Vincere la paura trovando il coraggio - QdS

Vincere la paura trovando il coraggio

Carlo Alberto Tregua

Vincere la paura trovando il coraggio

venerdì 26 Marzo 2010
La paura è uno stato emotivo dell’anima, costituito da un senso di insicurezza e di ansia di fronte ad un pericolo reale o immaginario  o dinnanzi a cosa o fatti  dannosi. La parte peggiore della paura consiste nel preoccuparsi del niente, perchè non ha consistenza e non si riesce ad individuarne le cause. 
La paura domina i caratteri più fragili delle persone adulte, ma anche quelli dei bambini e degli anziani, per ragioni diverse. I bambini non sanno, non conoscono, per loro gli accadimenti sono nuovi e l’istinto di conservazione li porta a temerli, indipendentemente dal fatto che siano positivi o negativi. Gli anziani temono gli eventi, avendo la vita dietro le spalle, perchè intravedono l’appuntamento definitivo, in cui lo spirito abbandona il corpo.
Però, nessuno può vivere nell’ansia e nella paura, ma deve avere ottimismo per onorare la propria esistenza e riempirla di azioni positive per gli altri e per se stessi. Il rischio che corriamo è quello di non vivere non facendo e non dicendo.

Dobbiamo, invece, vincere la paura del nulla, anche compiendo fatti e circostanze concrete. Vincerla, sapendo che spesso si tratta di uno stato d’animo e non di una condizione fisica, per cui si pensa negativamente senza alcuna ragione.
Non bisogna essere particolarmente volitivi per trovare il coraggio necessario ad affrontare le situazioni, anche quando ci si trova di fronte ad alcune di esse pericolose. Bisogna comprendere fino a che punto valga la pena correre rischi. E quando ne vale la pena, decidere come affrontarli.
Sentiamo dire spesso che chi non ha coraggio, non sa come trovarlo. Anche il coraggio è uno stato d’animo. Se uno non ce l’ha, se lo può costruire a condizione che abbia ben chiaro a cosa serva. Intendiamoci, non facciamo riferimento ad eroi, che spesso lo sono diventati incosciamente. Facciamo riferimento a persone normali, che compiono azioni straordinarie.
La questione da valutare non è, comunque, compiere azioni straordinarie o particolarmente coraggiose, ma fare tutto il possibile per adempiere al nostro dovere.

 
Vincere la paura, dunque, costruendo il coraggio dentro di noi, traendone quella parte necessaria per affrontare la vita in tutti i suoi aspetti, che per la maggior parte non sono positivi.
Dobbiamo, perciò, contrapporre alla negatività dei fatti che incontriamo la nostra positività per risolverli al meglio, senza che ci stanchiamo, senza che ci annoiamo, persino con buon umore.
Un detto cita: Chi di speranza vive, disperato muore. Subito bilanciato da un altro di segno opposto: La speranza è l’ultima a morire. La verità forse non sta nè nell’uno nè nell’altro, ma nel vivere con concretezza ed operosità, in altri termini nel fare ogni sforzo per produrre risultati, che si ottengono agendo con dedizione e senza eccessive preoccupazioni.

Quando sentiamo dire che bisogna lavorare per dare ai nostri figli un futuro migliore, prendiamo atto del buon proposito, ma contemporaneamente dello scarico di coscienza di chi lo dice, il quale solitamente non fa nulla per realizzarlo.
È, invece, meglio operare in silenzio a favore dei terzi e di se stessi, con normalità e tranquillità, sapendo che dopo avercela messa tutta, quello che accade non è nella nostra disponibilità.
Probabilmente gli eventi seguono dei loro meccanismi. Ciascuno di noi può fare poco, per mutarne il corso. Tuttavia qualcosa possiamo fare ed il nostro agire deve tener conto della nostra capacità per fare. Per fare, appunto. Non ci vuole coraggio, ma non bisogna avere paura. Il fare deve  essere di qualità perché senza di essa potrebbe essere inutile e perfino dannoso.
Quanto precede si condensa in un unica verità: ognuno di noi è poca cosa nell’universo, sol che pensiamo di essere ben 6,5 miliardi di persone. Perciò sembra strano vedere e sentire persone che si gonfiano il petto, pensando di essere il birillo del mondo. Tanto, poi, basterà uno spillo per sgonfiarlo e rimetterle in riga fra persone normali.

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