Il Pil italiano, in valori assoluti, non subirà l’incremento più alto in Ue e non riuscirà a superare e nemmeno ad eguagliare i risultati registrati nel 2019: mancano all’appello 37 miliardi
Germania, Francia, Italia e Spagna nel 2021 dovrebbero rappresentare il 62,9% del Pil dell’Ue-27. Un Pil che secondo le stime di crescita del 5% sul Pil 2020 dovrebbe toccare quota 14.063 miliardi di euro riuscendo a superare leggermente il risultato ottenuto nel 2019, l’ultimo pre-pandemia, e a recuperare il crollo del 2020.
La crescita del Pil 2021 italiano dovrebbe attestarsi sul +6,3% quest’anno e sul +4,7% nel 2022: lo certifica l’Istat che conferma le stime dell’Ocse per l’Italia. Un risultato importante che in termini assoluti vale 104 miliardi di euro in più rispetto al 2020, contro i 150 della Francia che sta crescendo del 6,5% e i 91 della Germania, che (nonostante la crescita del 2,7%) può contare su un Pil 2020 pari a 3.368 miliardi di euro, dunque molto più sostanzioso di quello degli altri Paesi Ue (vedi tabella).
La crescita della ricchezza prodotta in Italia è stata salutata da un grande clamore mediatico. Ma, come spesso succede, spesso ci si ferma alle percentuali senza soffermarsi su un’attenta analisi dei dati in valore assoluto che “si nascondono” dietro le percentuali.
A ben vedere, infatti, il Pil 2021 italiano, in valori assoluti, non subirà l’incremento più alto in Ue e non riuscirà a superare e nemmeno ad eguagliare i risultati registrati nel 2019: mancano all’appello 37 miliardi di euro, ma ci siamo quasi.
La Spagna passerà dai 1.122 miliardi di euro di Pil del 2020 a 1.174 nel 2021, un incremento di 52 miliardi con una crescita del 4,6%.
Rispetto alle previsioni estive pubblicate lo scorso 7 luglio si registra un miglioramento delle aspettative sull’economia italiana nelle previsioni economiche autunnali della Commissione europea. Le precedenti tabelle della Commissione prevedevano infatti una crescita pari al 5 per cento per l’anno in corso e del 4,2 per cento per il 2022. In Italia, il rapporto debito pubblico Pil è destinato a diminuire dal 155,6 per cento nel 2020 al 151 per cento nel 2023, grazie alla ripresa economica; si legge nelle previsioni, dopo essere salito al 9,6 per cento del Pil nel 2020, il disavanzo nominale dell’Italia dovrebbe diminuire marginalmente al 9,4 per cento nel 2021. L’agenzia di rating Fitch ha alzato di recente il rating dell’Italia a ‘BBB’ da ‘BBB-’.
Ricordiamo che nel 2019 i tassi di crescita annui più elevati per il Pil reale sono stati registrati in Irlanda (5,6%), in Ungheria (4,9%) e a Malta (4,7%), mentre quelli più bassi sono stati osservati in Germania (0,6%) e in Italia (0,3%). Il nostro Paese, dunque, rialza la china dopo i risultati modesti del 2019 e un crollo dell’8% Pil nel 2020; quasi 9% secondo altre stime.
Guardando al nuovo anno, l’economia dei ventisette Paesi Ue dovrebbe crescere del 4,3 per cento nel 2022 e del 2,5 per cento nel 2023. Le previsioni sono migliorate di qualche decimale rispetto a quelle estive pubblicate lo scorso 7 luglio, quando Bruxelles aveva previsto una crescita per l’anno in corso pari al 4,8 per cento e del 4,5 per cento per l’anno successivo. Le previsioni autunnali segnano ribassi nelle stime di crescita della Germania e della Spagna, mentre per la Francia è previsto un miglioramento. La Germania crescerà del 2,7 per cento nel 2021 e del 4,6 per cento nel 2022.
Le precedenti stime pubblicate a inizio luglio davano l’economia tedesca in crescita del 3,6 per cento nell’anno in corso. Stime riviste al ribasso anche per la Spagna, che nel 2021 dovrebbe crescere solo del 4,6 per cento rispetto al 6,2 per cento previsto a luglio. Migliora invece la stima relativa al Pil francese, che crescerà nel 2021 del 6,5 per cento rispetto al 6 per cento netto previsto a luglio.
Paolo Capone (Ugl): “Crescita del Pil? Non abbassare la guardia”
“La crescita del Pil italiano nel 2021 e i primi segnali di ripresa economica non possono indurre ad abbassare la guardia”. Lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito alle misure necessarie per rilanciare l’occupazione e colmare il gap economico Nord-Sud.
“Nonostante tali indicatori – prosegue il leader dell’Ugl – preoccupa una perdurante crisi del mercato del lavoro come pure l’aumento del gap occupazionale Nord-Sud. In tal senso, è più che mai urgente accelerare le riforme indispensabili per attuare i progetti delineati dal Pnrr che stanzia il 40% dei fondi a sostegno delle regioni del Mezzogiorno. Un’opportunità unica per ridurre il divario infrastrutturale e incrementare la produttività nel Meridione. Tali risorse, unitamente a quelle previste dal Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale rappresentano un’occasione storica per migliorare la rete dei servizi pubblici di base a partire dalla scuola e dalla sanità. È fondamentale, pertanto, investire nel capitale umano attraverso politiche attive del lavoro e programmi di formazione diretti ad incentivare l’assunzione dei giovani”.
L’ottimismo di Carlo Bonomi (Confindustria): “Fase fortemente espansiva dell’economia italiana”
“Siamo nel pieno di una fase fortemente espansiva della nostra economia, rispetto alla quale nessuno fino al 2019, e ancor meno nel 2020, si sarebbe aspettato che il nostro Paese venisse insignito del titolo di locomotiva della ripresa europea nell’era del Covid”.
Lo ha detto Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, intervenuto ieri con un videomessaggio al convegno “Top 500 Campania – Pnrr, il Sud che verrà”.
“Dobbiamo essere realistici – ha proseguito Bonomi – il Covid ha segnato e continuerà a segnare, non sappiamo ancora per quanto tempo e in che misura, la nostra vita e la nostra economia. Ci auguriamo tutti che la pandemia rallenti e progressivamente declini verso una più accettabile normalità, ma dobbiamo anche dire che abbiamo saputo affrontare e continuiamo a gestire l’emergenza sanitaria meglio di altri grandi Paesi”.
“Potrà suonare strano – ha aggiunto Bonomi – ma questa nostra capacità di resilienza sta rappresentando anche un’effettiva straordinaria leva competitiva. Ma non è e non potrebbe essere questo il solo motivo per cui il nostro Paese sta crescendo e potrebbe continuare a crescere più degli altri in questi anni segnati dalla pandemia. L’altro motivo è che stiamo crescendo e possiamo crescere meglio degli altri: le previsioni a breve della nostra economia sono molto favorevoli, secondo l’Istat nel 2021 il Pil crescerà almeno del 6,3% e nel 2022 del 4,7%. Anche l’occupazione sta recuperando rapidamente con un aumento del 6,1% nel 2021 e del 4,1% nel 2022 delle unità di lavoro. Questa ripresa contiene due misure fondamentali avviate prima della pandemia e ulteriormente rafforzate nel Pnrr: il 4.0 in manifatturiero e nei servizi e il 110% nelle costruzioni, con tutte le declinazioni di innovazione tecnologica e professionale nella produzione e di sostenibilità e resilienza nell’edilizia”.