Sicilia, terra di giovani ma aspettativa di vita sotto la media - QdS

Sicilia, terra di giovani ma aspettativa di vita sotto la media

Chiara Borzi

Sicilia, terra di giovani ma aspettativa di vita sotto la media

giovedì 12 Luglio 2012

L’Istat ha pubblicato “Vent’anni di economia e società” sull’andamento demografico italiano. Nella nostra Isola l’età media è di 42 anni ma da noi si muore prima

CATANIA – Il rapporto “Venti anni di economia e società” pubblicato dall’Istat nello scorso mese di maggio rappresenta una delle fonti più interessanti per capire che conformazione ha assunto la nostra società dal 1993 ad oggi.
L’aspetto demografico è uno dei tasti dolenti. La popolazione è numerosa e ormai multietnica ma non gode di buona salute nè si distingue positivamente per fecondità. Va meglio riguardo la media su aspettativa di vita e il dato sulla multiculturalità, ma si richiede un quadro favorevole decisamente più omogeneo.
Secondo l’Istat l’Italia è tra i paesi più vecchi d’Europa. Dopo sei anni l’età media è tornata a salire passando da 43 a 43,7 anni. Al Nord passa a 44, 5 anni, uguale la stima per il Centro ma non quella del Sud, dove si è più giovani, con 41,9 anni. In Sicilia la popolazione ha 42 anni di media. Catania, Ragusa e Caltanissetta sono le province che rispettano la media regionale (41 anni) ma Messina è maglia nera con un’età pari a quella nazionale di 44 anni.
Nel Belpaese si vive tendenzialmente più a lungo. Gli uomini vivono in media 79,4 anni, più di loro le donne, più longeve con una media di 84,5 anni. Le statistiche in dettaglio su quest’aspetto sono molto omogenee: Nord, Centro, Sud e Isole ricalcano o distaccano di un solo punto le stime su indicate. Tuttavia, i dati riguardanti la Sicilia sono, purtroppo, al ribasso:gli uomini nutrono, infatti, una speranza di vita di 78,8 anni, le donne di 83,4. Dal Rapporto dell’Istituto si evince però che dal 1992 a oggi uomini e donne hanno guadagnato rispettivamente 5,4 e 3,9 anni di vita media grazie alla riduzione della mortalità nelle età adulte e senili. Progressi, questi ultimi, che hanno permesso un aumento del numero di residenti in Italia sino a 59 milioni 464 mila, 2 milioni 687 mila in più rispetto al censimento del 1991. L’altra faccia della medaglia della progressione nazionale nasconde un aumento garantito soprattutto dalla crescita degli stranieri residenti nel nostro paese, che, quasi triplicati nell’ultimo decennio, sono oggi 4 milioni 570 mila. Tra di essi le donne sono in maggioranza (2.369.106) rispetto agli uomini (2.201.110) e risiedono più al Nord (2.798.250) che al Sud e nelle Isole, luoghi in cui i residenti stranieri sono appena 618.990. Fa sicuramente un certo effetto pensare che nella sola Milano vivano più della metà degli stranieri che si possono contare in tutta la Sicilia (382.409).
Una simile unione non ha potuto che ripercuotersi fortemente nel nostro tessuto sociale e non stupisce oggi la registrazione di un aumento in Italia della presenza di almeno un genitore straniero nelle famiglie censite sul nostro territorio.
Questa nuova struttura familiare ha sfiorato le 105 mila unità. All’interno della coppia la componente straniera si rintraccia più nella donna (99.312) che nell’uomo (83.543) e al Nord (68.889) e al Centro (23.366) più che al Sud (125.18). A rafforzare il concetto della possibilità di un incremento delle famiglie miste intervengono i dati sulla fecondità delle donne straniere in Italia. Non bisogna dimenticare, infatti, che, a essere preziosi all’interno della numerosa componente straniera residente sul nostro territorio, non sono solo gli uomini ma soprattutto le donne. In Italia continuano a nascere pochi bambini nonostante la lieve ripresa osservata dalla metà degli anni ‘90 e la crisi sia ormai attribuibile ai bassi tassi di fecondità delle donne italiane. Le donne straniere giocano così un ruolo fondamentale perché garantiscono da anni un tasso di natalità più stabile a un’età più precoce.
 
Scendendo nell’analisi dei dettagli, le stime migliori spettano al Nord ma le straniere sono ugualmente indispensabili nel Mezzogiorno. In Sicilia queste partoriscono una media più bassa di bambini (1,7) ma a un’età più giovane rispetto le altre straniere d’Italia (27,55). Tra le province siciliane il primato di fecondità spetta alle straniere residenti a Ragusa e Agrigento, uniche a vantare una media più alta di 2 nati per donna. A loro si avvicina solo Messina (1,90) mentre sono lontane Palermo e Catania.
Al di là delle peculiarità territoriali, le stime delle tre diverse zone del nostro paese sono tutte costantemente in crescita. Una forte testimonianza di questo fenomeno è innanzitutto dato dalle scuole, luoghi in cui oggi studiano i figli delle nuove coppie miste e delle famiglie di stranieri residenti. La scuola diventa segno tangibile dell’integrazione: se, infatti, nell’anno scolastico 1994/1995 sono stati iscritti meno di 44 mila stranieri, nel 2010/2011 siamo arriva a quasi 711 mila, vale a dire 79 su mille.
Sono questi i numeri che permettono di credere in un futuro nazionale totalmente multietnico anche dal punto di vista demografico. Impossibile non immaginare un domani in cui gli italiani del futuro siano rappresentati da coloro che oggi chiamiamo stranieri. Tuttavia, è evidente la mancanza di tramiti istituzionali e sociali con cui valorizzare nell’immediato questa preziosa prospettiva.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017