Verissimo, Filippo Bisciglia: "Da bambino ho avuto il morbo di Perthes: non potevo camminare"

Verissimo, Filippo Bisciglia: “Da bambino ho avuto il morbo di Perthes: non potevo camminare”

Daniele D'Alessandro

Verissimo, Filippo Bisciglia: “Da bambino ho avuto il morbo di Perthes: non potevo camminare”

Redazione  |
domenica 21 Maggio 2023

Il conduttore si è raccontato ai microfoni di Silvia Toffanin: le rivelazioni sulla malattia

Il conduttore televisivo Filippo Bisciglia si è raccontato a cuore aperto a “Verissimo”, ospite di Silvia Toffanin.

L’ex concorrente del Grande Fratello si è soffermato sulla malattia che da bambino lo ha costretto a trascorrere ben due anni senza poter camminare. “Mamma e papà hanno sempre lavorato, perciò da piccolo stavo con i nonni – esordisce Bisciglia – Purtroppo sono stato fermo due anni per una malattia che ho avuto, il morbo di Perthes. All’epoca questa cosa non si operava e se sono guarito devo ringraziare il professor Milella, un ortopedico che sperimentò una nuova cura”.

La ripresa di Bisciglia passa dunque dai due anni trascorsi senza la possibilità di poter camminare, un periodo del quale non ha alcun ricordo: “Questa cosa è stranissima, perché mi torna in mente solo una scena in cui ho le gambe entrambe ingessate, con una stecca in mezzo, insieme a mia cugina Manuela a mangiare bruscolini”.

FIlippo Bisciglia: “La malattia mi ha segnato: ho trovato una forza che uso anche da adulto”

Il racconto a Silvia Toffanin prosegue rievocando la tavola di legno con delle rotelle che il nonno aveva costruito per portarlo in giro per casa, fino a tutte le fotografie di quel periodo che la madre del conduttore ha preferito gettare via in maniera definitiva. “Ne ho trovata solo una – ha aggiunto strappando un sorriso agli spettatori in studio – Io sono tifoso della Lazio e non so perché in quello scatto sono su un’altalena con la maglietta della Roma. Allora ho buttato anche quella”.

Filippo Bisciglia ha poi concluso: “Secondo me quella cosa, quando ero piccolo, mi ha segnato. Veder giocare gli altri bambini e vederli correre, mentre io ero fermo mi ha dato una forza che poi sto usando anche adesso. Da piccolino avrei voluto giocare a calcio ma non potevo per i problemi all’anca, perciò ho iniziato con il tennis e non perdevo una partita perché avevo questa voglia di vincere e dimostrare che ce l’avevo fatta”.

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