Al termine di una lunga vicenda giudiziaria, la società ha preso in mano la gestione unica dell’acqua. Tra i passi successivi, il calcolo del residuo da riconoscere agli enti uscenti e il rinnovo degli organi sociali
CATANIA – In un’estate così calda, pensare all’acqua è inevitabile. In Sicilia se ne parla soprattutto perché manca, ma ci sono aree in cui a tenere banco è anche il cambio di governance. A spiccare è la situazione in provincia di Catania, dove dopo una lunghissima querelle giudiziaria si è arrivati alla firma della convenzione per la concessione trentennale del servizio idrico a un unico soggetto.
Finalmente si è arrivati alla firma della convenzione
Si tratta della Servizi idrici etnei (Sie), società mista pubblico-privata che per i prossimi 29 anni si occuperà di portare l’acqua a casa degli abitanti dei 58 comuni, prendendo il posto delle decine di medi e piccoli gestori che in questi decenni hanno operato. A questo epilogo si è arrivati dopo quasi vent’anni di cause legali e, per ultimo, in seguito all’intervento della Regione che – per disposizione del governo Schifani – ha inviato un commissario all’Assemblea territoriale idrica (Ati) per superare lo stallo sorto per la contrarietà di alcuni sindaci verso la convenzione che assegna a Sie la possibilità di gestire quasi un miliardo e mezzo di lavori pubblici.
Il punto di partenza dell’esperienza di Sie
Come c’era da aspettarsi, tuttavia, la firma della convenzione ha rappresentato soltanto il punto di partenza dell’esperienza di Sie. Prima che la macchina della gestione unica inizi a muoversi, per poi entrare a regime, ce ne vorrà. Il primo passo da fare sarà il subentro di Sie nei vari Comuni. La società ha presentato un cronoprogramma in cui il territorio provinciale – a eccezione di buona parte dei centri del Calatino, dove già da anni la gestione è stata avviata – è stato diviso in tre fasce.
Le prime scadenze sono dietro l’angolo e non è chiaro ancora se verranno rispettate. Quel che è sicuro è che nei giorni scorsi dall’Ati è arrivata una relazione contenente le linee guida per determinare il perimetro dei beni strumentali e delle pertinenze necessarie alla gestione del servizio idrico con l’obiettivo di arrivare al calcolo del cosiddetto valore residuo che Sie dovrà riconoscere ai gestori uscenti.
“Al riguardo è opportuno premettere che le infrastrutture idriche, ossia gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica, fino al punto di consegna o misurazione fanno parte del demanio disciplinati dagli articoli 822 e seg. del codice civile e sono inalienabili se non nei modi e nei limiti della legge”, viene sottolineato. Il documento di 16 pagine contiene i dettagli e le formule con cui i Comuni e i gestori uscenti dovranno fotografare la propria situazione in modo da arrivare poi al pagamento di quanto dovuto dal nuovo gestore unico.
“Date le analisi svolte, è possibile tracciare un cronoprogramma delle attività che l’ente d’ambito (l’Ati, ndr) dovrà avviare per il calcolo del valore residuo dei gestori uscenti. La prima attività – viene chiarito – riguarda l’acquisizione dei libri cespiti dei gestori uscenti, aggiornati al 31 dicembre 2023 e riclassificati nelle categorie Arera. Parallelamente, potranno essere acquisiti anche i dati contabili 2022 e 2023 rilevanti per il calcolo dei conguagli, in primis energetici, relativi al biennio. Successivamente, l’ente d’ambito dovrà procedere alla validazione dei cespiti rientranti nel perimetro del valore residuo”, si legge nelle conclusioni.
Tra gli appuntamenti più attesi delle prossime settimane c’è poi l’assemblea dei soci di Sie. La società, va ricordato, è per il 51 per cento di proprietà della Città metropolitana e dei Comuni, ma ha nel socio privato Hydro Catania, titolare del 49 per cento delle quote, il soggetto che materialmente si occuperà di prendere in mano il servizio. A fare parte di Hydro Catania sono società che fanno capo alle famiglie Cassar, Virlinzi e Cassar ma anche alcuni degli stessi gestori uscenti, come Acoset, Sidra, Ama, Acque di Casalotto e Acque Carcaci del Fasano.
La convocazione dell’assemblea – all’hotel Nettuno il 26 agosto in prima convocazione, due giorni dopo in seconda – servirà a deliberare sulla relazione del Consiglio di sorveglianza sull’attività di vigilanza svolta, sulla destinazione degli utili di cui al bilancio d’esercizio al 2023 e infine per rinnovare gli organi sociali.
Proprio quest’ultimo punto rappresenta un passaggio cruciale. Già nei mesi scorsi, parte dei sindaci dei Comuni soci avevano chiesto l’indizione dell’assemblea sottolineando come il mandato dei precedenti organi – su tutti il Consiglio di sorveglianza, in questi anni presieduto dall’avvocato Giovanni Ferraù – fosse già scaduto.
In ballo adesso non ci sarà soltanto il cambio dei membri del Consiglio ma anche la concreta possibilità che, alla luce di un servizio che sarà esteso all’intera provincia, possa essere aumentato il numero dei componenti dell’organo, che potrebbe passare dagli attuali cinque ad addirittura quindici.