Sulla Gurs n. 29/12 i criteri per l’assegnazione dei privileges: decreto del 26 giugno dell’assessore Russo, per tre settori specifici. Medicina d’urgenza, Cardiologia, Ostetricia e ginecologia secondo standard internazionali
PALERMO – Non privilegi, ma modi per individuare e valorizzare le competenze: sono questi i privileges di cui tratta il decreto del 26 giugno scorso firmato dall’assessore della Salute Massimo Russo (il testo integrale è stato pubblicato sul QdS di ieri e oggi a pagina 22). L’assessorato ha stabilito così i criteri per l’assegnazione dei “privileges” in tre settori specifici, ovvero Medicina d’urgenza, Cardiologia e Ostetricia e ginecologia.
Si tratta di standard internazionali per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie ed evitare di aumentare i fattori che possano portare a incidenti in questi campi della medicina. L’attribuzione ai medici delle autorizzazioni per poter svolgere una prestazione sanitaria va infatti assegnata secondo dei criteri – ora stabiliti dal decreto – e in modo da premiare il merito e le competenze, fornendo il miglior servizio possibile.
L’attribuzione dei privileges, come recita il decreto, è quindi “il processo da parte di un’organizzazione sanitaria mediante il quale la stessa autorizza un professionista medico ad eseguire determinate prestazioni sanitarie in termini di aree cliniche e contenuti delle prestazioni, sulla base di una valutazione delle credenziali e delle performance del professionista, non può che accrescere la sicurezza dei pazienti”.
Questa procedura si sviluppa nell’ambito del progetto “Patient Safety & Emergency Department”, che ha definito un programma operativo costituendo un gruppo di lavoro regionale composto da rappresentanti dell’assessorato, delle direzioni sanitarie aziendali, delle direzioni mediche di presidio, degli uffici del personale, delle società scientifiche e da consulenti Jci.
Da ora, entrando in vigore il decreto assessoriale, ogni struttura ospedaliera pubblica e privata accreditata dovrà effettuare il processo di conferimento dei privileges.
Come si debba svolgere la trafila lo stabilisce la “guida” annessa al decreto. Per cominciare, si tratta di un processo partecipativo, cioè prevede sì una valutazione da parte di un dirigente o responsabile, ma anche e soprattutto l’autovalutazione di ogni medico. Intanto, va costituito per ogni unità operativa un gruppo di lavoro aziendale multidisciplinare, che comprenda la direzione sanitaria, le direzioni mediche di presidio, l’unità operativa della qualità, la funzione per la gestione del rischio clinico, gli uffici del personale, l’ufficio per la formazione e i responsabili di U.O. delle tre discipline coinvolte.
Dopo la formazione sui privileges, ogni professionista deve autovalutarsi con una scheda regionale. Il momento dell’assegnazione è preceduto da un colloquio durante il quale viene spiegato al dirigente medico il razionale dell’assegnazione, i criteri di assegnazione e i livelli di autonomia. L’incontro tra il dirigente medico e il medico dovrà poi essere un momento di condivisione delle competenze del medico e di pianificazione per migliorarle e raggiungere una maggiore autonomia nell’anno successivo. Ovviamente, ogni gruppo aziendale dovrà favorire l’effettivo utilizzo dei privileges.
Esistono tre livelli di azione: autonomo, autorizzato con supervisione (è necessario l’affiancamento di un medico referente) e non autorizzato (si può assistere un medico autonomo ma non operare). È consentito comunque al medico di procedere in autonomia con una procedura, anche se non gli è stato conferito un livello di completa autonomia, se la vita del paziente è in pericolo, se è necessaria l’esecuzione della procedura o se non ci sono medici di livello più alto d’autonomia presenti.
I criteri, comunque, variano da ambito ad ambito. Si passa dal periodo di servizio al numero di procedure compiute, dalla partecipazione a corsi accreditati a casi seguiti o interventi eseguiti. Per concludere, il compito di controllare spetta ai responsabili delle Uu.Oo. e alle direzioni medico-sanitarie. L’assegnazione dei privileges avviene comunque annualmente, anche su richiesta degli stessi professionisti.
Privileges intesi non come “privilegi”, ma come competenze cliniche del medico
Cosa sono i privileges? Parola “difficilmente traducibile”, riporta l’allegato al decreto, e da non confondere con l’italiano “privilegi”. Si riferisce in realtà alle competenze specifiche del medico che si appresta a operare e sul suo grado di autonomia nelle scelte.
“La decisione più critica – riporta la guida – che deve essere presa da un’organizzazione sanitaria al fine di tutelare la sicurezza dei pazienti e promuovere la qualità dei propri servizi sanitari, riguarda le competenze cliniche aggiornate dei singoli medici e la determinazione di quali prestazioni cliniche il singolo medico sarà autorizzato a eseguire: tale processo che viene anche chiamato conferimento dei privileges”.
Il conferimento permette ai pazienti, quindi, di avere una garanzia per la tutela della propria salute, ma funge anche da stimolo per i medici, che possono sviluppare e specializzare le proprie abilità e anche capire quali sono le aspettative per la propria carriera.
Tuttavia, questi privileges non sono vantaggi concessi al medico o un modo per valutarne la bravura, con griglie di valutazione o competizione tra colleghi. Anzi, proprio i criteri che muovono il conferimento di quest’autonomia di azione sulla carta sono mirati ad aumentare la consapevolezza del medico nei propri mezzi e nelle proprie possibilità. “Si ritiene fondamentale che il professionista – recita la guida – venga coinvolto il maggiormente possibile nel processo di conferimento, al fine di far trasparire lo spirito professionale di questo strumento”.
Sperimentazione effettuata in nove Unità operative
I criteri per l’attribuzione dei privileges sono già stati stabiliti da ogni società scientifica dei tre settori professionali (medicina d’urgenza, cardiologia, ostetricia e ginecologia) e sono stati anche testati su tre Unità operative per ogni ambito. Questa sperimentazione è avvenuta mettendo alla prova i criteri elaborati ed effettuando un colloquio con ciascun dirigente medico per l’attribuzione dei privileges.
Sono state coinvolte le unità operative del reparto di Cardiologia nel presidio ospedaliero Civico Partinico (Asp Palermo), nel Po Villa Sofia (Azienda ospedaliera Villa Sofia Cervello) e nel Po Garibaldi Centro dell’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale ed alta specializzazione Garibaldi.
Per le U.o. di Ostetricia e ginecologia, sono stati coinvolti l’Arnas Civico di Palermo, il presidio ospedaliero di Gela (Asp Caltanissetta) e l’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania. Per la Medicina d’urgenza, il presidio ospedaliero Cervello di Palermo (Ao Villa Sofia Cervello), la Fondazione Istituto San Raffaele – Giuseppe Giglio di Cefalù e l’Arnas di Palermo.
Professori ed esperti per migliorare la sicurezza
Tutto parte nell’aprile 2006, quando la Regione Siciliana ha avviato una convenzione con la Joint Commission International. Si prevedeva di sviluppare un programma per la gestione del rischio clinico basato sull’introduzione di una selezione di standard Jci tratti dal Manuale per l’accreditamento internazionale degli ospedali. Nel corso degli anni, la selezione si è arricchita, passando da 27 standard nel 2006 a 65 standard nel 2011.
La Jci è un’azienda che si occupa del miglioramento della sicurezza nella cura del paziente attraverso la fornitura di servizi di accreditamento e certificazione, nonché attraverso la consulenza e servizi educativi mirati ad assistere le organizzazioni nell’implementazione di soluzioni pratiche e sostenibili. La consulenza di Jci fornisce formazione e servizi alle organizzazioni sanitarie, ministeri della sanità, enti accreditanti e altre istituzioni.
Ed è proprio quest’ultimo aspetto che approfondisce la convenzione, poi rinnovata nel 2012 attraverso la Progea Srl, altra società di consulenza internazionale fondata nel 1987 da un gruppo di professori universitari ed esperti in economia e pubblica amministrazione. Progea e Jci hanno iniziato a collaborare nel 2001, ampliando la disponibilità di strumenti e risorse di qualità che Jci offre nel settore dell’assistenza sanitaria europea. Inoltre, la collaborazione con Progea è servita a promuovere la metodologia Jci tra le strutture ospedaliere in Italia.
Ed è così che è partito il progetto “Patient Safety & Emergency Department”, che si proponeva di sostenere il processo di miglioramento dei servizi, coinvolgendo anche i professionisti, di ridurre efficacemente il livello di rischio, soprattutto nelle organizzazioni maggiormente esposte, di aumentare il numero degli standard in uso, ponendo l’attenzione su alcune procedure ad alto rischio e sull’area pronto soccorso. Gli standard sono stati adottati nell’agosto 2011 e il progetto è ripartito quest’anno dopo l’accordo con Progea.
Tra gli standard adottati nel 2011, vi sono gli obiettivi internazionali per la sicurezza del paziente, l’accesso all’assistenza e continuità delle cure, i diritti del paziente e dei familiari, la valutazione del paziente, la cura del paziente, l’assistenza anestesiologica e chirurgica, la gestione e l’utilizzo dei farmaci, il miglioramento della qualità e sicurezza del paziente, le qualifiche e la formazione del personale, la gestione della comunicazione e delle informazioni.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86