Uva da tavola, aggregazione e qualità per superare la crisi - QdS

Uva da tavola, aggregazione e qualità per superare la crisi

Uva da tavola, aggregazione e qualità per superare la crisi

Biagio Tinghino  |
mercoledì 17 Aprile 2024

A Canicattì un convegno con i tre consorzi “Igp” per analizzare le criticità e trovare le soluzioni. Novello (Gruppo di contatto Uva): “L’Italia negli ultimi vent’anni ha perso un terzo delle estensioni”

Canicattì (AG) – Si è tenuto un convegno dal titolo “Uva da tavola, cambiamenti e sinergie” voluto e organizzato dall’Associazione siciliana “Uva da tavola”, presieduta da Vincenzo Di Piazza, che ha visto, per la prima volta in Italia, la copresenza dei tre Consorzi di uva da tavola Igp (Puglia, Mazzarrone e Canicattì) in un incontro pubblico di confronto e collaborazione. È stata l’occasione per discutere sulle questioni più attuali per il comparto: la necessità di produrre uva di alta qualità, l’innovazione varietale in atto, l’aggregazione, il valore del prodotto a marchio Igp nel posizionamento a scaffale, l’armonizzazione tra mezzi di difesa e produzioni sostenibili.

“Lo scopo dell’evento – ha detto Di Piazza – era quello di provare ad affrontare i problemi del comparto in maniera sinergica, dalla produzione alla commercializzazione, con il coinvolgimento dei Consorzi Igp, del retail, dei soggetti che orientano le politiche agrarie su scala europea come il Gruppo di Contatto, ma anche con i promotori di una nuova visione del settore come la Cut (Commissione Uva da Tavola). Coinvolgere i principali attori della filiera italiana si è rivelato un successo e ha riscosso l’apprezzamento di tutti gli operatori presenti”.

Michele La Porta, presidente dell’IGP Puglia, ha messo in evidenza il fattore aggregativo del consorzio con il conseguente valore aggiunto in fase di commercializzazione del prodotto. “L’impatto delle varietà senza semi è sempre più significativo – ha detto dal canto suo La Porta – e la Puglia segue la tendenza con produzioni che vogliono raccogliere questa sfida. È in corso una modifica del disciplinare del Consorzio che permetterà di inserire le uve seedless tra le produzioni a marchio. Quel che deve preoccupare è che, nel carrello della spesa, l’ortofrutta non eccelle e affoga tra le commodity. Negli ultimi 10 anni, inoltre, i consumi domestici in Italia hanno perso il 25%, riducendosi a 6 milioni di tonnellate e continuano a flettere perché gli under 30 non mangiano frutta e verdura”.
“Nel confronto tra Puglia e Sicilia, la superficie di biologico in Puglia è più rappresentativa, sul totale, rispetto a quella siciliana. In Puglia prevalgono le cultivar rosse e nere rispetto alla Sicilia; in entrambe le regioni rimane nettamente maggioritaria la quota delle uve bianche, dovuta alla diffusione delle varietà Italia e Victoria (in particolar modo in Sicilia) e di Autumn Crisp e Regal Seedless (soprattutto in Puglia)”, ha concluso La Porta.

Gianni Raniolo, presidente del Consorzio di Mazzarrone Igp, ha chiarito come il territorio di sua pertinenza si stia muovendo, anch’esso, nella direzione di un cambiamento varietale verso le apirene, pur preservando le uve tradizionali che però non possono più prescindere da standard qualitativi che devono migliorare. “Bisogna seguire le tendenze del consumo per stare al passo con i tempi – ha sottolineato Raniolo -. Mantenere a tutti i costi logiche tradizionaliste può rivelarsi un boomerang”.

Il presidente dell’Igp di Canicattì, Marsello Lo Sardo, ha evidenziato che, nonostante sia stato eletto appena a giugno 2023, il Consorzio ha avuto un’accelerazione nell’attività di promozione del prodotto, con diverse iniziative consumer-oriented locali e in Lombardia, ma anche con una presenza a eventi business come Fruit Logistica. A coadiuvarlo c’era Giovanni Giglia, vicepresidente del Consorzio, il quale ha annunciato una modifica radicale allo statuto, che permetterà di accedere a importanti fondi pubblici fin qui preclusi.

Il convegno ha visto gli interventi programmati, moderati dal giornalista Gaetano Piccione, a iniziare da Salvatore Novello, componente del Gruppo di Contatto Uva, il quale ha evidenziato come le tendenze registrate nell’ultimo incontro tra Portogallo, Spagna, Francia e Italia non si concentrino sulla questione “seedless sì, o seedless no”.

“Il distinguo nel consumo, ferma restando l’inevitabile crescita delle senza semi si orienta sempre più verso una segmentazione del prodotto che ai primi posti contempla gusto, forma e colore dell’acino – ha rivelato Novello -. E se la Spagna ha raddoppiato le superfici destinate a uva da mensa in pochissimi anni, passando da 7.000 a 14.000 ettari circa, l’Italia negli ultimi 20 anni ha perso un terzo delle estensioni, passando da 60.000 a 40.000 ettari. Conforta la prospettiva che la tendenza verso le cultivar apirene possa far recuperare in parte le superfici, grazie a un know how nella viticoltura che è molto radicato, in Italia, come probabilmente da nessun’altra parte”.

Salvatore Ventura, buyer dell’insegna Conad, ha rilevato la difficoltà di assecondare proposte commerciali da aziende non strutturate. “Aggregatevi in qualsiasi forma, in cooperativa, in Op, in Aop, ai Consorzi Igp – ha sollecitato Ventura -. La distribuzione organizzata ha bisogno di interlocutori che garantiscano forniture di qualità e continuative, perché il pericolo più grande per noi sono le rotture di stock. Il fattore qualitativo, nel rispetto dei disciplinari sull’impiego dei fitofarmaci, è determinante, e in questo le produzioni siciliane e pugliesi sono ormai consolidate, con residui spesso inferiori di oltre il 50% rispetto ai dettami di legge, ma c’è ancora tanto da fare”.

Si è pure parlato di protezione delle colture attraverso soluzioni innovative, efficaci e sostenibili. “Ci avvaliamo di dati satellitari per vigilare sulla salute delle coltivazioni in campo – ha detto Maria Elena Porto, Customer Technical Specialist South Italy di Corteva Agriscience -. La nostra attività si basa, tra le altre cose, sullo studio in campo, mediante l’analisi fogliare e del suolo”.

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