Nel 2014 il Governo regionale ci chiederà 494 euro pro-capite per poter ripagare interessi trentennali. Altri sacrifici per i siciliani, ma Crocetta ribadisce “Così risaneremo il bilancio”
PALERMO – “Il Governo non ci fornisce alcuna alternativa all’incremento dell’addizionale regionale Irpef”. A fine luglio, il solito balletto del governatore Rosario Crocetta si è concluso con questa sua dichiarazione che sancisce un nuovo aumento delle tasse per le persone fisiche. Come se già il livello di tassazione non fosse ai massimi europei, nel 2014 il Governo regionale ci chiederà 494 euro a persona, 126 euro in più rispetto all’anno d’imposta 2013.
È questo quanto ha calcolato il servizio Politiche territoriali della Uil. Il sindacato retto da Luigi Angeletti ha tentato di tracciare una mappa regionale dei possibili aumenti che renderanno esecutivi i pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese. E ne emerge un quadro sconcertante, visto che per quest’anno la media nazionale pro capite dell’addizionale regionale Irpef è di 388 euro e crescerà di ben 141 euro, toccando quota 529.
La Sicilia non è tra le regioni con l’aumento più alto delle aliquote (si passerà dall’1,73 al 2,33 per cento) né con il costo pro capite più alto. Tuttavia, ancora non è chiaro se, come succederà in altre regioni, aumenteranno l’Irap per le imprese e la tassa regionale sulle automobili, ma già è lampante che le promesse di pagamenti alle imprese del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni costeranno altri sacrifici ai contribuenti italiani.
La legge 64/2013 (che ha convertito il Dl 35/2013) prevede infatti di stanziare delle “anticipazioni di tesoreria” alle Regioni, che devono dimostrare di essere in grado di pagare gli interessi trentennali, anche se a tasso agevolato. Il piano ha ricadute ovvie sui contribuenti, da spremere per ottenere le garanzie. “Siamo fiduciosi – ha proseguito Crocetta – che non sarà una misura permanente, potrà durare meno di sei mesi, ma vanno fatte le verifiche necessario prima. Si tratta di un incremento non significativo per l’economia delle aziende e dei cittadini siciliani, mentre è notevolmente significativo l’incremento di sviluppo che avremmo da questo miliardo di euro contante, che verrebbe ad entrare nelle casse degli imprenditori siciliani e contribuirà al risanamento anche più complessivo del bilancio della Regione. Pensate che esista in Sicilia una politica così irresponsabile che alla fine rinuncerà ad un miliardo di euro a favore delle imprese? Io mi rifiuto persino di pensarlo”.
Che sia un “incremento non significativo”, come afferma il governatore, sarà tutto da verificare il prossimo anno. Intanto il prospetto stilato dalla Uil segnala come le Regioni che pagheranno di più di Irpef regionale l’anno prossimo saranno il Lazio (616 euro), la Campania (566 euro) e la Lombardia (553 euro), quelle che avranno il costo pro capite minore saranno invece l’Umbria (375 euro), la Basilicata (384 euro) e l’Emilia-Romagna (389 euro).
Molto dipende dalla situazione della Sanità regionale. Le aliquote, già alte, aumenteranno di più per Campania, Molise e Calabria, che hanno il piano di rientro più duro per i debiti accumulati dal Sistema sanitario: passeranno tutte dal 2,03 al 2,63 per cento.
La Sicilia, in tutto questo, si trova in una situazione intermedia, malgrado i tanti problemi della Sanità regionale e la situazione in bilico che avrebbe potuto portare a un aumento ancora più pesante. Per valutare le conseguenze, tuttavia, bisognerà attendere l’anno prossimo. Intanto, le imprese sperano di non dover chiudere, solo grazie a tutti i contribuenti.