Anaepa Confartigianato edilizia Sicilia analizza il difficile momento del comparto e le prospettive future. Il vicepresidente Cutrone: “Necessario eliminare o ridurre le ritenute a monte dell’8% addebitate sui conti aziendali”
PALERMO – L’inizio della fase due garantisce la ripartenza di molteplici attività e la possibilità di guadagno per i tanti lavoratori rimasti 60 giorni senza stipendio. Infatti, ripartono i cantieri. Gli operai saranno controllati all’ingresso del cantiere da una figura preposta che rivelerà la temperatura e chiederà l’autocertificazione, nella quale i lavoratori dovranno specificare di non essere stati a contatto con soggetti che hanno contratto il coronavirus. A tutti saranno forniti i dispositivi di protezione individuale, saranno sanificati i locali, gli spogliatoi e i dormitori, sarà consentito solo l’uso individuale dei mezzi aziendali, e previste distanze di sicurezza e accesso a mensa in fasce orarie alternate, in modo da non creare assembramenti.
Respiro, quindi, per un comparto da anni in sofferenza, con un trend continuamente in discesa, soprattutto in questo periodo di emergenza. L’appello al governo regionale di Anaepa Confartigianato Edilizia ha dato i suoi frutti. In particolare, nel ricorso è stato espresso a chiare lettere il timore di un blocco pesante per le attività delle ristrutturazioni, settore che, con le misure dell’ecobonus, stava aprendo a buone prospettive di lavoro per molti artigiani dell’edilizia, oltre che dell’indotto, composto dai rivenditori di materiale edile, dai meccanici, dai serramentisti, dai falegnami, dagli elettricisti, e da altre figure che, sinergicamente, si adoperano per la filiera delle Costruzioni.
“Questo settore – scrivono Mario Ridulfo (Fillea), Paolo D’Anca (Filca) e Francesco Di Martino (Feneal) – resta strategico per qualunque ipotesi di crescita della Sicilia. Gli oltre 100 mila lavoratori interessati vanno intanto sostenuti attraverso il pagamento immediato degli ammortizzatori sociali. Le due fasi della ripresa devono poi assicurare, la prima la ripartenza, la seconda il rilancio”.
In tema di rilancio e ripartenza, i vertici Anaepa fondano la loro idea su una procedura di inizio lavori semplificata. “Un primo passo potrebbe essere quello di autorizzare gli interventi della cosiddetta ‘edilizia libera’ e le opere per le quali è sufficiente la CILA (comunicazione di inizio lavori asseverata), così come ha già fatto la Regione Liguria – spiegano i vertici di Anaepa. Procedura possibile grazie al decreto 18/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove vengono autorizzate queste due tipologie di interventi ai sensi del D.P.R. 380. Potrebbero, quindi, ripartire anche piccoli lavori di restauro nelle abitazioni, sempre nel rispetto delle misure di sicurezza”.
In sintesi, un avvio di lavori edilizi da realizzare senza titolo abilitativo, ma con una semplice comunicazione da inviare all’ufficio tecnico del Comune. “Per rilanciare in maniera decisiva il comparto e dare la possibilità alle imprese di ripartire con le proprie risorse, senza aggravare ulteriormente le finanze del governo centrale – aggiunge Sebastiano Cutrone, vice presidente vicario di Anaepa Sicilia – è necessario eliminare o quantomeno ridurre le ritenute a monte dell’otto per cento, addebitate direttamente sui conti aziendali. Se non si riuscisse ad andare incontro alle imprese anche sotto questo profilo, si rischierebbe di dare il colpo di grazia definitivo all’intera filiera dell’edilizia isolana”.
“Non bisogna dimenticare – conclude Anaepa Confartigianato Edilizia – che prima dell’emergenza coronavirus, in Sicilia, in un anno avevano già chiuso i battenti oltre 400 imprese artigiane. Ad ottobre 2019, rispetto al secondo trimestre 2009, le imprese artigiane erano 5.747 in meno. Sul fronte occupazione, invece, al secondo trimestre 2019 gli occupati nel settore erano 74 mila, 3 mila in meno del 2018”.