L’usura fa strage di piccoli imprenditori - QdS

L’usura fa strage di piccoli imprenditori

Carlo Alberto Tregua

L’usura fa strage di piccoli imprenditori

sabato 28 Maggio 2022

Denunziare per essere assistiti

Vi è un fenomeno criminoso, sotterraneo, che circola silente, ma che fa molto danno: si tratta dell’usura, cioè chi fa prestiti con tassi enormi.
Chi si trova in condizioni finanziarie critiche ritiene di risolvere i suoi problemi chiedendo un prestito a questi malfattori, ovviamente dopo avere avuto un rifiuto da parte delle banche. Ottengono il prestito richiesto, ma poi devono restituire l’importo moltiplicato per enne volte ed in tempi brucianti.

Questo meccanismo non può che distruggere perché nessuno è in condizione di restituire somme raddoppiate. Cosicché la corda continua a stringersi ed a strangolare, fino a portare ad una sorta di asfissia finanziaria, che spesso si trasforma tragicamente in altre circostanze deprecabili.
Quando vi è uno stato di crisi dell’economia, a soffrirne, oltre che i cittadini, sono tutti i microimprenditori, artigiani di vario tipo, commercianti, ristoratori, baristi ed altri, i quali vivono in una sorta di sottofondo con difficile possibilità di sviluppo.

Nel tempo sono sorte molte associazioni antiracket ed inoltre sono state approvate delle leggi che assistono coloro che denunciano questi casi, con la conseguenza che la situazione va migliorando quando l’economia funziona. Ma quando, invece, le cose vanno male, l’usura si diffonde silenziosa come il venticello della calunnia del Barbiere di Siviglia.

Le Forze dell’Ordine contrastano con ogni mezzo questo fenomeno tragico, però se non vi sono le denunzie è difficile andare a pescare quei cattivi soggetti che continuano a fare prestiti a strozzo, perché non hanno attività sulla strada né appaiono. Sono persone quasi trasparenti o invisibili che vivono nel loro lercio mestiere, a spese di tanti poveri microimprenditori in stato di bisogno.
Ma non basta, in quanto costoro si servono di manovalanza delinquenziale per ottenere dai loro debitori la restituzione dell’importo prestato, ovviamente maggiorato degli interessi usurari.
Chi non paga riceve minacce per sé e per la propria famiglia e, tuttavia, non denuncia, forse perché impaurito, non rendendosi conto che il silenzio peggiora la situazione.

La soluzione di fondo a questo stato di crisi, che maggiormente imperversa nella nostra Isola, è un miglioramento generale dell’economia, che consenta anche ai microimprenditori di ritagliarsi una fetta di lavori remunerativi per sbarcare il lunario accettabilmente.

Chi è entrato nel vortice dell’usura, però, non può uscirsene in ogni caso lavorando: deve denunziare. In tal modo non solo attinge a risorse finanziarie, ma anche ottiene una protezione per sé e per i propri familiari, protezione indispensabile perché il rischio materiale esiste e non può essere cancellato con il silenzio.

In Sicilia, il numero dei poveri ufficiali aumenta, però esso nasconde una rete di lavoro in nero, stimolato dal Reddito di Cittadinanza. Sentiamo da più parti tanti imprenditori che cercano personale e sentono rifiuti perché non vogliono essere incardinati in un rapporto di lavoro regolare poiché, così facendo, perderebbero l’importo che lo Stato gli accredita ogni mese nella carta di credito.

Il Governo che promuove le leggi ed il Parlamento che le approva dovrebbero avere la competenza e la sapienza di comprendere l’effetto di queste leggi. È vero che esiste il brocardo dura lex, sed lex, ma è anche vero che, come sosteneva Sandro Pertini, quando una legge è iniqua, il cittadino ha il dovere etico di non osservarla, anzi di contrastarla.

Ma in questo caso nessuno ha interesse a non osservare questa legge perché è pro-cittadini. Solo una parte di essi si trova in stato di vero bisogno; l’altra parte gode il nullafare, sopravvivendo, seppur con un importo modesto.

L’usura, dunque, è un cancro che moltiplica le proprie cellule nel tessuto sociale e che perciò stesso va combattuto con le apposite medicine chemioterapiche, che prima abbiamo descritto.

È vero che il microimprenditore deve avere il coraggio di denunziare, ma è anche vero che le istituzioni devono approntare i luoghi giusti perché questo fenomeno non si estenda e non conduca all’esasperazione – o ad altre conseguenze peggiori – di chi si trova in stato di grande difficoltà.

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