Secondo il tycoon “mettere il confine in sicurezza è facile: basta chiuderlo"
RICHMOND (VA) – Tiene ancora banco negli Stati Uniti il tema immigrazione, con il presidente Joe Biden che nell’ultimo decreto ha imposto una stretta che consente il respingimento dei migranti senza dare loro la possibilità di fare richiesta d’asilo nei casi in cui venga superato il numero dei 2500 ingressi giornalieri. L’amministrazione Biden è consapevole che il tema è destinato a giocare un ruolo centrale in vista di Usa 2024.
Si tratta della decisione più drastica presa fino ad adesso nella storia dell’Unione da un presidente democratico. Tuttavia Biden ha sottolineato che l’immigrazione è un bene vitale: “Non dirò mai che i migranti avvelenano il sangue americano”. Una frase che fa riferimento a quanto dichiarato negli ultimi mesi dal rivale repubblicano Donald Trump.
Usa 2024, Trump: “Il decreto sui migranti non fermerà l’invasione”
L’ex presidente ha criticato il decreto messo in atto da Biden, dichiarando che non servirà a fermare l’invasione, ma che, al contrario, contribuirà a peggiorarla. Ovviamente nella sua replica il tycoon non si risparmiato dall’avere ancora una volta dei toni molto duri nei confronti di Biden, definendolo per l’ennesima volta “il peggior presidente della storia americana”.
Secondo Trump “mettere il confine in sicurezza è facile: basta chiuderlo”. Il magnate ha ribadito ancora una volta che il tema sarà una priorità nel caso in cui dovesse essere eletto a novembre: “Il primo giorno chiuderò il confine e fermerò l’invasione e manderò a casa loro gli immigrati illegali di Joe Biden”.
Usa 2024, primarie senza pathos
Intanto la fase delle primarie si è ufficialmente conclusa con i voti in Montana, New Jersey, New Mexico, South Dakota e Washington. Una chiusura che si potrebbe definire “da calendario”, dato che di fatto sia Trump che Biden erano rimasti senza rivali da almeno tre mesi e avevano già raggiunto da tempo la certezza matematica della nomination nei loro rispettivi partiti.
Usa 2024, il processo ad Hunter Biden
Ulteriore elemento aggiuntivo di questa campagna elettorale è il processo ad Hunter Biden, figlio del presidente, accusato di aver acquistato e posseduto un’arma nonostante fosse dipendente dalla droga al momento dei fatti. Il processo ha avuto inizio nel Delaware con le dichiarazioni di apertura. L’accusa sostiene che “nessuno è al di sopra della legge”, la difesa risponde ribadendo che “la pistola non è mai stata carica”.
Hunter Biden nel mese di settembre è atteso per un ulteriore processo per evasione fiscale in California. Le vicende giudiziarie del figlio del presidente sono state oggetto di numerose strumentalizzazioni da parte dei repubblicani, che cercano di difendersi politicamente dalle accuse dei democratici legate alla scelta di Trump di voler proseguire la sua corsa alla Casa Bianca nonostante il verdetto di condanna nel processo a New York.
Le scorie della condanna di Trump a New York
Proprio la condanna del magnate è un tema che gioca ancora un ruolo centrale in chiave elezioni, sia perché gli ultimi sondaggi, risalenti ad un periodo successivo al verdetto dei 12 giurati, dimostrano un calo nelle preferenze per il magnate in favore del rivale democratico Biden, sia perché i legali del tycoon hanno chiesto al giudice del processo Juan M. Merchan, chiamato a pronunciare la sua sentenza l’11 luglio, di rimuovere i limiti ai commenti che l’ex presidente può fare sui protagonisti dei processo.