La maggior parte delle risorse disponibili, infatti, viene divorata dalla spesa corrente (la cosiddetta spesa “cattiva”, ovvero i costi di mantenimento degli apparati) e solo le briciole vengono riservate alla spesa in conto in capitale (quegli investimenti che, se riversati sul territorio, produrrebbero un effetto moltiplicatore capace di creare sviluppo e occupazione).
Questo discorso vale per gli Enti locali di ogni dimensione, ma si acuisce in particolar modo nei casi in cui gli abitanti ammontano a poche centinaia o migliaia. Gli amministratori isolani perdono ancora una volta il confronto con i Comuni “gemelli” del Nord Italia, dove la media delle risorse riservate alle spese in conto capitale pro capite supera di gran lunga quella siciliana. Ancora una volta, lo sviluppo è bloccato.