Trattativa Stato-mafia: le confessioni del boss a una guardia carceraria
PALERMO – Un nuovo tassello è stato inserito nel processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Una guardia carceraria ha parlato lo scorso 21 maggio con il boss Totò Riina, detenuto in regime di 41 bis a Milano, e ora la relazione di questo colloquio è finita tra gli atti del processo. Dal rapporto emergerebbe un Totò Riina filo-andreottiano, che accusa i servizi segreti di connivenze con Brusca e la magistratura e i politici di essere la “vera mafia in Italia”.
Tutto parte dalla domanda di spiegazioni della storia del bacio tra il boss di Corleone e l’ex premier Giulio Andreotti, scomparso da poco insieme a tutti i segreti della sua vita. “Appuntato, lei mi vede a baciare Andreotti? Le posso solo dire che era un galantuomo e che io sono stato dell’area andreottiana da sempre”.
La procura ha ora a disposizione un’altra versione sul ruolo dei servizi segreti nella strage che costò la vita al magistrato Paolo Borsellino: “Giovanni Brusca non aveva fatto tutto da solo e che lì c’era la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l’agenda del giudice Paolo Borsellino”. Le accuse di Riina si rivolgerebbero più che altro a chi conduce le indagini: si dovrebbe indagare proprio sugli agenti. “Perché non vanno da quello che aveva in mano la borsa e non si fanno dire a chi ha consegnato l’agenda? In via D’Amelio c’entrano i servizi che si trovano a Castello Utveggio e che dopo cinque minuti dall’attentato sono scomparsi, ma subito si sono andati a prendere la borsa”.
Alla guardia carceraria avrebbe anche confidato di non saper nulla del papello: “Stanno facendo pure le perizie calligrafiche dei miei figli – avrebbe aggiunto il boss -. Io di questo papello non so niente. Non l’ho mai visto”. Alla smentita dell’esistenza del documento che proverebbe la trattativa, Riina avrebbe anche aggiunto accuse generiche alla magistratura e alla politica: “Ha visto quante persone hanno chiamato a testimoniare al processo Stato-mafia? Vogliono chiamare circa 130 persone. Le pare giusto quello che stanno facendo? Mi vogliono condannare per forza, mi stanno mettendo sotto pressione a me e tutta la mia famiglia. La vera mafia in Italia sono i magistrati e i politici che si sono coperti tra loro e scaricano ogni responsabilità sui mafiosi. La mafia quando inizia una cosa la porta a termine assumendosi tutte le responsabilità. Io sto bene, mi sento carico e riesco a vedere oltre queste mura".
Non sono tardate le reazioni, a partire dall’associazione di familiari delle vittime della strage dei Georgofili: “Come tante altre volte – ha dichiarato la presidentessa Giovanna Maggiani Chelli – Riina a modo suo lancia messaggi ma ora deve solo collaborare con la giustizia, in nome e per conto di quei bambini e ragazzi che ha massacrato a Firenze”.