"Qui no", in Sicilia lista di poche opere - QdS

“Qui no”, in Sicilia lista di poche opere

Rosario Battiato

“Qui no”, in Sicilia lista di poche opere

mercoledì 25 Febbraio 2015

I dati del Nimby Forum: gli impianti contesi si sono assottigliati tra il 2012 e il 2013, segno della crisi del Paese. Popolo del detto non nel mio cortile: soltanto 9 le infrastrutture contestate contro le 54 del Veneto

PALERMO – Gli impianti di valorizzazione energetica, l’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, il Ponte sullo Stretto, sono soltanto gli esempi più caratteristici contro cui si è scagliata, in alcuni casi preventivamente, la nota sindrome da Nimby (Not in my backyard, non nel mio cortile).
 
A dare lo spunto ci sono ragioni non sempre scientificamente inappuntabili, che diventano però il grimaldello su cui costruire proteste che di fatto agevolano, assieme alle lentezze burocratiche e alla difficoltà di gestione dei fondi, il blocco di alcune opere essenziali. Gli ultimi dati dicono che il “popolo del no” è in diminuzione, anche se non è necessariamente una buona notizia visto che questo risultato può dipendere anche dalla contrazione delle grandi opere presenti sul territorio nazionale. In Sicilia, del resto, non è mai stato particolarmente numeroso.
Forse dipenderà da una migliore comunicazione delle imprese, oppure da una maggiore accessibilità a informazioni scientifiche e affidabili che in alcuni casi smontano il cuore stesso della protesta, o più semplicemente dal minore numero di opere avviate, ma di fatto l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum (patrocinato dalla presidenza del Consiglio e dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico), il database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto, ha certificato che nel 2013 sono scesi a 336 rispetto ai 354 censiti nel 2012 gli impianti contestati, con un decremento di 5 punti percentuali.
 
“Sul totale delle opere contestate, – si legge nel comunicato del Forum – 108 sono i casi emersi per la prima volta nel 2013, mentre i restanti 228 sono presenti nel database Nimby anche a partire dall’edizione 2004. Anche da questo punto di vista, si registra un decremento del 29% circa, rispetto ai 152 nuovi focolai apparsi nel 2012”.
Il caso è particolarmente rilevante, perché una tendenza decrescente non si aveva da nove anni. Per Alessandro Beulcke, presidente di Aris, l’associazione che promuove l’Osservatorio Nimby Forum, il Paese è attraversato “da una crisi non solo economica ma anche reputazionale, che allontana gli investitori esteri proprio mentre i capitali nazionali si fanno più esigui”.
Da questo punto di vista è possibile che minori proteste sul territorio di fatto corrispondano anche a minori opere in fase di realizzazione. La Sicilia ne è un esempio. Nella grande cartina d’Italia della contestazione, aggiornata al luglio del 2013, l’Isola occupa appena nove caselle (contro le 54 del Veneto, le 50 della Lombardia, le 32 dell’Emilia Romagna) piazzandosi tra le regioni meno rumorose, un dato compatibile con quanto registrato negli anni passati. Ad eccezione di una discarica contestata, il resto delle proteste riguarda il comparto energetico, tra cui ovviamente l’elettrodotto Sorgente-Rizziconi tra Sicilia e Calabria.
Il vero paradosso si manifesta nella decisione di protestare contemporaneamente contro impianti di produzione da fonte fossile e da fonte rinnovabile.
 
“Le opposizioni vedono una forte prevalenza del comparto elettrico, – si legge nel report – e una consistente incidenza degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (87,4%), nonostante il consenso formale e generalizzato di cui godono rispetto alle fonti fossili tradizionali. Il dato va però letto anche in funzione di una diversa prospettiva dimensionale degli impianti ‘rinnovabili’, di dimensioni più ridotte e maggiormente  diffusi sul territorio rispetto agli impianti convenzionali”.
 


Elettrodotto Sorgente-Rizziconi cittadini “sequestrano” piloni
 
MESSINA – Alcuni cittadini dei comuni della zona tirrenica del Messinese hanno deciso di “sequestrare” alcuni piloni del costruendo elettrodotto di Terma Sorgente-Rizziconi e hanno posizionato nei pali dei cartelli contro la realizzazione della struttura perché temono per la loro salute e per l’ambiente. Sui cartelli installati a Venetico, Saponara, Rometta, San Pier Niceto e Pace del Mela si legge: “Pilone posto sotto sequestro dai cittadini per la vita e l’ambiente”.
“Dopo aver appreso con soddisfazione la notizia dell’intervento della magistratura – spiegano i promotori dell’iniziativa – per quel che riguarda il sequestro effettivo di un pilone a Saponara, chiediamo il diritto di vivere in un ambiente sano e senza nessun pericolo per la salute pubblica. Per questo abbiamo messo i cartelli negli altri piloni del tracciato. La nostra è un’azione simbolica per pretendere ancora con più forza un intervento delle istituzioni”.

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