Coronavirus, un milione di siciliani alla fame, migliaia di imprese ferme e senza prospettive - QdS

Coronavirus, un milione di siciliani alla fame, migliaia di imprese ferme e senza prospettive

Coronavirus, un milione di siciliani alla fame, migliaia di imprese ferme e senza prospettive

mercoledì 25 Marzo 2020

Confcommercio, Sicindustria, ordini professionali: “Il Governo si è dimenticato di noi nel Decreto Cura Italia”

CATANIA – Una manovra poderosa. Così il premier Giuseppe Conte definiva il decreto, ribattezzato “Cura Italia”, che ha varato misure di sostegno economico per imprese, lavoratori e famiglie, e di potenziamento del servizio sanitario nazionale per far fronte all’emergenza Coronavirus.

Solo poche ore dopo le misure restrittive volute da Musumeci per la Sicilia, è arrivata la nuova stretta che ha chiuso da lunedì tutte le attività produttive non essenziali. Ma se da una parta la misura è stata quasi una scelta obbligata per contenere il Coronavirus, dall’altra ci sono milioni di lavoratori fermi ormai da 15 giorni, senza alcun supporto (ad oggi) da parte dello Stato, che non intravedono la fine del tunnel e che anzi, sembrano entrare giorno dopo giorno in un incubo sempre più opprimente.

Lo stop alle attività produttive potrebbe causare perdite di 100 miliardi di euro al mese – ha dichiarato pochi giorni fa il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – ma cosa succede in Sicilia, un territorio che per tanti motivi è stato ed è ancora più in sofferenza della media italiana?

SICINDUSTRIA
“Una farsa – l’ha definita Sicindustria -. Il decreto che doveva tamponare l’emergenza di un Paese in difficoltà non è altro che una farsa. Una presa in giro senza troppi trucchi. Nessun aiuto concreto alle imprese. Soldi a destra e sinistra, contributi sparpagliati senza criterio. Non un piano, non un programma per sostenere organicamente la produzione italiana. In un momento come questo le aziende chiedono certezze e il governo risponde con una presa per i fondelli.
Molti apparati ed enti dello Stato non si rendono conto che siamo in una situazione emergenziale pari a quella postbellica. E continuano a giocare sulla pelle delle imprese e dei lavoratori.
Ecco i punti controversi.

Cassa Integrazione. Il decreto legge che prevede la Cig ordinaria per nove settimane con causale Covid-19 non stanzia le risorse necessarie, complessivamente 1 miliardo e 300 milioni per tutta l’Italia, fondi che potrebbero bastare per non più di 400 mila dipendenti. Si tratta dunque di un bluff. Inoltre impone inutili consultazioni sindacali come se ci fosse da discutere.
Tanto per fare un esempio, in questo momento in Sicilia abbiamo circa 100.000 richieste di Cassa Integrazione e 50.000 di Cassa Integrazione in Deroga.

Al netto dei beni primari (alimenti, medicine e beni di necessità) siamo di fronte a una contrazione dei consumi che finora ammonta al -60%, ma di questo passo la contrazione nei 2 mesi diventerà prossima al 100%.

Fisco. In ambito fiscale, le aziende con più di 2 milioni di fatturato non hanno ottenuto alcuna sospensione, di fatto, per quanto riguarda il pagamento delle imposte, dei contributi previdenziali e dell’IVA. Non è prevista la sospensione degli adempimenti legati ad appalti e subappalti e il differimento dei termini di versamento dei carichi affidati all’agente della riscossione è irrisorio.

Adempimenti di previdenza e assistenza, altra barzelletta. Mentre il Governo annuncia a gran voce la sospensione dei termini per il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, l’Inps fa esattamente l’opposto e sollecita il versamento.
Ancora più grave è l’approccio superficiale del governo nel promettere bonus una tantum a professionisti, partite Iva, commercianti senza una copertura finanziaria adeguata generando una serie di click day finalizzati ad escludere la maggioranza dei potenziali richiedenti.

CONFCOMMERCIO SICILIA

Anche il presidente regionale di Confcommercio, Francesco Picarella, è intervenuto sulla questione scrivendo al presidente della Regione Musumeci per chiedergli un incontro.

“Si faccia in fretta per cercare di salvare il salvabile. Molte sono le imprese della nostra isola che, dopo questo periodo di emergenza sanitaria, si troveranno alle prese con un’altra emergenza, quella di mantenersi in vita. E non sarà un affare semplice. Anzi, comincerà un’altra battaglia per certi versi molto più dura. In cui ci sarà bisogno del sostegno delle istituzioni per evitare che siano mietute vittime di altro tipo, mandando a gambe all’aria un’economia, quella siciliana, per molti versi già precaria”. Il presidente Picarella afferma che i malati gravi sono i settori del turismo e dei trasporti. Per non parlare del fatto che la quarantena collettiva affonderà settori specifici del commercio, in particolare abbigliamento e tempo libero. E si aggiunga anche il settore della vigilanza privata, stracolma di lavoro in questa fase, e che quindi non può attivare alcun ammortizzatore sociale, con la consapevolezza che, però, difficilmente potrà essere pagata, almeno nel breve e medio periodo.

“Possiamo ipotizzare – aggiunge – una perdita nell’ordine di 3-4 miliardi di euro con riferimento al consumo delle famiglie nella nostra isola. Stiamo affrontando la chiusura della saracinesca con la responsabilità di chi, chiudendo, sa di contribuire a uno sforzo straordinario per contenere la diffusione dell’epidemia non dimenticando la responsabilità di chi resta aperto per assicurare la distribuzione di generi alimentari e di prima necessità. Il fatto, però, è che restare a casa non può e non deve significare la rovina. Servono aiuti e risorse straordinarie, naturalmente più di quanto non sia già stato fatto”.

Intanto il governo Musumeci ha deciso di mettere a disposizione trenta milioni di euro come contributo sugli oneri per interessi e le spese di istruttoria per i finanziamenti. Un meccanismo che, attraverso il “Fondo Sicilia” gestito dall’Irfis – la banca controllata dalla Regione – e in sinergia con tutti gli altri istituti bancari dell’Isola, consentirà di immettere seicento milioni di euro di liquidità per le aziende siciliane. Ciascuna azienda potrà chiedere un credito di esercizio per un importo massimo di centomila euro, per un periodo di 15 mesi, di cui almeno tre di pre-ammortamento.
“Si tratta – commenta l’assessore per l’Economica Gaetano Armao – di un’ulteriore iniziativa, preceduta dalla moratoria sugli interessi, che serve a ridare ossigeno alle nostre imprese. Del resto serve a poco posticipare le scadenze tributarie se non aiutiamo con pronta liquidità l’imprenditore, fornendogli credito di esercizio e capitale circolante”.



21 professioni ordinistiche fanno fronte comune contro l’esclusione dal “Cura Italia”

“Il Governo ha ignorato deliberatamente 2,3 milioni di professionisti italiani”

Il Decreto “Cura Italia” ha deliberatamente ignorato i professionisti ordinistici, non riconoscendo il ruolo svolto da ben 2,3 milioni di professionisti italiani. Così facendo il Paese rischia di pagare un prezzo altissimo, soprattutto quando arriverà il momento di rimetterlo in piedi. E’ il pensiero delle professioni riunite nei giorni scorsi da CUP e RPT in un incontro in cui è stato stabilito di fare fronte unico per la tutela dei liberi professionisti in questa fase drammatica causata dall’emergenza Covid-19.

Alla riunione, coordinata da Marina Calderone (Presidente CUP e Consulenti Lavoro) e Armando Zambrano (Coordinatore RPT e Presidente Ingegneri), hanno partecipato 21 ordini professionali: Agronomi (Diamanti), Agrotecnici (Bruni), Architetti (Cappochin), Assistenti sociali (Gazzi), Attuari (Crenca), Chimici e Fisici (Orlandi), Consulenti del Lavoro, Commercialisti (Miani), Geologi (Peduto), Geometri (Savoncelli), Giornalisti (Ferro), Infermieri (Aceti), Ingegneri, Ostetriche (Vicario), Periti agrari (Braga), Periti industriali (Esposito), Psicologi (Lazzari), Tecnici di Radiologia Medica (Pelos), Spedizionieri doganali (Silonos), Tecnologi alimentari (Aspesi), Veterinari (Penocchio).

Per queste ragioni, nei prossimi giorni i rappresentanti delle 21 professioni ordinistiche riunitesi lavoreranno ad un pacchetto di proposte unitario che tenga conto delle esigenze generali, nella logica della sussidiarietà al Paese, principio guida della loro attività, e di quelle specifiche delle singole professioni. Un lavoro che scaturirà, a strettissimo giro, nella elaborazione di un Manifesto delle professioni col quale i 2,3 milioni di professionisti rappresentati si proporranno in maniera unitaria e compatta al Governo per un’interlocuzione seria e puntuale.

I professionisti, sostengono CUP e RPT, devono riaffermare il proprio ruolo e parlare con un’unica voce. Non hanno bisogno di interventi a pioggia ma di una serie di interventi precisi, mirati. Chiarendo le modalità di applicazione dell’art.44 (Reddito di ultima istanza) e quindi la disponibilità di risorse per i professionisti. Ma anche, mettendo le proprie Casse previdenziali nelle condizioni di intervenire in maniera forte e risolutiva, utilizzando risorse proprie. Basterebbe rendere disponibili tutte le somme della ingiusta doppia tassazione delle Casse (stimabile in 1 miliardo di euro), per un anno, che potrebbero alimentare provvedimenti importanti per la ripresa degli studi professionali ed a ristoro della crisi.

“Nell’ultimo decreto – dice Alessandro Amaro, presidente dell’ordine degli Architetti di Catania – sembra esserci una distinzione tra lavoratori di serie A e B. Infatti, per la nostra e altre categorie professionali iscritte agli Ordini non sono previste le stesse tutele applicate a dipendenti e imprese. Non è stato previsto nessun ammortizzatore, né per soglia di reddito, né secondo altri criteri”.

Un duro colpo per una categoria che, soprattutto in Sicilia, deve fare quotidianamente i conti con una crisi senza fine.



Lavoratori autonomi non destinatari di adeguati aiuti

MESSINA – Da un lato aumentano le spese per tutelare la salute e l’igiene dei nostri lavoratori, garantire la produzione di beni essenziali e quindi il posto di lavoro dei dipendenti e l’indotto, dall’altro sono crollate le entrate per la chiusura di attività commerciali e quindi scarsa liquidità e difficoltà a pagare i fornitori; tasse non sospese ma solo rinviate di qualche giorno, cronica difficoltà ad avere accesso al credito bancario e il grande timore della proroga in aprile, necessaria per la salute pubblica, ma forse non accompagnata da nuovi interventi incisivi e diffuse per far ripartire l’intero tessuto economico nazionale: sono alcuni dei punti nevralgici oggetto della lettera inviata da Alessandro Faranda, amministratore di Fontalba, al premier Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, per sensibilizzare il Governo in merito al decreto “Cura Italia” e accendere i riflettori su alcune importanti questioni.

L’imprenditore messinese lancia un appello in difesa di tutte le categorie produttive, invitando il Governo a adottare, al più presto, ulteriori misure economiche e fiscali che abbraccino una più ampia platea di beneficiari:

“Ci sono aziende che hanno fatturati importanti, ad esempio oltre i 2 milioni di euro, che rappresentano una grossa fetta del PIL nazionale, hanno tanti dipendenti e muovono preziosi indotti economici, ma ci sono anche i lavoratori autonomi: molti di questi non sono destinatari di adeguati aiuti da parte dello Stato per far fronte allo stato di crisi”.

F.L., commerciante d’abbigliamento in provincia di Catania, avente una srl di cui è socio unico, racconta la sua esperienza. “Sono l’amministratore ma anche socio lavoratore (infatti contribuisco doppiamente al pagamento dell’Inps, sia come commerciante che come lavoratore), oltre me ci sono due dipendenti. Per il negozio sono a mio carico tutte le spese del caso da pagare mensilmente: affitto, merce, utenze, stipendi, contributi, finanziamenti. Il mondo si ferma ma le utenze no, gli stipendi non posso pagarli, e tra l’altro non ricevo nessun aiuto dallo Stato poiché sono una srl”.

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Un commento

  1. Nino ha detto:

    Credo che la situazione sia abbastanza seria. Allo stesso tempo, non credo che ci sia ancora motivo di pensare a 1 milione di siciliani affamati. Per rispetto intellettuale e per il nostro popolo, rimuovete questo articolo, State facendo un pessimo servizio di informazione ed allarmando ancora di più la popolazione. Cosa volete ottenere, qualche like in più? State giocando sula pelle della popolazione! Non è professionale. L’informazione ha un effetto sulla popolazione e va gestita, sopratutto in momenti come questo. Fatevi la domanda: può essere utile per i cittadini leggere quello che sto per pubblicare? Se non lo è cestinate. Se davvero pensate certe cose, ed avete dei dati certi alla mano, inviate delle missive al ministero. Da chi può effettivamente intervenire. Siamo in piena pandemia, ritengo che queste cose vadano discusse dopo. Non è per nulla intelligente aggiungere altro peso su chi lo ha già enorme addosso. La popolazione ha bisogno di messaggi di speranza. Andatevi a documentare sugli effetti della comunicazione sulle masse. Forse quel giorno avete saltato la lezione all’Università?

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