Istituto di ricerca Demoskopika: tra giugno e settembre si stimano 68 milioni di arrivi, di cui quasi 3 milioni nell’Isola. Per la nostra regione si ipotizza un +3,5% di arrivi rispetto al 2022
Sarà una ottima estate, quella del 2023, per il turismo italiano. Lo sarà anche per la Sicilia, ma purtroppo non tale da permettere alla regione di rimanere nelle scia delle migliori realtà italiane. Secondo l’istituto di ricerca Demoskopika per il periodo giugno-settembre del 2023, i flussi in Italia potrebbero generare una spesa turistica pari a 45,9 miliardi di euro con una variazione in crescita del 5,4% rispetto all’anno precedente. In totale saranno oltre 68 milioni gli arrivi, e quasi 267 milioni le presenze, con una variazione percentuale, rispetto al 2022, rispettivamente del 4,3% e del 3,2%.
La Sicilia mostra numeri importanti: saranno quasi 3 milioni gli arrivi (conteggio dei singoli turisti) e 9 milioni e mezzo le presenze (numero di notti di permanenza). Rispetto al 2022 la crescita c’è ma è più limitata rispetto alla media nazionale, e si ferma al 3,5% per quanto riguarda gli arrivi e al 3,1% per quanto riguarda le presenze. Le regioni che trascinano la classifica sono il Molise, che sale in arrivi del 7,3%, e in presenze del 12,4%; la Campania, che sale in arrivi del 6,6%, e in presenze del 4,1%, e il Trentino Alto Adige, con aumenti nelle due categorie del 6% e del 4,8%. A crescita praticamente pari a zero, invece, l’Umbria, e l’Abruzzo, che nonostante gli arrivi aumentino dell’0,2%, vede le presenze salire del 3,4%.
Il problema per la Sicilia si ripropone ancora più importante quando si va a vedere quale sia la spesa turistica per regione stimata per il 2023.
La Sicilia passa da 2.105.899.284 euro nel 2022 a 2.132.927.178 euro nel 2023, con un aumento di appena l’1,3%, contro un aumento medio nazionale del 5,4%. Con questi numeri, l’Isola si trova in fondo alla classifica delle regioni, insieme alla Sardegna. Niente a che vedere con gli incrementi registrati dalla Basilicata che, si stima, aumenterà i propri introiti in un anno del 22,2%.
Ottima crescita anche nelle Marche, in positivo dell’11,9, e la Valle d’Aosta, all’11,7%. Buona parte delle regioni italiane si trova al di sopra della media nazionale, segnalando una ottima ripresa del settore dopo la pandemia, che ha limitato moltissimo gli spostamenti sia di vicinanza che dall’estero.
L’andamento previsionale segnerebbe una tendenza al “sorpasso”, non per tutti i sistemi turistici regionali, anche rispetto al 2019 con un incremento sia degli arrivi (+3,7%) che dei pernottamenti (+2,6%). A pesare maggiormente nell’andamento a rialzo dei flussi turistici la componente estera: sono previsti 35,3 milioni di arrivi, registrando un balzo in avanti del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente a fronte di 32,7 milioni di turisti italiani con un incremento dell’1,9%; sul versante delle presenze, invece, il contributo al rialzo è pressoché identico, con 131,5 milioni di pernottamenti dall’estero, pari ad un 3,2% in più rispetto al 3,3% della quota del mercato autoctono generato da 135,4 milioni di pernottamenti.
Ancora, l’analisi storica dei flussi turistici evidenzia che il periodo giugno-settembre del 2023 dovrebbe caratterizzarsi per il maggior numero di arrivi sia rispetto al periodo pre-pandemico del 2019 (+3,7% di arrivi e + 2,6% di presenze) e sia, addirittura, dal 2000 (+71,9% di arrivi e + 26,2% di presenze).
“Al netto di scenari inclusi nei previsti margini di errore – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio –, si potrebbe registrare il valore più alto, dal 2000 ad oggi, sia degli arrivi che delle presenze. Adesso il governo continui nell’azione di ripresa del turismo offrendo una visione maggiormente sistemica alla programmazione turistica per i prossimi anni, ad oggi, ancorata prioritariamente alle sole imprese e insufficientemente a territori e mercati. Una carenza di visione che si potrebbe ripercuotere negativamente nei prossimi anni sulle imprese stesse”.