La Sicilia dei precari - QdS

La Sicilia dei precari

La Sicilia dei precari

giovedì 29 Marzo 2012

Nei primi sei mesi del 2011, oltre 900 mila under 30 “a tempo”. Solo la Danimarca ci supera in classifica. I lavoratori con contratto a tempo determinato spopolano nel settore pubblico, sono 31.771

CATANIA – In Italia l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati sotto i 24 anni è superiore rispetto alla media europea, ed in crescita molto più rapida negli ultimi 10 anni. Solo la Danimarca tra i principali Paesi europei ci batte per primato nei contratti che durano più di 36 mesi. Nei primi sei mesi del 2011, degli oltre 900 mila Under 30 a termine in Italia, circa 144 mila ha un contratto di durata superiore ai 3 anni: con la riforma del mercato del lavoro si troveranno di fronte al bivio della stabilizzazione o della definitiva conclusione del rapporto.
E la Sicilia in quanto a precari batte tutti. Secondo l’annuario statistico della Regione, nel 2010, ultimo anno censito, risultano esserci ben 204.780 occupati dipendenti a tempo determinato, una quota che sfiora il 10 per cento del totale in Italia. Neanche a dirlo ad incidere maggiormente su questo numero così alto di precari è senza ombra di dubbio il numero di lavoratori inseriti all’interno delle pubbliche amministrazioni (31.771).
L’Italia rispetto a tutti i principali Paesi europei partiva nel 2001 da una incidenza di contratti a termine molto più bassa e la situazione era addirittura amplificata per quanto riguardava i giovani.
Dal 2004, dopo l’entrata in vigore della legge Biagi, il trend di crescita dei contratti a termine in Italia è vertiginosa, soprattutto per i giovanissimi, che sfiorano il 50% nel 2011.
Se si guarda ai giovani dai 15 ai 24 anni il peso dei contratti a termine è di oltre 7 punti superiore alla media UE, ma comunque inferiore ai valori di Germania e Francia, che superano abbondantemente il 55%.
Una anomalia italiana piuttosto consistente si registra poi nella durata dei contratti a termine, ed in particolare di quelli che superano i 36 mesi: nel 2010 il confronto europeo mostrava come in Italia il 21% dei giovani fino a 24 anni aveva un contratto a termine “lungo”, un dato inferiore solo a quello della Danimarca.
Sono oltre 144 mila i giovani con meno di trent’anni che nel primo semestre 2011 avevano un contratto a termine di durata superiore ai 36 mesi, quasi 2 su 10. L’intento della riforma, che punta alla trasformazione di questi rapporti in contratti a tempo indeterminato, è sicuramente positivo, ma allo stato attuale è difficile dire, una volta applicata alla riforma, se ciò avverrà o se questi giovani si troveranno applicato un contratto a termine in un’altra azienda o, peggio ancora, andranno ad allungare la fila dei disoccupati.

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