Stupro Catania, nessun aiuto da telecamere Villa Bellini

Stupro di Catania, nessun aiuto da telecamere Villa Bellini, la vittima: “Voglio giustizia”

Stupro di Catania, nessun aiuto da telecamere Villa Bellini, la vittima: “Voglio giustizia”

Redazione  |
lunedì 05 Febbraio 2024

Iniziate presso il tribunale del capoluogo etneo le udienze per i sette nordafricani rei della violenza sessuale ai danni di una 13enne

La ferma volontà è adesso quella di fare giustizia. Lo vuole in primis la vittima del terribile stupro di Villa Bellini, lo vuole il suo ragazzo 17enne, costretto ad assistere impotente alla violenza, lo vuole l’intera società profondamente indignata per l’accaduto. Soltanto 13 anni, poco più di una bambina ma stando all’impressione ricavata da un investigatore molto più matura dell’età che ha. Lo si evince dalle stesse dichiarazioni, volte a non accusare persone innocenti. “Io ho visto soltanto tre di loro: due mi hanno violentata, l’altro guardava, ma il mio ragazzo li ha visti tutti”. Poche parole, con negli occhi le immagini concitate e per questo confuse di quei terribili attimi. “Voglio solo sia fatta giustizia”.

Aiuto dalle telecamere dei locali pubblici

Ed ecco dunque che hanno inizio, sia su piattaforme online che in presenza, le udienze di convalida dei fermi dei sette egiziani indagati per la violenza sessuale di gruppo. Tutto ciò in un contesto teso, caratterizzato dall’esposizione, davanti il Palazzo di giustizia, di due striscioni: “Femminestorie”, “Sham officine coordinamento contro la violenza e contro il femminicidio” “Fright diritti senza confini”. Tra le certezze il fatto che sia stata confermata l’origine nordafricana degli imputati, mentre nessun ausilio è giunto dalle telecamere presenti a Villa Bellini perchè non erano ancora attive. Motivo per cui si indaga cercando di sfruttare le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza dei locali pubblici della zona.

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Social in aiuto

Altro importante step investigativo riguarda lo screening nelle comunità di accoglienza dove sono stati convocati egiziani di quella fascia di età. A parlare è uno di loro che, mostrando segnali di pentimento per l’accaduto fa il nome di due. E poi l’ausilio dei social, con i contatti su tik tok utili a riavvolgere il filo della matassa onde risalire a tutti e sette i nomi degli indagati. Chiaramente, oltre a quella della giovanissima vittima dello stupro, fondamentale la testimonianza del fidanzato 17enne, ancora più attendibile perchè, nonostante sotto choc, meno coinvolto.

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