Pa, ritardo pagamenti inciviltà finanziaria - QdS

Pa, ritardo pagamenti inciviltà finanziaria

Carlo Alberto Tregua

Pa, ritardo pagamenti inciviltà finanziaria

mercoledì 06 Febbraio 2013

Puniti i burocrati inadempienti

La considerazione numero 3 della direttiva Ue 7/11 fotografa il male dei pagamenti non effettuati nei termini contrattuali. Dice: i ritardi nei pagamenti rappresentano un fattore distorsivo della concorrenza influendo negativamente sulla liquidità, gestione finanziaria, competitività e redditività delle imprese che trattano con le pubbliche amministrazioni…
Nonostante ciò, lo Stato per primo, Regioni e Comuni continuano a non pagare i fornitori mentre danno precedenza agli stipendi dei propri dipendenti, ai maxi compensi dei propri dirigenti, ai trasferimenti alle partecipate, che alimentano il più becero clientelismo fatto di inutili consigli di amministrazione e di tanti dipendenti assunti per mera raccomandazione.
Tutto ciò come se i dipendenti dei fornitori fossero figli del dio minore. Ma la corda iugulatoria delle norme si stringe sempre di più attorno al collo dei pubblici amministratori e dei dirigenti che non onorano gli impegni.

Infatti, la citata direttiva europea è stata recepita dal Dlgs. 192/2012. Esso è stato oggetto della circolare del ministero dello Sviluppo economico del 23 gennaio che chiarisce, una volta per tutte, come le norme indicate si applichino anche ai pagamenti di corrispettivi all’intero settore dei pubblici appalti.
L’insieme delle norme sopra elencate prevede alcune innovazioni: la prima riguarda il termine di trenta giorni (festivi inclusi) per il pagamento dalla data di ricevimento della fattura, ovvero dalla data della prestazione, ovvero dalla data dell’accettazione o della verifica della prestazione, anche se le parti possono pattuire in modo espresso un termine per il pagamento, comunque non superiore ai sessanta giorni.
Che succede se nonostante queste norme cogenti gli amministratori non pagano alla scadenza prevista?
Primo, viene applicato un tasso di mora pari a quello di interesse della Banca Centrale Europea (circa l’1%), maggiorato dell’8% senza che sia necessaria la costituzione in mora.
Si tratta di un gravame finanziario che farà lievitare i debiti fuori bilancio delle amministrazioni pubbliche e con essi la responsabilità dei direttori  generali preposti al servizio.

 
Vi è una seconda importante innovazione, e riguarda la responsabilità dei dirigenti che non ottemperino nei tempi indicati ai pagamenti. Si applicano infatti l’art. 21 del Dlgs 165/01, nonché l’art. 10 della lr 10/2000 che prevedono la responsabilità dei dirigenti per il mancato assolvimento dei loro compiti e degli obblighi imposti dalla legge.
Resta da risolvere l’annoso problema dei debiti pregressi fino al 31 dicembre 2012, stimati in circa cento miliardi e in Sicilia intorno a 5-6 miliardi. Al riguardo, il commissario Ue agli Affari Economici, Olli Rehn, sta tentando di formulare una delibera per consentire di scomputare questi arretrati dal patto di stabilità, anche mediante compensazioni dei crediti delle imprese verso qualsiasi Pa per tasse dovute, ovvero una sorta di cartolarizzazione dei crediti in modo da consentire alle banche (Cassa Depositi e Prestiti in Italia) anticipazioni sui crediti delle imprese.

Se da questo primo gennaio la situazione portata dalla legge è chiara, anche se le pubbliche amministrazioni fanno fatica ad osservarla, la nebulosità che riguarda i crediti antecedenti tale data lascia in gravi difficoltà le imprese.
La campagna elettorale di fatto sta bloccando per due mesi l’attività esecutiva e legislativa e forse non potrà essere ripresa neanche nel mese di marzo. Con la recessione che grava come una pesantissima cappa, col credito dispensato dalle banche col contagocce, il sistema delle imprese italiane, e principalmente quello delle Pmi, sta soffrendo, facendo soffrire il lavoro e facendo aumentare la disoccupazione dall’8,7 all’11,2% in poco più di un anno.
Occorre immettere nel sistema economico una forte dose di liquidità, per riattivare la ruota dell’economia ormai quasi ferma (in recessione e in depressione), ma l’unica fonte di risorse finanziarie per potere effettuare quanto indicato, è il taglio della inutile ed improduttiva spesa corrente.
Non sappiamo se il prossimo governo avrà la forza di procedere in questo senso, appesantito da due ali egoiste e stataliste, come Lega e Sel, ma dovrà farlo.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017