Il cinismo può essere motore di passaggi tra epoche diverse - QdS

Il cinismo può essere motore di passaggi tra epoche diverse

Gianluca Di Maita

Il cinismo può essere motore di passaggi tra epoche diverse

venerdì 02 Agosto 2013

Il Guardian, ha pubblicato un sondaggio rilevando che l’età del disincanto arriva dopo i 44 anni. Non è sinonimo di rassegnazione, ma di spinta a ricercare la verità nelle cose

PALERMO – Poche settimane fa, il filosofo Julian Baggini ha commentato sul Guardian, i risultati di un sondaggio fatto in Inghilterra, sul cinismo. Secondo questa ricerca dopo i 44 anni si incomincia ad avere una visione più disincantata del mondo. Il filosofo, ammette di avere 44 anni anch’esso e giustifica i risultati di tale ricerca, col fatto che effettivamente col passare del tempo si perde molto entusiasmo. Prendendo spunto dal test pubblicato sul Guardian, ne abbiamo elaborato uno in chiave squisitamente siciliana. Tuttavia prima, bisogna accordarsi sul termine cinismo.
 
Molte volte, soprattutto qui in Sicilia, assume il significato di “Pessimista” o di “Guastafeste”, relativo al fatto che anche quando accade qualcosa di veramente bello, alcuni riescono a trovarci delle cose che non vanno. Ma vivere secondo cinismo è in verità tutt’altro. Nell’antica Atene, la corrente filosofica del cinismo nacque con Diogene e Antistene, ed era improntata al rifiuto delle comodità e degli agi, a favore di una continua e forse senza fine ricerca della felicità. Inquietudine, movimento, sviluppo.
 
Questo però fino ai giorni nostri, quando cinismo, come sottolinea bene il filosofo Baggini, indica “Atteggiamento di ostentata indifferenza e disprezzo nei confronti di valori morali e sociali”. Ma badandoci bene, tutti i più grandi scandali sono stati causati da gente, che a pieno titolo si può definire cinica. Basti pensare a Bob Woodward e Carl Bernstein, che scoprirono lo scandalo Watergate o al più recente Wikileaks e al suo fondatore Julian Assange. Ma senza andare lontano, cinico può diventare chi prova disprezzo per un contesto ingessato come lo è stato, e lo è per alcuni versi, quello siciliano. Un esempio validissimo è Peppino Impastato. Ed è qui quindi, che il termine “cinico” sfiora i limiti di “rivoluzionario”, “anticonformista”. Il punto tuttavia, è un altro. Perché aspettare i 44 anni per entrare nell’età del “disincanto”? E ancora, è un bene o un male essere cinici?
 
Probabilmente, come afferma pure Baggini non serve arrivare ai 40 per capire che “ non possiamo migliorare il mondo, se non capiamo che cosa è guasto e non funziona”. Insito in noi c’è sempre quella forma di disprezzo, velato però da un puro senso di ipocrisia. Viviamo in una società che cerca continuamente di proporre una visione perfetta delle cose, e tutti noi in fondo sappiamo che in verità le cose stanno in un altro modo.
 
Uno degli effetti della crisi economica per esempio, è stato quello, di acuire il grado di cinismo nella popolazione. Il distacco dalla politica, le gravi condizioni economiche, ci hanno reso immuni a qualunque grande cambiamento, col rischio che poi quando esso accade veramente possiamo pure non accorgercene. Per quanto riguarda, capire se è un bene o un male, “armarsi di una lanterna per vedere com’è l’uomo, è a volte consigliabile se non socialmente utile”.
 
Fa fare quello slancio, necessario, per far progredire l’uomo in una data direzione. Come in tutte le cose però, vale la lezione del poeta Orazio dell’aurea mediocritas: un’ottimale moderazione. Bisogna oscillare quindi, in una posizione intermedia tra l’ottimismo e il pessimismo. Se si è troppo cinici, si rischia infatti di arrivare a non riconoscere neanche il valore del bacio di una persona che ti ama. Realismo sì quindi, ma non paraocchi.

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