Tra i relatori c’è anche il catanese Giovanni La Via, del Ppe, che ha spiegato al QdS come la nuova Pac influenzerà il settore primario in Sicilia.
“Il primo tema è che sostanzialmente avremo una dotazione finanziaria analoga al passato, con una migliore distribuzione tra gli agricoltori. Anche in Sicilia gli agricoltori che avevano i premi unitari più alti tenderanno a perdere qualcosa in favore di chi aveva i premi unitari più bassi. Andiamo verso un meccanismo di maggiore equità della Politica agricola”.
“La dotazione finanziaria per la Sicilia dovrebbe essere sostanzialmente la stessa, o subire un leggero innalzamento, ma secondo dei criteri che dovranno essere decisi in ambito nazionale. Qualora si decidesse di andare verso pagamenti unici su livello nazionale, la Sicilia ci guadagnerebbe in maniera cospicua e ci perderebbero la Lombardia e la Puglia che hanno premialità molto alte. Invece, se si decidesse di non seguire un piano regionale, ma di dividere il territorio in gruppi di regioni omogenee, dipenderà da come si faranno queste aggregazioni e una previsione è difficile da realizzare”.
Ora gli Stati membri potranno trasferire fino al 15% dei propri pagamenti dai pagamenti diretti alla dotazione per lo sviluppo rurale. L’Italia che posizione potrebbe prendere?
“Una cosa è certa: avendo l’Italia un livello di pagamenti diretti medio-alto sul piano comunitario, quel trasferimento dei pagamenti dal primo al secondo pilastro, cioè dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale, in teoria potrebbe avvenire, ma non credo che il Governo nazionale si muoverà in questa direzione, anche perché tutte le organizzazioni agricole sono favorevoli ai pagamenti diretti, senza passaggi intermedi da Regioni scarsamente efficienti come la nostra”.
“Dopo l’approvazione in commissione Agri, porteremo questa riforma nella seconda plenaria d’ottobre e non ci sono i tempi tecnici per poterla implementare subito. Si applicherà dal 1º gennaio 2015. Nel 2014 si seguirà la linea dell’old programme-new money: rimarranno i programmi operativi degli anni precedenti, ma con i nuovi soldi del 2014-2020. Per la Sicilia dovrebbero essere circa 600 milioni di euro”.
“Nel complesso mi dichiaro largamente soddisfatto. La proposta della Commissione europea era deleteria per gli agricoltori siciliani. Chi aveva un uliveto o agrumeto avrebbe dovuto estirparne una parte da lasciare a riposo: era una riforma pensata per chi faceva i cereali nel Nord Europa, non era adatta al Sud. Ci portiamo a casa i pagamenti diretti per gli agricoltori, anche per chi fa i fruttiferi (pero, pesco, pistacchio, mandorlo, ecc.), gli ortaggi, l’uva da tavola, i vigneti… che finora erano stati esclusi. Tutte le colture mediterranee rientrano nella nuova Pac: è un grande successo”.