe di un’operazione a costo zero, tutt’altro, il costo di una simile riforma sarebbe piuttosto consistente, ma anche i risparmi di prospettiva lo sarebbero.

Bisognerebbe ben pagare il claudicante “parco insegnanti”

Bisognerebbe incrementare, rinnovare e ben pagare il claudicante “parco insegnanti”, bisognerebbe potenziare i siti scolastici ed i servizi da questi offerti, bisognerebbe sostenere i più deboli senza danneggiare i migliori, bisognerebbe guardare alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni, che ormai si svolgono sempre più frequentemente, ma purtroppo con sempre minore partecipazione. A tal proposito bisognerebbe aprire il capitolo educazione civica, comunque venga denominata, vale a dire l’educazione ad essere cittadini e ad essere ben consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, ma il discorso si farebbe molto lungo.

Dell’argomento ne abbiamo parlato in diverse occasioni, dunque, per il momento, non ci torno, se non che per dire che si è già perso troppo tempo, così come si è perso tempo in merito al sostegno per chi parte svantaggiato ed ha bisogno di essere aiutato. A questo punto, però, bisogna che ci si decida: vogliamo essere culturalmente e professionalmente competitivi con la realtà globale nella quale ci troviamo, vogliamo vivere in un Paese al passo con i tempi o no?

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