Libia, Conte incontra Sarraj, migranti intrappolati nei centri - QdS

Libia, Conte incontra Sarraj, migranti intrappolati nei centri

Libia, Conte incontra Sarraj, migranti intrappolati nei centri

sabato 11 Gennaio 2020

"Siamo 650 e viviamo nella paura, senza protezione né vie di fuga". L'appello rilanciato da don Mussie Zerai, presidente di Habeshia, sacerdote di riferimento per coloro che tentano di arrivare in Italia. Le ong continuano a salvare vite

Oggi a Palazzo Chigi l’incontro tra Conte e Sarraj, saltato tre giorni fa all’ultimo per volere dello stesso premier libico, infastidito dall’accoglienza riservata dall’Italia al generale Haftar.

Sul terreno intanto ci sarebbero i primi morti tra i soldati turchi.

Sul fronte diplomatico invece l’Ue ha rilanciato l’appello ad applicare un efficace embargo sulle armi verso la Libia.

Intanto un drammatico Sos è arrivato dai centri di detenzione di migranti in Libia.

“Siamo circa 650 persone, donne e uomini di diverse nazionalità, di cui 400 eritrei ed etiopi, viviamo costantemente nella paura, perché sentiamo continuamente spari nelle vicinanze, e noi chiusi qui, senza protezione, senza vie di fuga in caso di attacco, rischiamo la vita”.

Questo l’appello rilanciato da don Mussie Zerai, presidente di Habeshia, sacerdote di riferimento per i migranti che tentano di arrivare in Italia, e che in passato è anche stato candidato anche al Premio Nobel per la Pace.

“Il nostro lager – hanno raccontato – è usato anche come deposito di armi e questo fatto aumenta il rischio che diventiamo probabile obiettivo militare. Tra il 27 e il 28 dicembre 2019 hanno bombardato alcune strutture molte vicine al nostro, questo fatto aumenta il terrore che pervade tutti noi”.

Quindi l’appello: “Chiediamo l’aiuto di tutte le istituzioni europee e delle agenzie umanitarie di mobilitarsi per trovare una soluzione e mettere in atto un piano straordinario di evacuazione. Ogni tentennamento e rinvio mette in pericolo la vita di centinaia di vite umane”.

I migranti hanno anche parlato delle condizioni molto precarie anche dal punto di vista igienico e sanitario con il diffondersi in particolare della tbc ma senza più alcuna assistenza medica.

Ai problemi che ci sono sempre stati in questi centri si aggiunge forte la paura di non avere via di fuga in caso di bombardamenti, visto l’acuirsi della tensione nel Paese nordafricano.

Continua intanto l’opera di soccorso da parte delle navi delle ong, mentre a Lampedusa si è registrato ieri il primo sbarco del 2020.

Le motovedette della Guardia di Finanza di Lampedusa hanno avvistato a due miglia dall’isola siciliana un barchino, di circa 10 metri, con a bordo 97 immigrati che sono stati soccorsi dalla stessa Gdf e dalla Guardia costiera.

I migranti sono stati tutti portati nel centro d’accoglienza di contrada Imbriacola.

La Sea Watch 3 ha invece soccorso, sempre ieri, 119 persone in tre diversi interventi, mentre la nave di Open Arms ha soccorso al largo della Libia 44 persone.

I migranti, tutti uomini, ha fatto sapere la ong spagnola, erano a bordo di una piccola imbarcazione alla deriva da due giorni, in stato di ipotermia grave e in “condizioni critiche”.

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