Vita sedentaria, quando facebook sostituisce l’attività sportiva - QdS

Vita sedentaria, quando facebook sostituisce l’attività sportiva

Vita sedentaria, quando facebook sostituisce l’attività sportiva

martedì 04 Marzo 2014

Nel Mezzogiorno meno di un quarto della popolazione di 3 anni e più si dedica al movimento. Istat: nel 2013 solo un siciliano su cinque dichiara di praticare uno sport

PALERMO – Che l’attività fisica concorra a migliorare la qualità della vita, sia dal punto di vista della salute, che della nascita di valori sociali come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza, è un dato assodato, eppure in Italia solo il 30% della popolazione dai 3 anni in su pratica uno o più sport nel tempo libero. Il 21,3% in modo continuativo, l’8,7% solo saltuariamente. Il 27,7% della porzione di popolazione considerata, non pratica uno sport, ma svolge comunque un’attività fisica, mentre il 42% è popolazione sedentaria.
La propensione all’attività sportiva è in crescita, dal 26,8% del 1997 al 30% nel 2013, ma non abbastanza. Dati che ci parlano di come sia cambiata la vita soprattutto dei più giovani, nel tempo libero impegnati più sui social network che con la pallone e rollerblade.
Il quadro fornito dalla ricerca Istat “Noi Italia 2014. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, descrive un’Italia con differente attitudine alla pratica sportiva per area geografica, che coincide con una diversa disponibilità di strutture organizzate.
Il Nord-est è la ripartizione geografica con la quota più elevata di persone che praticano sport (37,9%), seguono il Nord-ovest con il 33,1% e il Centro con il 32,1%.
Il Mezzogiorno si caratterizza per la quota più bassa, con meno di un quarto della popolazione di 3 anni e più che dichiara di dedicarsi ad attività sportive. Le regioni con i dati più bassi sono la Campania e la Calabria (rispettivamente il 17,6% e il 20,2%) dove circa due persone su dieci dichiarano di praticare sport.
La Sicilia è al terzultimo posto, proprio dopo Calabria e Campania, con il 20,9%. Un dato in crescita rispetto al 17,5% del 1997, ma in calo preoccupante rispetto al 22,9% del 2011.
L’allarmante quadro siciliano conferma quanto denunciato a gennaio da Save The Children, che con l’obiettivo di innescare un meccanismo di cambiamento, ha dato vita al progetto “Pronti, partenza, via!” che cercherà di avvicinare allo sport oltre 65 mila bambini e genitori.
A Palermo la metà dei ragazzi si muove in macchina, solo il 24% a piedi ed il 9% in bici. In linea con la tendenza seguita dai genitori: nel 2013 il 44% rinuncia alle pratiche sportive, percentuale in crescita rispetto all’anno precedente in cui si attestava al 37%. Il 27% di minori fa attività motoria a scuola solo una volta a settimana, il 61% due volte, e solo il 9% tra le 3 e 4 volte a settimana. Le attività sportive extracurriculari svolte a scuola sono quasi inesistenti.
Una situazione sicuramente aggravata dalla spending review che ha toccato i finanziamenti dell’attività sportiva extrascolastica, passando dai 60 milioni investiti per il 2012, ai 40 nel 2013, fino ai 20 milioni del 2014.
I dati incrociati ci dicono, tra l’altro, che lo sport è un’attività del tempo libero quasi esclusivamente giovanile in Italia: le quote più alte di sportivi si riscontrano per i maschi nella fascia di età tra gli 11 e i 17 anni (circa il 68% ) e per le femmine in quella tra i 6 e i 14 (circa il 54%). Il confronto tra i sessi mostra una dedizione allo sport più accentuata tra i maschi (in media 36,4% contro il 24,0% delle femmine) in tutte le fasce di età ad eccezione dei giovanissimi (3-5 anni) quando le quote di praticanti si equivalgono tra bambine e bambini.
Quali politiche per invertire questo trend negativo? Come riportare i sedentari dal divano alla bicicletta?

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