Progetto Genefish per rilanciare la pesca - QdS

Progetto Genefish per rilanciare la pesca

Progetto Genefish per rilanciare la pesca

Associazione Amici della Terra e Unci Sicilia

PALERMO – Si è svolto lo scorso 2 Marzo, presso la Sede Unci Sicilia di via Gioacchino Ventura a Palermo, il Convegno di chiusura del Progetto Genefish, realizzato dall’Associazione Amici della Terra e finanziato dal Programma Operativo Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (PO FEAMP) Misura 1.26, che tra i suoi obiettivi pone lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, compresa la promozione del capitale umano.
 
Il convegno di chiusura del Progetto Genefish
 
Un Progetto che ha visto coinvolti l’Associazione Amici della Terra Club di Agrigento in collaborazione con l’U.N.C.I. Sicilia, le relative aziende cooperative di pesca (Azzurra Pesca, Futur Pesca, Gente di Mare, Lavoratori del Mare, Maria SS. Di Portosalvo), ed esperti biologi e tecnologi molecolari.
 
Obiettivo del progetto è stato quello di dimostrare le potenzialità delle tecnologie molecolari di ultima generazione per contrastare il fenomeno delle frodi commerciali quindi dell’immissione in commercio di un alimento “diverso” da quello atteso dal consumatore.
Genefish ha sperimentato un nuovo servizio di tracciabilità molecolare, coinvolgendo le cooperative di pesca nella elaborazione di una certificazione di prodotto, finalizzata alla creazione di un disciplinare di produzione che tenga conto della tracciabilità molecolare e che possa essere associato ad un marchio di qualità identificativo dei prodotti “geneticamente certificati”.
 
Un intenso momento di confronto sulle potenzialità e i pericoli di un settore, quello della pesca, che, rappresentando una delle identità commerciali del Meditteraneo, necessita di tutele dal fenomeno delle frodi commerciali, con l’immissione nel mercato di un alimento diverso da quello atteso dal consumatore, con un valore nutritivo ed economico minore del prodotto dichiarato.
 
In particolare il progetto Genefish ha fatto uso di un sistema, composto da una strumentazione analitica e da specifici kit di reagenti, come spiega il Biologo molecolare Sandro Drago, attraverso una moderna tecnologia molecolare denominata LAMP, che ben si presta ad essere utilizzata anche al di fuori di laboratori specializzati in biologia molecolare.
 
Tale sistema consente di identificare se il prodotto analizzato appartiene o meno ad una determinata specie ittica.
 
Senza entrare nei dettagli biomolecolari, in questa sede, sottolinea Drago, che la tecnologia molecolare LAMP, strumentazione da noi adottata nel Progetto, permette in tempi molto rapidi, dell’ordine dei trenta minuti, questa identificazione, poiché esamina il DNA del pescato, unico per ciascuna specie. Si tratta di garantire la sicurezza alimentare, in maniera rapida e utilizzando un prelievo di pochi milligrammi”.
 
Da sinistra Cammalleri, Dimino e Amico
 
 
Sicurezza alimentare che equivale alla salvaguardia della salute del consumatore finale, alla sua soddisfazione e alla credibilità dell’intera filiera del pescato, valorizzando i prodotti locali.
“L’obiettivo del Progetto è abbattere la zona del consumo incerto in luoghi come la ristorazione o le pescherie, stimolando tutti i possibili punti interrogativi su cosa il consumatore porta in tavola, oltre che quello di salvaguardare la sua salute, evidenziando la presenza nel pescato di microplastica – sottolinea Gennaro Scognamiglio, Presidente Unci Agroalimentare – In questa direzione i primi risultati sono confortanti, riguardo invece alle prospettive future, un prossimo step sarà quello di promuovere l’utilizzo di mezzi fisici, come la mousse di ghiaccio, invece di mezzi chimici”.
 
“L’Unione Europea rende noto che importiamo più del 70% del pesce che mangiamo e che il consumatore finale conosce e consuma solo cinque specie del Mediterraneo, che costituiscono l’80% dei consumi, contro le 150 disponibili – commenta Dario Cartabellotta, Dirigente Generale Dipartimento della Pesca Mediterranea Regione Siciliana – Contrastare le frodi alimentari significa altresì valorizzare la biodiversità, obiettivo a cui bisogna lavorare, attraverso la costituzione di un marchio unico dei prodotti del Mediterraneo”.
 
“Il Progetto ha stimolato idee e propositi: personalmente credo che sia importante coinvolgere la sanità e le Asl per conoscere la dimensione del problema legato agli avvelenamenti e ribadire l’importanza di una corretta etichettatura del pescato. In questo versante la politica deve fare la sua parte: essa deve avere una volontà salda, affinché noi, esecutori della salvaguardia dei prodotti, possiamo agire supportati da fondi e da una cultura di innovazione che dia sempre maggior valore alla sicurezza alimentare e alla varietà delle scelte di consumo” conclude Ignazio Cammalleri, Presidente Associazione Amici della Terra.

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