Il tema della manifestazione di quest’anno è stato “I Dialoghi”
Il mese di ottobre appena trascorso ha visto svolgersi la XXII Giornata Europea della Cultura Ebraica, con Padova città capofila. Il tema della manifestazione di quest’anno è stato “I Dialoghi”.
In effetti, argomento più pertinente non poteva essere scelto, giacchè tutta la vita ebraica è imperniata su rapporti di relazione e dialogo. Dialoghi che, in coerenza con lo spirito della manifestazione, sono rivolti a favorire l’incontro ed il confronto tra le culture diverse per arginare tutte le tendenze radicali e di intolleranza, sempre presenti nella nostra vecchia Europa. Quest’anno finalmente la manifestazione si è potuta svolgere di presenza, a differenza dell’anno precedente in cui visite ed incontri si sono svolti solo sul web, così come le stringenti misure, in quel momento vigenti, per contrastare la pandemia, imponevano. Sono state aperte ai visitatori sinagoghe, musei, giudecche, antichi cimiteri ed ogni altro luogo in cui si svolge ed è presente l’impronta della vita ebraica. Da sempre gli ebrei hanno cercato di relazionarsi con le società, in seno alle quali, pur restando numericamente una minoranza, hanno saputo dare un contributo, non indifferente, al progresso civile ed economico. La scelta di Padova, come città capofila, è stato un riconoscimento ai rilevanti meriti di quella comunità locale, sia in campo sociale che culturale. La presenza di una significativa comunità di ebrei nella città veneta risale almeno al milleduecento ed è attestata dall’opera letteraria del medico ebreo Jacob Bonacosa, che tradusse dall’arabo l’imponente raccolta dei Principi generali di Medicina di Averro, filosofo, matematico, giurista e medico musulmano.
La città è stata per secoli, costantemente, accogliente nei confronti degli stranieri, ha offerto migliori condizioni di vita per gli ebrei, consentendo loro di svolgere lavori che altrove erano a loro interdetti, distinguendosi rispetto ad altre città europee. In particolare, nel quattrocento, ha dato modo a molti uomini di cultura di conseguire posti di rilievo nella sua amministrazione, ricoprendo anche cariche elettive di grande prestigio. Ciò accadeva in particolar modo nell’Università, che ha, tradizionalmente, accolto numerosi studenti ebrei, con la sola esclusione del periodo del fascismo. Anche la vita in epoca in cui vi era il ghetto era meno gravosa di quanto non accadesse altrove, giacchè la città, anche se aveva isolato gli ebrei, non aveva chiuso definitivamente ogni rapporto con loro. Certamente anche a Padova non mancarono soprusi ed ingiuste persecuzioni. Tanti medici, molti dei quali laureati nella locale università, godevano di ottima fama professionale tra i nobili ed anche in ambienti altolocati cristiani in cui le loro cure venivano richieste abitualmente. I medici che vivevano nel ghetto, anche in occasione della peste del 1630, si prodigarono a prestare le loro cure anche in favore della popolazione non ebraica, nel tentativo di arginare la moria.
Tra i molti illustri cittadini ebrei vissuti a Padova spicca il suo sindaco dei primi anni del secolo scorso, Giacomo Levi Civita, nato il 25 aprile del 1846, stimato avvocato, patriota ardente, garibaldino ed infine anche senatore del Regno d’Italia, la cui storia personale è indissolubilmente legata al recupero al patrimonio pubblico della Cappella degli Scrovegni. Affrescata nei primi anni del trecento da Giotto, è riconosciuto uno dei principali capolavori dell’arte occidentale e raffigura nelle pareti scene della vita di Gesù di Nazareth e della Vergine Maria, mentre nella controfacciata è dipinto un imponente Giudizio Universale. Il comune di Padova, aveva tentato, ripetutamente, ma inutilmente, negli anni di espropriarla, allorché la famiglia Foscari, proprietaria dei locali, aveva deciso di metterli in vendita e tra i probabili acquirenti vi era pure una società straniera. Levi Civita, in quegli anni un giovane e talentuoso avvocato, patrocinò un giudizio nel quale, con grande impegno difensivo, dimostrò che la Cappella sin dalla sua realizzazione era stata destinata alla pubblica fruizione, rendendo così possibile la sua acquisizione al comune ed evitando che restasse un bene accessibile a pochi.
Padova con la sua storia ed i mille Dialoghi aperti ha meritato a pieno titolo di essere città capofila.