L’ultima campagna di scavi, si concluderà il prossimo 30 giugno.
Storici, scrittori, archeologi, si sono interessati alla ricerca dell’antico teatro ellenistico della Valle dei templi, che per diversi secoli, nessuno sapeva se fosse mai effettivamente esistito. Nel settembre 2016, venne rinvenuto un elemento architettonico, una struttura in calcare: si trattava di un gradone della cavea superiore di un teatro. Finalmente, il teatro greco di Akragas era stato riportato, anche se non del tutto, alla luce grazie al lavoro degli archeologici.
L’ultima campagna di scavi
E tante sorprese sono emerse dall’ultima campagna di scavi, che si concluderà domani 30 giugno, che ha visto un centinaio di archeologi, studenti delle Università di Catania e del Politecnico di Bari, e di tanti volontari, che hanno dato risultati di straordinario interesse per la conoscenza della storia dell’area, soprattutto per le fasi precedenti la costruzione dell’edificio teatrale e per quelle successive al suo abbandono.
Teatro di Akragas: il bilancio delle attività
Nella sede del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, il direttore Roberto Sciarratta e i direttori scientifici degli scavi, i professori Luigi Caliò e Antonello Fino, rispettivamente delle università di Catania e Bari hanno tracciato un bilancio delle attività svolte. “Un’area che non smette di stupirci“, dichiara Roberto Sciarratta direttore del Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento. “Questo testimonia che il lavoro fatto dà risultati meravigliosi, con nuove scoperte. Non ci fermiamo e attendiamo il finanziamento da un milione di euro ma siamo pronti a mettere a disposizione le risorse dell’Ente per allargare la platea dello scavo.”
Fra le scoperte più eclatanti, il rinvenimento dei resti di un complesso di edifici dedicati al culto databile a partire dal VI secolo dopo Cristo che presenta dei pavimenti a mosaico. Durante gli scavi, sono emersi anche i sedili del teatro, scoperta che consente agli archeologici di avere un quadro più chiaro sulla morfologia planimetrica della struttura classica.
“L’area del teatro si configura come un palinsesto pluristratificato che vede avvicendarsi differenti funzioni in un arco cronologico che questa missione ha permesso di precisare, riconoscendo fasi di occupazione che vanno dal VI secolo a.C fino all’epoca tardoantica”, dichiara Luigi Maria Caliò professore dell’Università di Catania.
Più complessa invece è la situazione dell’area ad Ovest sono state messe in luce una serie di strutture monumentali legate alla gestione dell’acqua con elementi che portano al riconoscimento di una grande fontana pubblica.
“Un lavoro di sinergia, di collaborazione e di tanto impegno da parte degli archeologici che, come dichiara Antonello Fino del Politecnico di Bari, c’ha permesso una lettura complessiva della città antica e delle sue strutture monumentali che ampliano notevolmente i limiti cronologici della vita pubblica di un contesto urbano che non smette di restituire dati preziosi per la sua comprensione”.
Irene Milisenda