200 schede elettorali consegnate dagli agricoltori: la protesta

Elezioni Europee, oltre 200 agricoltori consegnano le schede elettorali: la protesta

marikacontarino

Elezioni Europee, oltre 200 agricoltori consegnano le schede elettorali: la protesta

Redazione  |
sabato 08 Giugno 2024

Dopo mesi di proteste e presidi, gli agricoltori e gli allevatori scelgono di non andare a votare per il rinnovo del Parlamento europeo.

Una delegazione del comitato spontaneo degli agricoltori di Valledolmo ha consegnato più di 200 schede elettorali presso la sede del Comune in segno di protesta.

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“La politica europea – si legge nel comunicato del comitato spontaneo- attraverso le misure previste nella Pac e le normative vigenti, continua a dimostrare il completo disinteresse per il ruolo degli agricoltori e degli allevatori. Un continuo aumento della crisi di mercato, determinata da un ingresso di merci di dubbia salubrità a bassi prezzi, ogni giorno condanna alla chiusura molte aziende, vanificando la speranza e la voglia di futuro di molti giovani che si trovano costretti ad abbandonare le proprie origini”.

Agricoltori: la consegna delle 200 schede elettorali

Dopo mesi di proteste e presidi, gli agricoltori e gli allevatori scelgono di non andare a votare per il rinnovo del parlamento europeo e provvedono alla consegna delle schede elettorali in segno di protesta. Le oltre 200 schede elettorali, depositati alla presenza del sindaco Angelo Conti e del presidente del Consiglio Peppuccio Catania, sono già stati trasmessi al prefetto di Palermo. A conoscenza dell’iniziativa anche il presidente della Regione, Renato Schifani.

La lettera-appello della Cia-Agricoltori

Alla vigilia delle Elezioni europee arriva da Cia-Agricoltori Italiani l’ultima chiamata ai candidati. Una lettera appello del presidente nazionale, Cristiano Fini, per ripartire dall’agricoltura puntando sullo sviluppo delle aree rurali. Questo assicurerebbe un reddito equo ai produttori, garantendo la salvaguardia della Dieta Mediterranea e rinnovando un dialogo costante con le organizzazioni di rappresentanza. Di seguito il testo integrale.

“A breve sarà il tempo di una nuova Europa, quella delle opportunità da cogliere davanti al prossimo Parlamento, e a una Commissione rinnovata, in primis per l’agricoltura. In vista di questa imminente stagione è bene che l’Italia ricordi a se stessa valori e principi che non possono prescindere dalla sua storia e identità, ancor più perché oggetto, negli ultimi anni in modo importante, delle battaglie più decisive portate avanti dalle organizzazioni di rappresentanza. La possibilità di poterle guidare, ancora, spiega il peso del ruolo giocato fino a oggi e l’onere di continuare a impegnarsi per i diritti dei cittadini e dei lavoratori, per un Paese intero che, nel tempo, ha saputo inquadrare e valorizzare le sue eccellenze, tra tutte il Made in Italy enogastronomico e la Dieta Mediterranea”.

“In particolare – sottolinea il presidente nazionale di Cia – riallacciamo quel filo che è unico tra il valore del cibo italiano e di un modello nutrizionale patrimonio Unesco, e l’attività produttiva nei campi e nelle stalle. Parla di un legame indiscutibile con un territorio specifico di tutta una penisola, dove agricoltori e allevatori sono garanti dell’approvvigionamento alimentare, ma anche custodi del paesaggio, di quella sostenibilità ambientale, economica e sociale, che tiene in piedi un Paese intero, per il 58% costituito da aree interne. Campagne, terreno di lotte e conquiste sindacali che hanno visto in prima linea l’Alleanza nazionale dei contadini, oggi Cia-Agricoltori Italiani”.

L’evoluzione del comparto agricolo

E continua: “La difesa, tanto attuale, dell’economia agricola e delle zone rurali, come il superamento della mezzadria nel secondo dopo guerra, sono la testimonianza principale di un’evoluzione culturale e associativa che ha segnato il futuro del comparto agricolo e accompagnato il processo di modernizzazione dei movimenti sindacali. Un percorso di crescita complesso e faticoso che ha visto Cia protagonista e che ha portato all’affermarsi dell’imprenditoria agricola, strutturata e competente, in grado di abbracciare l’avvento della concorrenza e delle relazioni commerciali con l’estero. Una transizione, anche questa, con gli agricoltori al centro e la conquista, sul lungo periodo, di un riconoscimento globale del settore: qualità e distintività delle produzioni che trovano nella Dieta Mediterranea la massima espressione”.

“Ecco -precisa Fini- abbiamo un dovere morale rispetto a questi traguardi, non a caso per Cia basilari. Difenderli vuol dire tutelare e valorizzare le peculiarità delle materie prime del nostro territorio, ma anche un sistema alimentare che promuove uno stile di vita sano ed equilibrato, garantito dalla sostenibilità degli ecosistemi, equità sociale ed economia. Con questa consapevolezza e con questo approccio dobbiamo salvaguardare le filiere del cibo italiano e, soprattutto, la dignità professionale di quasi 800 mila aziende agricole del nostro Paese che ne sono il motore”.

La sovranità alimentare

“La sovranità alimentare è nelle mani dell’agricoltura -specifica- perché il mondo la può riconoscere solo nella valorizzazione a tavola delle materie prime, esaltate da piatti tipici di ciascuna regione d’Italia. Lo sforzo diplomatico a livello internazionale deve impegnarci, a difesa di questi principi che sono la linfa intangibile di 64 miliardi di fatturato, a tanto ammonta l’export agroalimentare italiano, ma anche il senso vero di interventi da attuare in sostegno della competitività sui mercati esteri, mettendo al bando le importazioni sleali e promuovendo la reciprocità delle regole commerciali, ovvero il rispetto degli standard ambientali e sanitari, come delle norme sul lavoro”.

Dunque, conclude il presidente di Cia nella lettera appello: “L’Europa che ci aspettiamo è quella pronta, già da domani, a rinnovare il confronto puntuale e costruttivo con la nostra organizzazione, per dare alle aree interne, alla sua agricoltura e zootecnia, fatta anche di piccoli allevatori di montagna, risorse e politiche adeguate a garantire loro un reddito equo e dignitoso. Senza sostenibilità economica del settore, non ci può essere né quella ambientale, né quella sociale”.

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