A Siracusa si è discusso degli effetti della Legge regionale n. 14/2015 per favorire il recupero del patrimonio edilizio. Un esempio positivo di riqualificazione è stata Ortigia, San Berillo a Catania l’esempio negativo
SIRACUSA – Mancava il promotore della legge, Anthony Barbagallo, oggi assessore al Turismo, ma non sono mancati gli interrogativi sui contenuti della nuova legislazione che da luglio disciplina il recupero dei centri storici siciliani. Il tutto è avvenuto all’interno dell’incontro organizzato a Siracusa, presso la Camera di Commercio, promosso dall’Associazione Democratici per la città e dal titolo “Centri Storici siciliani. La nuova legge regionale”. Gli addetti ai lavori lamentano uno scarso coinvolgimento delle professionalità a cui la legge deve fare necessariamente riferimento per un buon risultato finale, ovvero architetti e ingegneri, la politica lamenta invece l’accettazione di una norma che sembra solo bissare una circolare già esistente, ovvero la 3 del 2000 da cui sembra siano ripresi alcuni elementi determinanti. In mezzo sta la necessità di ridare vita a 340 centri storici siciliani che negli ultimi trent’anni sono stati lasciati al degrado o fatti oggetto di piani di riqualificazioni mai avvenuti.
È solo grazie alla già citata circolare 3/2000 che è stato registrato uno sblocco delle riqualificazione, grazie alla programmazione di 40 piani di recupero che, ad esempio, hanno permesso la rinascita di spazi come Ortigia, oggi volano per il turismo aretuseo. Esempio opposto di “riqualificazione mancata” preso in considerazione durante l’incontro siracusano è stato quello del quartiere catanese di San Berillo, recentemente oggetto di crolli che solo per miracolo non hanno coinvolto i residenti. “Solo per fortuna a San Berillo non ci sono state vittime – ha dichiarato nel suo intervento Carmelo Salanistro dell’Assessorato ai Beni Culturali – in passato a Favara, per le stesse motivazioni, sono morti due bambini”.
Dopo aver ricevuto i parare favorevoli dei due assessorati di riferimento, Beni Culturali e Ambiente, e tutte le sovrintendenze della Sicilia, la nuova norma per la riqualificazione dei centri storici ha confermato l’obiettivo di far rinascere i centri storici regionali ma attraverso meccanismi più snelli. Quest’ultimo aspetto, di per se nuovo, non è stato messo troppo in discussione dai presenti rappresentati dalla presidente dell’ordine degli architetti Ppc Lilia Cannarella, l’architetto Ignazio Lutri, presidente In/Arch Sicilia e Francesca Castagneto, prof. associato tecnologia dell’architettura dell’università degli Studi di Catania.
Dietro l’approvazione delle norme pensate per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici rimane, però, un dubbio politico che riguarda addirittura il nome del vero promotore della norma: per il Movimento 5 Stelle siciliano non si tratterebbe dell’allora deputato Anthony Barbagallo, ma del parlamentare Emanuele Di Pasquale (Pd) a cui effettivamente viene riconosciuta nel sito dell’Ars, con data 24 ottobre 2013, la prima firma del disegno di legge per le “norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, approvato proprio il 10 luglio 2015 (L. 14/2015).
L’attuale assessore al Turismo è invece primo firmatario delle “disposizioni volte ad incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, la rigenerazione delle aree urbane degradate, nonché di tutela e valorizzazione dei centri storici”, atto di modifiche alla legge regionale 23 marzo 2010, n. 6 il cui iter è fermo al 3 giugno 2014.
Complesso l’iter di approvazione della norma
Durante l’incontro interamente dedicato alla nuova legge di riqualificazione dei centri storici è intervenuto il presidente della IV Commissione Ars Ambiente e Territorio Giampiero Trizzino. L’esponente pentastellato ha esposto ai presenti il “complesso iter” che ha portato all’approvazione della normativa. Trizzino ha parlato di “battaglia a colpi di comunicato” che ha visto le associazioni ambientaliste sostenere a gran voce la propria contrarietà all’approvazione di una legge che hanno giudicato “molto pericolosa per il territorio”. “Il testo – ha spiegato il presidente – ha avuto parere positivo da tutti gli assessorati competenti e le sovrintendenze siciliane, per cui le resistenze che si sono manifestate in commissione sono nate alla luce del dibattito che si è innescato tra le associazioni ambientaliste e le istituzioni chi invece lo hanno difeso. La commissione ha rappresentato in più occasioni queste perplessità, ma se un disegno di legge riceve tutti pareri istituzionali positivi siamo costretti ad andare avanti e su questo non ci piove”. Di fronte a pareri così vivacemente opposti Trizzino ha deciso di avvalersi del parere di architetti ed ingegneri ed infine anche dei docenti dell’Università di Palermo. “Giuseppe Trombino, professore di Urbanistica dell’Unipa, è stato incaricato insieme ad una collega di rivedere il testo e di apporre modifiche. La riscrittura è stata abbastanza consistente, gli stessi dirigenti avevano manifestato difficoltà nell’applicazione della norma”.