Un nuovo Doc tra le vigne etnee - QdS

Un nuovo Doc tra le vigne etnee

Antonio Iacona

Un nuovo Doc tra le vigne etnee

giovedì 02 Dicembre 2010
Si arricchisce di una nuova, preziosa gemma il suggestivo scenario dell’Etna, in quella fetta di territorio del Comune di Milo, dove per legge il vino per le sue peculiari caratteristiche uniche al mondo è definito “Superiore”. Anche se la sua forza e la sua eleganza non scaturiscono da codici e manuali bensì sono biglietti da visita naturali per l’intera provincia etnea.
È in commercio da pochi mesi ed è già stato stimato tra le migliori produzioni vitivinicole a livello nazionale. Scriviamo di “Legno di Conzo”, l’ultimo nato in casa “Barone di Villagrande” come Etna Bianco Superiore. E ci sarà un motivo se, appena “in fasce” solo quest’estate, è stato simbolicamente battezzato da uno dei maggiori scrittori mondiali di vino e sul vino: Robert V. Camuto, autore di “A Sicilian Wine Odyssey”.
Era presente anche lui, infatti, quando “Legno di Conzo” si è svelato al grande pubblico, nel panorama già vasto dei vini, ma con doti che sono tipiche del vulcano tutto catanese. Un vino che alla voglia di innovazione e di cambiamento sposa senza imbarazzo la secolare tradizione vitivinicola siciliana. Questo Etna Bianco Superiore arriva dopo anni di studi, prove e affinamenti, da un appezzamento di terreno (5 mila ceppi per ettaro) che si distingue per la grande complessità aromatica, rivelata nelle diverse annate. Composto da varietà di Carricante, allevato con sistema Guyot, questo vino Doc riposa oltre due anni nelle cantine di Barone di Villagrande, dopo la fermentazione in botti di rovere: l’affinamento avviene un anno in legno e il successivo in vetro. Si adatta a un lungo invecchiamento, mantenendo intatti equilibrio, fragranza ed eleganza. Un carattere che si fa rispettare, rivelando una certa forza.
Alla degustazione si presenta di colore luminoso, un giallo con riflessi verdolini, un ampio profumo che dalle note di mandorle e noci porta fino ai sentori della frutta, soprattutto quella estiva. È fresco e dalla lunga persistenza, di quella persistenza che confessa, infatti, lo sposalizio tra antico e moderno.

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