Vendemmia, un’ostica annata ma ottima - QdS

Vendemmia, un’ostica annata ma ottima

redazione

Vendemmia, un’ostica annata ma ottima

Antonio Schembri  |
martedì 26 Settembre 2023

In Sicilia previsto un calo della produzione tra il 20 e il 50%, con il picco dell’80% in alcuni vigneti a Salina

PALERMO – Da archiviare. Anzi, da dimenticare. È così che agronomi, enologi e produttori siciliani bollano la vendemmia che si sta concludendo nei vigneti dell’isola. Una delle più difficili annate degli ultimi decenni, per via dell’imprevista alternanza delle condizioni climatiche. Da un lato gli oltre 150 millimetri di pioggia caduti durante la fioritura; dall’altro, le conseguenze delle forti raffiche di vento caldo che, a fine primavera hanno sì favorito una vegetazione vigorosa delle viti, ma hanno anche causato l’insorgenza di fitopatie come la peronospora, che ha defoliato soprattutto quelli autoctoni. A aggravare i danni, poi, l’ondata record di afa a luglio, che ha letteralmente bruciato quintali di grappoli.

Nel 2023 diminuiscono del 30% gli ettolitri prodotti

Le stime diffuse nei giorni scorsi dall’’Osservatorio di Assoenologi, in collaborazione con Ismea e Unione italiana vini (Uiv), indicano che a fronte degli oltre 3milioni e mezzo di ettolitri totalizzati nel 2022 (fonte Agea), il dato quantitativo di quest’anno si attesta su 2 milioni e 460mila ettolitri. Ossia, il 30% in meno. Dato severo anche in rapporto a quello nazionale, che indica un calo pari al – 12 per cento. “Le piogge di maggio e giugno hanno favorito l’insorgenza di peronospora, danneggiando, sia una parte di viticoltori in biologico sia i produttori con metodo convenzionale che hanno tardato a sventare l’attacco del fungo con trattamenti preventivi a base di rame – spiega Tonino Guzzo, enologo di diverse cantine siciliane -. Chi, tra questi ultimi, ha fatto in tempo a proteggere il vigneto riuscirà a non rimediare grandi danni; per gli altri, però, la batosta attesa, si sostanzia in almeno il 40% di calo produttivo. Un dato trasversale, dall’occidente siciliano alle alture vulcaniche dell’Etna, dove la vendemmia si concluderà non oltre la metà di ottobre, con un largo anticipo quindi sulle normali tempistiche dei vigneti attivi sulle spalle del vulcano, dove, in situazioni di normalità climatica, la raccolta si conclude anche a novembre inoltrato”.

Peronospora killer anche alle Isole Eolie

Peronospora killer anche alle Isole Eolie, patria del vino Malvasia, e sede, tra Salina, Lipari e Vulcano di 12 aziende vitivinicole. “Seppur a comunque a macchia di leopardo, il calo del raccolto è stato pesante, tra un -25% per le aziende meno danneggiate all’80%, soprattutto per alcune cantine ubicate a Malfa, il territorio di Salina tradizionalmente più vocato alla produzione del vino dolce locale e da qualche anno anche a quella dei bianchi secchi”, riporta Mauro Pollastri, presidente del consorzio Malvasia Doc e titolare dell’azienda Punta Aria, sull’isola di Vulcano.

Crescita del livello qualitativo

È, però, un dato certo la crescita del livello qualitativo di quest’ultima vendemmia. Lo confermano i dati del gruppo Settesoli – Mandrarossa: “Questa vendemmia è stata la più scarsa in termini di quantità degli ultimi 27 anni: abbiamo raccolto circa 285mila quintali di uva, un riscontro peggiore del 2020, un’annata che consideravamo da record negativo, quando ne lavorammo 375mila quintali – dice Mimmo De Gregorio, enologo dell’azienda con base a Menfi -. Però il rovescio della medaglia è che questa è stata la migliore delle ultime 10 vendemmie in termini di basi aromatiche per il vino che ne deriverà, grazie all’ottimale maturazione delle uve che hanno sono riuscite a resistere al gran caldo. Un risultato ottenuto in larga parte grazie all’irrigazione di soccorso”.

Sempre a detta degli enologi, i vitigni che hanno sofferto di più sono quelli a maturazione precoce, dal moscato bianco e quello di Alessandria (lo zibibbo) con il 50% di calo tra le vigne delle Settesoli, il pinot grigio e il grillo; tra i rossi, la débâcle maggiore l’hanno fatto registrare il merlot (riduzione di poco inferiore al 50%), il nero d’Avola (-43%) e il syrah (-40%). “La migliore qualità delle uve – riprende De Gregorio – darà però ottimi risultati specialmente tra i vini bianchi come il grillo, il sauvignon e lo chardonnay; tra i rossi, le attese si concentrano soprattutto sul nero d’avola e il petit verdot”.

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