Trasporto pubblico regionale inefficace - QdS

Trasporto pubblico regionale inefficace

Antonio Privitera

Trasporto pubblico regionale inefficace

venerdì 09 Gennaio 2015

Dal rapporto Ispra 2014 emerge che l’offerta non riesce a soddisfare le aspettative e le esigenze dei suoi fruitori. Tra il 2008 e il 2012 scende la quantità di autobus a Siracusa del 75,4% e a Ragusa del 41,1%

PALERMO – Il settore dei trasporti nazionale continua a dimostrarsi non all’altezza delle aspettative dei suoi fruitori. Nonostante su strada nell’ultimo anno si sia registrato un calo delle emissioni di Pm10 del 50% e gli italiani  dichiarino la volontà di usufruire del trasporto pubblico, l’offerta del trasporto nazionale cala nella maggioranza delle aree urbane. Ne consegue pertanto ancora il primato dell’uso dell’auto privata.
Sono questi i dati apparentemente contraddittori che emergono dal rapporto Ispra 2014, ottenuto da un attento esame di usi e abitudini di 73 capoluoghi nazionali con popolazione superiore ai 50.000 abitanti.
Emerge dunque la tendenza a preferire il trasporto pubblico, non sostenuta però da un’adeguata offerta di mobilità pubblica.
Nel 2012 la disponibilità di mezzi si è attestata infatti solo tra le 5 e le 10 vetture per 10.000 abitanti nelle 73 città prese in esame. Nello specifico quindi cala l’offerta di autobus tra il 2008-2012, soprattutto a Siracusa col -75,4%, a Napoli col -54,7% e a Ragusa col -41,1%.
Sempre dallo studio Ispra emerge lo spostamento dei cittadini verso le province, riducendo i piccoli tragitti verso i centri urbani. In linea generale, il quadro che emerge è di una popolazione in aumento per concentrazione nelle province, appunto a discapito delle grandi città. Il calo è dello 0,8% nei capoluoghi, contro un aumento del 6,2% nelle rispettive province. Emblema del trend sociale è la casistica di Roma, dove nell’ultimo anno si assiste a un +2,8% del capoluogo contro un +19,6% dei comuni della provincia.
In controtendenza Matera con +3,5 e Reggio Calabria con +0,3%, continuando così a mantenere un ruolo di attrazione alla sua provincia, rispettivamente del -4,2% e del -3,6%. Diminuiscono perciò gli spostamenti da location a location, compresi i piccoli tragitti.
Ulteriore dato rilevante è che, nonostante vi sia una maggiore propensione a usare il trasporto pubblico locale, i dati parlano di una riduzione del suo utilizzo. Infatti in oltre il 76% delle città prese in esame, tra il 2008 e il 2013 si è verificata una riduzione consistente del numero dei passeggeri trasportati.
Pare evidente che i trasporti siano perciò una questione in perenne contraddizione, poiché infatti se i dati sottolineano un trend positivo per il sistema di metropolitane, l’auto privata detiene ancora il primato. L’andamento del parco auto a gasolio delle 73 città in esame segue il trend nazionale che, a fronte della diminuzione generale del parco auto totale, nel 2013 risulta ancora in leggero aumento, con un +1,3% rispetto all’anno precedente.
Riferendoci poi sempre al periodo storico che va dal 2000 al 2012, esaminando il trasporto marittimo nazionale, si vede una riduzione delle emissioni di ossidi di zolfo del 66%, mentre quelle dovute al trasporto marittimo internazionale aumentano del 33% rappresentando, nel 2012 il 36% del totale delle emissioni nazionali di ossidi di zolfo contro il solo 9% del 2000. Dunque, nonostante queste importanti diminuzioni delle emissioni, i livelli di Pm10 continuano ad essere troppo elevati.
E stesso discorso vale per le emissioni del settore industriale, che scendono del 63%, attestando però le concentrazioni a livelli ancora fin troppo alte.
 


Il settore non è il solo fattore d’impatto ambientale
 
Alle riduzioni riscontrate nel settore trasporti, si aggiunge anche quella del comparto industriale, con una decrescita delle emissioni del 63%. Ciononostante i valori restano ancora fin troppo elevati. L’indicatore più significativo della pressione che il settore produttivo esercita sull’ambiente è il tasso di crescita delle imprese. Infatti in Italia nel 2013 nascono 384.483 nuove imprese; circa 600 in più rispetto al 2012, crescita che però non compensa il calo subito negli anni precedenti, pari al -11,8% rispetto al 2007 e il numero delle attività cessate nello stesso periodo, passato da 364.972 del 2012 a 371.802 del 2013. Situazione ancor più drammatica per quanto riguarda la quantità di suolo consumato. Tra le città esaminate le più alte percentuali di consumo si trovano a Napoli e Milano, con valori superiori al 60%, e a Torino e Pescara con oltre il 50%. Superano il 40% Bergamo, Brescia, Monza e Padova. Tra i comuni del Sud, Bari e Palermo si attestano intorno al 40%, mentre negli altri si rilevano percentuali inferiori al 30%. Tra i comuni con estensione territoriale molto ampia, invece, i valori assoluti più alti si riscontrano a Roma, con oltre 33.000 ettari ormai persi, e Milano (11.000 ettari).

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