Quando fare impresa al Sud è un’impresa - QdS

Quando fare impresa al Sud è un’impresa

Vanessa Paradiso

Quando fare impresa al Sud è un’impresa

martedì 07 Settembre 2010

Secondo uno studio di Confartigianato, le aree con il contesto più adatto a impiantare attività imprenditoriali sono tutte al Nord. I giovani di Confindustria Sicilia chiedono di sbloccare le riforme per favorire lo sviluppo

PALERMO – L’Ufficio Studi di Confartigianato ha misurato la qualità di alcuni servizi pubblici necessari per avviare e gestire una attività imprenditoriale.
Le conclusioni cui è pervenuta rilevano che le aree con il contesto più adatto alle attività produttive sono tutte al Nord, mentre le province che soffrono di più il carico burocratico sono viceversa al Centro-Sud.
“È impensabile che un’impresa è favorita se si trova in provincia di Ravenna e sfavorita se è in provincia di Catanzaro, la concorrenza non è leale perché non dipende dalle capacità ma dalla sorte”, ha sottolineato il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini che, per equiparare le situazioni, chiede al governo di “dare attuazione concreta al provvedimento contenuto in Finanziaria sulla “Segnalazione certificata di inizio di attività” (Scia)”.
In tal senso si orientano le richieste avanzate dal Comitato regionale dei Giovani imprenditori di Confindustria Sicilia, presieduto da Giorgio Cappello. “Sbloccare le riforme e la semplificazione amministrativa per favorire lo sviluppo imprenditoriale.
Chi vuole realizzare un investimento o avviare una nuova attività di impresa è costretto a gironi infernali in vari enti ed istituzioni, regionali e locali, e ciascuno per la propria parte reclama competenze e pone veti. Occorre mettere la burocrazia nelle condizioni di rispondere subito sì o no con un unico procedimento, e di spiegare al contempo le ragioni dei provvedimenti di autorizzazione o di diniego”.
A proposito dei tempi di avvio d’impresa, il Ministero dello Sviluppo Economico con la circolare n. 3637 del 10 agosto 2010 ha fornito i primi chiarimenti sulla segnalazione certificata di inizio attività, che dovrebbe migliorare i risultati ottenuti con la Comunicazione Unica (dal primo aprile aveva sostituito le precedenti quattro procedure). Come segnalato da Giorgio Guerrini “con l’attuazione concreta del provvedimento un imprenditore può aprire una impresa e poi vengono fatti i controlli”.
La Scia prende quindi il posto della Dia. L’attività imprenditoriale che si intende iniziare, può essere avviata lo stesso giorno della segnalazione e l’amministrazione competente ha 60 giorni di tempo per procedere alla verifica delle certificazioni, poste a corredo della comunicazione di inizio attività.
Nel caso in cui gli organi preposti alla sorveglianza dovessero verificare l’assenza dei requisiti di legge o di qualche requisito possono bloccare la prosecuzione della attività, qualora entro i termini fissati dall’amministrazione stessa non si sia proceduto alla regolarizzazione della pratica.
Decorsi i 60 giorni, l’amministrazione può solo agire: a) mediante provvedimenti in autotutela;b) mediante la procedura interdittiva, purché sia verificato che siano state rese dichiarazioni false e mendaci; c) mediante la procedura interdittiva, ma solo in presenza del pericolo di un danno per il patrimonio artistico, per l’ambiente e la sicurezza e previo accertamento dell’impossibilità di tutelare tali interessi, mediante adeguamento dell’attività.
 

 
L’approfondimento. P.A. e scarso utilizzo della tecnologia online
 
PALERMO – Il Ministero ha precisato che per le attività di installazione di impianti, autoriparazione, pulizie e facchinaggio, la Scia potrà essere presentata contestualmente alla comunicazione unica e determinerà l’iscrizione nel registro delle imprese entro il termine previsto dall’art. 11, comma 8, del Dpr 581/95. Per le attività di intermediazione commerciale e di affari, agente e rappresentante di commercio, mediatore marittimo, spedizioniere, è stato chiarito che “fino alla data di applicazione delle disposizioni emesse ai sensi dell’art. 80” del D.Lgs. 59/2010, i soggetti che intendono iniziare ex novo una di queste attività dovranno presentare la Scia”. Infine, con riferimento alle attività di vendita e di somministrazione di alimenti e bevande, il Ministero ha specificato che, nei casi in cui la disciplina di settore richiami la Dia, questa è da intendersi sostituita dalla Sica, salvo nelle ipotesi in cui ai fini dell’avvio dell’attività, la disciplina non preveda strumenti di programmazione, In questo caso, resta ferma la necessità di ottenere l’autorizzazione. D’altra parte fa notare Confartigianato la Scia dovrebbe migliorare ancora, poiché secondo una propria analisi resta ancora elevato il numero di pratiche da gestire in fase di avvio poiché è ancora insufficiente l’utilizzo da parte della Pa delle tecnologie on-line.

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