Siglato il primo accordo di Cooperazione nella storia tra il nostro Paese e gli Usa attraverso l’uso dei Fondi europei. Tomaselli: "Non solo export, occorre attirare i capitali esteri. La politica non può sostituirsi agli economisti"
ROMA – Siglato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati un accordo economico storico tra Italia e Stati Uniti. Il primo accordo di cooperazione, con l’uso dei Fondi europei, si profila come una grande opportunità, anche per il Sud Italia, di ricevere importanti finanziamenti. Nuovi impulsi per l’industria, il turismo, l’agricoltura, la ricerca e l’innovazione.
Giorno 15 Novembre l’Osservatorio Romano ai Fondi Europei, presieduto dall’economista Santi Tomaselli, ha siglato con l’Istituto del Commercio Estero degli Stati Uniti d’America, presieduto dal dottor George Alessandri, il primo accordo di cooperazione nella storia tra l’Italia e gli USA attraverso l’uso dei Fondi Europei.
Santi Tomaselli, durante il suo intervento, ha spiegato l’importanza di una nuova visione di internazionalizzazione che non si limiti alle sole politiche di export delle nostre eccellenze all’estero.
Secondo l’economista, occorre indirizzarsi verso una cooperazione in grado di attirare capitali americani ed esteri attraverso i benefici derivanti dai Fondi europei. Questa linea consentirebbe un impatto positivo diretto e indiretto sulle piccole e medie imprese italiane, svilite dalle asfittiche politiche di erogazione creditizia dalle banche italiane: “Le banche italiane, sono, ancora oggi, prive di Ufficio Europa. Per tali ragioni, non riescono a fungere da collante con la complessa filiera dei Fondi europei”, dichiara.
Grazie all’agreement Italia-Usa, ci sarà un nuovo “ponte” attraverso il quale gli investitori americani saranno più incentivati a investire in Italia, in settori strategici. Tra questi, l’industria, il turismo, l’agricoltura, la ricerca e l’innovazione.
“Il più importante accordo mai sottoscritto dagli Stati Uniti d’America sul fronte del Commercio Americano”, secondo George Alessandri. Prima d’ora, infatti, pare che nessun attore istituzionale sia stato in grado di presentare in maniera esaustiva i vantaggi di possibili investimenti esteri in Italia, con il beneficio delle quote a fondo perduto dei Fondi comunitari.
Tomaselli, provocatoriamente, propone una reale “rivoluzione della normalità”: “La politica non può sostituirsi agli economisti, ma deve essere un mezzo nobile per trarre la sintesi delle dinamiche di sviluppo”, afferma.
Le istituzioni politiche presenti al convegno sembrano averne condiviso il pensiero. L’onorevole Roberto Castaldi ha proposto la creazione di vere e proprie “cabine di regia” sui Fondi strutturali, con il coinvolgimento di esperti del settore, tra i quali il presidente dell’Osservatorio romano, al fine di dare un sviluppo concreto a suoi progetti, come quello relativo alla rinascita delle aree industriali in crisi.
Anche il vicepresidente del primo Ufficio Europa per le Pmi, Gualtiero Maalo, si è detto molto soddisfatto del risultato raggiunto. Don Sergio Mercanzin, voce autorevole dello Stato Vaticano, ha condiviso la visione etica dell’uso dei Fondi europei sostenuta da Tomaselli, finalizzata al benessere della collettività.
“La sfida che ho lanciato vuole far veicolare gli investitori americani nel settore turistico e agricolo, specialmente nel Sud Italia e in Sicilia, utilizzando il Fondo europeo che, nella nuova programmazione, conta ben 2 miliardi di euro. Il 40% di essi sarà a fondo perduto”, spiega Tomaselli.
Il presidente dell’Osservatorio romano sembra utilizzare le sue ricerche per farne un moltiplicatore di sviluppo per la sua terra, ispirandosi anche ai risultati scientifici ottenuti del famoso economista John Maynard Keynes, durante la crisi economica del ‘29: “Alle istituzioni siciliane dico che è giunto il momento di svegliarsi e agire. Siete state dormienti per lunghi anni, ma le Pmi non possono più attendere. L’accordo firmato è una muraglia di speranza per la crescita del nostro Paese, in particolare del Sud Italia. La Sicilia, poi, è troppo spesso lontana dalle riflessioni di sviluppo internazionale, anche a causa di quella classe politica che, invece di partecipare a opportunità come questo convegno internazionale, resta rintanata nei suoi confini territoriali”.