Migranti, il quindicenne ivoriano morto forse per setticemia - QdS

Migranti, il quindicenne ivoriano morto forse per setticemia

redazione web

Migranti, il quindicenne ivoriano morto forse per setticemia

sabato 10 Ottobre 2020

Lo dice un primo referto del medico legale che ha eseguito l'autopsia e ha chiesto novanta giorni per depositare la relazione ai pm che indagano sulla morte del giovane. Questo era stato sull'Allegra dopo il salvataggio della Alan Kurdi, ieri sottoposta a fermo amministrativo a Olbia

Una setticemia, un’infezione del sangue, potrebbe essere la causa, secondo un primo referto dell’autopsia eseguita ieri nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, della morte di Abou, il ragazzo ivoriano di quindici anni spirato in ospedale il cinque ottobre scorso dopo la traversata prima sulla Open Arms e poi sulla quarantena trascorsa nella nave Allegra.

Sul corpo, il medico legale Antonella Argo ha riscontrato le cicatrici e i segni di torture presumibilmente subite in Libia.

Per avere dati e riscontri più certi sulle cause della morte serviranno analisi e esami più approfonditi: novanta giorni ha chiesto infatti il medico legale per depositare la relazione ai pubblici ministeri che indagano sulla morte del giovane nell’ospedale Ingrassia di Palermo.

Sulla morte i magistrati della Procura di Palermo hanno aperto un fascicolo dopo che il tutore del migrante minorenne non accompagnato ha presentato un esposto denuncia, assistita dal legale Michele Calantropo.

I magistrati – l’aggiunto Ennio Petrigni e il sostituto Giulia Beux – hanno anche disposto il sequestro della cartella clinica e nei prossimi giorni potrebbero iniziare le audizioni di soggetti coinvolti, come persone informate dei fatti.

Per chiedere giustizia per Abou si è svolta nei giorni scorsi a Palermo una fiaccolata alla quale ha preso parte anche il sindaco Orlando.

Fermo amministrativo per la Alan Kurdi

Intanto proprio la Alan Kurdi, nave della Ong tedesca Sea Eye, è stata sottoposta a un nuovo fermo.

La nave nei giorni scorsi ha attraccato ad Olbia dopo aver soccorso diversi migranti al largo della Libia: l’imbarcazione è stata sottoposta a fermo amministrativo dalla Guardia Costiera al termine di un’ispezione che ha evidenziato una serie di “irregolarità di natura tecnica tali da compromettere” non solo la sicurezza dell’equipaggio ma anche dei migranti che potrebbero essere soccorsi.

Un provvedimento che era già scattato a maggio con la nave ferma nel porto di Palermo: in quell’occasione era stato consentito alla Alan Kurdi di raggiungere un cantiere in Spagna per risolvere le irregolarità che, dice la Guardia Costiera, “alla luce dell’ispezione odierna non risultano ancora rettificate”.

L’ispezione, sottolinea ancora il comando generale, risponde ad una precisa direttiva comunitaria (2009/16/EC) recepita dall’Italia nel 2011 e che riguarda tutte le navi straniere che approdano nei nostri porti e ancoraggi.

Ispezioni ordinarie sono svolte in base ad una periodicità definita da un “profilo di rischio” della nave e ispezioni “supplementari” vengono invece disposte, quando ne ricorrano i presupposti, per esempio, nel caso in cui una nave sia coinvolta in un sinistro marittimo.

Dopo l’attracco ad Olbia e lo sbarco dei migranti, l’equipaggio ha effettuato il periodo di quarantena.

Appena concluso è scattata l’ispezione supplementare “in ragione di una consistenza dei mezzi collettivi ed individuali di salvataggio, certificati dallo Stato di bandiera, per 20 persone, a fronte di un numero notevolmente superiore di persone recuperate a bordo durante la sistematica attività di ricerca e soccorso svolta nel Mediterraneo”.

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