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Palermo – Migranti, critiche a valanga contro l’hotspot allo Zen

Gaspare Ingargiola

Palermo – Migranti, critiche a valanga contro l’hotspot allo Zen

sabato 19 Maggio 2018

In base alle indicazioni del Viminale il Centro di identificazione dovrebbe sorgere a Fondo San Gabriele. Il sindaco Leoluca Orlando: “A Palermo non è prevista la realizzazione” 

PALERMO – Coro unanime di “no” contro il centro di identificazione dei migranti che il ministero dell’Interno vuole costruire allo Zen.
Si tratta di un impianto temporaneo – definito un po’ imprecisamente “hotspot” – con tendostrutture e prefabbricati dal costo di oltre 7 milioni di euro e all’interno del quale le forze dell’ordine svolgerebbero le stesse attività che attualmente vengono espletate al porto sotto il sole o le intemperie: la fotosegnalazione e la prima identificazione dei migranti appena sbarcati a Palermo.
 
Il progetto in realtà non è nuovo e fino a qualche tempo fa si pensava di realizzarlo in zona via Oreto. Adesso invece il Viminale ha optato per un’area del quartiere Zen: Fondo San Gabriele con l’omonimo Baglio ottocentesco, una struttura agricola storica sequestrata e confiscata alla mafia che sorge in via Lanza di Scalea, a due passi dal Velodromo.
 
A destare la preoccupazione dei partiti, soprattutto dell’area di centrosinistra, è l’idea di “temporaneità” della struttura, dato che sono previste alcune centinaia di posti letto, mense, un centro di primo soccorso e uffici. Tutti elementi che, secondo molti, farebbero pensare ad una struttura tutt’altro che temporanea, destinata a trasformarsi, per l’appunto, in un vero e proprio hotspot.
 
Il tutto mentre altrove, come a Lampedusa, gli hotspot vengono svuotati o chiusi dopo la scoperta delle vergognose e inumane condizioni in cui i migranti erano costretti a soggiornare. Appena la delibera sullo studio di fattibilità è arrivata in Consiglio comunale – anche se in realtà l’ultima parola spetta alla Regione Siciliana – si è scatenato il putiferio (anche politico, soprattutto tra i banchi della maggioranza).


Il sindaco Leoluca Orlando ha sottolineato più volte che non si tratta di un hotspot ma di un luogo per accogliere i migranti in maniera adeguata. “A Palermo non è prevista la realizzazione di alcun HotSpot nell’ambito del sistema di accoglienza dei migranti – ha chiarito – ma soltanto una struttura di supporto alle operazioni di prima identificazione dei migranti che arrivano nella nostra città, onde evitare che tali operazioni si svolgano unicamente in banchina al porto con tempi lunghissimi e in condizioni logistiche rischiano di essere non rispettose della dignità delle persone coinvolte. La nostra Amministrazione comunale ha sempre rigettato la prassi e la logica degli hotspot, che non è certamente un modello di accoglienza e nel tempo ha dato luogo a degenerazioni ben note, legate alla privazione delle libertà individuali e alla mortificazione delle persone. Ferma restando la necessità di una totale revisione del sistema e delle politiche legate alle migrazioni, fin quando resterà vigente un modello che non riconosce il diritto alla mobilità, il Comune di Palermo continuerà la sua battaglia sul piano politico – ha concluso il sindaco – e si adopererà nell’ambito della legge per fare in modo che l’accoglienza dei migranti sia quanto più possibile rispettosa della loro dignità umana, delle sofferenze, delle storie individuali”.
 
Sull’opposizione del sindaco al progetto del centro migranti contano i consiglieri comunali di Sinistra Comune: “Confidiamo nel fatto che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, faccia sentire, formalmente, la sua contrarietà ad un’opera surrettiziamente presentata come d’interesse nazionale – hanno detto -. Non è importante il nome che verrà attribuito alla struttura prevista a Fondo San Gabriele allo Zen; in ogni caso tale luogo è pensato per attuare politiche di criminalizzazione delle persone con un modello di trattenimento che induce alla clandestinizzazione. La nostra contrarietà all’istituzione dell’hotspot a Palermo non è negoziabile e lo diremo in tutte le sedi in cui saremo chiamati a manifestare il nostro dissenso contro tale scelta dissennata: nelle commissioni consiliari, in Consiglio comunale, nelle piazze e alla Regione”.
 
Anche l’associazione “Laboratorio Zen Insieme”, che insieme ad altre si sta spendendo per la rinascita di un quartiere difficile, si è detta “stupita” dalla notizia annunciando “la sua ferma opposizione al progetto. La nostra non è una pura e semplice istanza nimby (not in my backyard), nonostante si tratti proprio di terreni adiacenti allo Zen 2, ma la difesa dei diritti di tutte e tutti che è alla base del nostro agire quotidiano e che non vogliamo vengano violati all’interno di strutture che poche garanzie offrono a chi vi è ospitato. L’hotspot, insomma, finirebbe per aggiungere ingiustizia ad ingiustizia, marginalità a marginalità. Piuttosto, si sblocchi la spesa per il piano periferie”.
 
Contrari anche gli altri gruppi politici di Sala delle Lapidi, da Palermo 2022 a Forza Italia, dal M5S al Movimento 139. Ma anche la burocrazia si è mossa: gli uffici tecnici avrebbero sollevato dubbi sul luogo prescelto – trattandosi per lo più di verde storico e bene paesaggistico da tutelare – e la Commissione urbanistica ha espresso parere negativo. Per Giusto Catania di Sc “si tratta di uno scempio nel territorio per violare diritti umani” ed è “imbarazzante il parere positivo della Sovrintendenza BB. CC. che ignora vincoli paesaggistici per insediamento preistorico”.

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