Apertura e inclusione sono le linee guida individuate per portare l’Università verso il futuro. L’Ateneo ha tracciato un bilancio del 2018 e fissato gli obiettivi per il prossimo anno. GUARDA LA NOSTRA INTERVISTA AL RETTORE SALVATORE CUZZOCREA
MESSINA – “Fare crescere sempre più il senso di appartenenza alla nostra Università per dare forza alle istanze del territorio”. Il rettore Salvatore Cuzzocrea crede prioritario, per le sfide future dell’Ateneo e della città, che si sviluppi nei docenti e negli studenti l’orgoglio di sentirsi parte di una famiglia e non di un’istituzione fredda e distaccata. “Questo – ha aggiunto – in sinergia con il lavoro di altre istituzioni, può rappresentare un volano importante per migliorare il territorio”.
Molte le iniziative che si sono sviluppate nei mesi scorsi con questo spirito di apertura e inclusione e una rilevante solidità economico-finanziaria, per favorire la ricerca, ampliare i servizi per gli studenti, migliorare l’offerta formativa. Ultima in ordine di tempo è l’intesa con il Conservatorio Corelli per una serie di progetti che coinvolgeranno sia il settore didattico che medico. Per il prossimo anno accademico si sta lavorando a un master di primo livello in Musicoterapia e per questa estate si prevede una Summer school a Noto.
“Si proseguirà – ha spiegato il rettore – con le agevolazioni per studenti che intendono riprendere gli studi, con il finanziamento regionale di un milione e mezzo per i trasporti e i buoni libro. Con il bando CasaUnime, inoltre, si sosterranno gli studenti fuorisede e sarà riproposto il programma ‘Onore al merito’, per offrire borse di studio da 10 mila euro ciascuna ai neo laureati che vogliono perfezionarsi all’estero. Per i docenti, con il bando Fabr, sono stati stanziati 450 mila euro l’anno per quattro anni per la ricerca e la produzione scientifica.
Dopo l’incidente, per fortuna non grave, alla studentessa nel plesso Universitario di Papardo, si è sollevata la questione sicurezza. “Vogliamo fare chiarezza sull’accaduto – ha detto Cuzzocrea – se ci sono responsabilità devono essere accertate e, se il caso, sanzionate. In questo momento è importante che la ragazza stia bene”.
Con il 2018 si chiude l’esperienza del direttore generale Daniela Rupo, subentrata a Franco De Domenico, eletto all’Ars. “Il mio – ha affermato – era un incarico di transizione. Conoscevo già il settore amministrativo prendendo parte alla riorganizzazione e l’area informativo contabile è un eccellenza del nostro Ateneo, insieme all’internazionalizzazione e alla ricerca”.
Quali le criticità principali da affrontare? “Non ce ne sono di grandi – ha risposto Rupo – siamo in una fase di consolidamento di primi risultati acquisiti e ci sono dei miglioramenti da perseguire, come nel sistema delle valutazioni delle performance. Per rendere più organico il coordinamento tra le varie funzioni e le varie direzioni, abbiamo pochi dirigenti rispetto alla complessità e la vastità della macchina amministrativa”.
Rassicurazioni anche dal punto di vista economico-finanziario. “Gestiamo – ha spiegato il direttore generale – un bilancio annuale di circa 250 milioni di euro, ma abbiamo una situazione eccellente sotto il profilo della liquidità, della capacità di rispondere con velocità ai pagamenti dove siamo tra gli enti più virtuosi, al terzo posto tra gli atenei italiani. Siamo tra i primi ad approvare tempestivamente il bilancio di esercizio, abbiamo rispettato tutti gli indicatori dei costi e abbiamo tenuto anche ai tagli progressivi fatti dal Ministero. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso circa il 30% di entrate ministeriali, abbiamo perso anche sul fronte delle entrate contributive, dovuto dal calo demografico e dall’esodo degli studenti, malgrado ciò reggiamo con buonissimi indicatori anche sul placement. Oltre il 70% dei nostri studenti nei primi tre anni dalla laurea ha un lavoro. Speriamo di interagire maggiormente sul territorio con interazioni e attività propulsive sull’economia, e questa è una sfida importante nelle strategie di Ateneo”.
Poi, uno sguardo agli investimenti. “Ce n’è in ballo una mole senza precedenti e senza ricorrere a un euro di debito, con ricadute non soltanto sulla qualità dei servizi offerti ma anche sull’economia della la città. Basti pensare che ci sono oltre cento appalti aggiudicati nel corso dell’ultimo anno”.