Nel 2012 776 donne siciliane hanno chiesto aiuto: di queste 502 hanno subìto abusi psicologici. L’identikit dell’orco: non è il ceto sociale di appartenenza ad influire sul comportamento
PALERMO – Le violenze di genere nascono nella vita di coppia. Purtroppo, questo è il quadro che si scorge analizzando i dati dei tre centri antiviolenza siciliani affiliati all’associazione nazionale Dire (Donne in rete contro la violenza). Le Onde di Palermo, il centro Thamaia di Catania e il Cedav di Messina hanno analizzato le richieste d’aiuto giunte nel 2012 attraverso il numero unico nazionale 1522 o il contatto diretto e hanno tracciato l’identikit sia delle vittime delle violenze (di cui abbiamo parlato pochi giorni fa) che dei persecutori.
La parola ferisce più della spada e le violenze psicologiche, nei tre centri siciliani, sono quelle che maggiormente spingono le donne a chiedere man forte. L’86 per cento dei casi a Palermo, il 37 per cento a Catania, il 40 per cento a Messina: si tratta dei dati più elevati per ciò che riguarda il tipo di violenza, più diffusa anche di quella fisica ed economica. Tra le 776 donne che hanno chiesto aiuto, 502 hanno subito abusi psicologici.
Difficilmente un estraneo può influenzare tanto da causare una violenza psicologica: ecco che si spiega l’altissimo numero di partner (mariti, compagni, fidanzati) o ex partner che diventano antagonisti della relazione.
A Messina si tratta di 99 casi su 138 (72 per cento), a Catania si arriva all’84 per cento dei casi (per il 55% è il marito, per il 9% l’ex, per il 5% il fidanzato, il 15% il convivente), a Palermo si tocca l’85 per cento (nel 70% dei casi è il partner attuale, nel 15% l’ex).
La violenza domestica è anche una questione di famiglia di provenienza. Poco più del 20 per cento dei casi di abuso segnalati al Cedav di Messina coinvolge i familiari della vittima; l’8 per cento è il dato del centro Thamaia, con il sorprendente due per cento dei casi addebitabile ai figli della donna abusata; il 15 per cento è la fetta riscontrata a Palermo.
Le Onde approfondiscono anche il dato sui genitori. Nel sette per cento delle violenze è infatti protagonista il genitore, che sia adottivo o naturale. Quattro casi su cento sono causati dalla madre o dalla matrigna, uno in più rispetto al padre o al patrigno. Accanto al padre-orco, sta purtroppo nascendo anche la madre-orco.
Sono poche, invece, le donne vittime di casi che coinvolgono estranei che si rivolgono ai centri: solo 11 a Messina (8% del totale), a Catania si arriva al 6 per cento tra violenze di gruppo e di amici o conoscenti, a Palermo il dato non è preso in considerazione.
Il Cedav ha approfondito altri aspetti: nel 34 per cento dei casi, l’autore della violenza ha tra i 40 e i 49 anni, nel 4 per cento è minorenne; il 35 per cento soffre di disagi psicologici, il 32 ha avuto precedenti di violenza con altre donne; ciò che però stupisce di più è che nel 78 per cento dei casi l’autore sia occupato o lavoratore in nero, a fronte del 14 per cento di disoccupati.
Un identikit che dia anche una chiave di quest’ultimo aspetto lo forniscono gli altri due centri: “Uomini dello stesso livello di istruzione delle loro compagne – puntualizzano Thamaia e Le Onde –, che quasi sempre lavorano (a volte in posizioni di prestigio o come professionisti), che in alcuni casi hanno problemi di dipendenze da alcool o sostanze, ma che spesso sono ‘normali’”.
È indifferente, quindi, il ceto sociale dal quale si proviene. La cultura non dipende certo da questo.
Uno strumento in più verrà consegnato in mano alla giustizia civile con il progetto di legge sulla protezione a livello europeo per le vittime di stalking e violenza di genere. Chi è vittima, sarà protetta anche in caso di trasferimento in un altro Paese dell’Ue, con una semplificazione del riconoscimento delle misure di protezione.
Si tratta di un sistema che servirà a coprire le minacce all’integrità fisica e morale della persona (alla dignità, alla sicurezza, alla libertà personale e all’integrità sessuale).
Il testo è stato votato mercoledì dalla seduta plenaria del Parlamento europeo ed è alla prima lettura della proposta della Commissione: toccherà ora al Consiglio europeo decidere se approvare la relazione (firmata dalla bulgara liberale Antonyia Parvanova e dal democristiano spagnolo Antonio Lo?pez-Istu?riz White) o meno.
In Italia l’ok alla Convenzione di Instanbul da parte della Camera risale a pochissimi giorni fa.