Proteste per la scelta del governo spagnolo di abolire la legge sull’interruzione di gravidanza. In Sicilia la percentuale dei medici obiettori si attesta intorno all’80%
CATANIA – “Tremate, tremate le streghe son tornate”. In migliaia hanno riempito centinaia di piazze in tutta Europa sabato 1 febbraio a fianco delle donne spagnole che hanno visto abolire dal governo Rajoy la legge sull’aborto.
La manifestazione, sotto lo slogan "El tren de la libertad", è partita dalle Asturie per riunire le donne e gli uomini nelle strade di Madrid. La rete ha poi propagato la mobilitazione oltre i confini spagnoli, confini superati anche dall’attacco al diritto all’aborto. Da Bruxelles a Roma, da Parigi a Dublino, tutte unite al grido di “Yo decido”.
La legge Gallardon autorizza l’aborto solo in caso di stupro, di rischio per la salute della donna e per la sopravvivenza del nascituro, smantellando una conquista civile e sociale che sembrava intoccabile. La legge arriva dopo la bocciatura al Parlamento europeo della risoluzione Estrela, che stabiliva linee guida per i Paesi dell’Unione per garantire uguaglianza dei diritti sulla salute e dei diritti sessuali e riproduttivi, denunciando le differenze presenti in tema di contraccezione, educazione sessuale, interruzione di gravidanza nei diversi territori nazionali.
Una scelta antieuropeista, quella della bocciatura, che finisce per coprire politiche regressive, come quelle della Spagna, e per avallare realtà come quella italiana, in cui la legge a difesa del diritto d’aborto esiste, ma di fatto non viene applicata. Le percentuali dei medici obiettori di coscienza sono ormai al di sopra del 70%. In Sicilia addirittura all’80,6% secondo gli ultimi dati del ministero della Salute e del ministero della Giustizia. Stiamo parlando di 425 ginecologi (l’80,6%), 472 anestesisti (il 78,1 %) e 1.308 unità tra il personale non medico (l’86,9%).
Una situazione pericolosa i cui effetti sono già evidenti: ritorno alle pratiche clandestine, contrabbando di farmaci, ricorso a strutture private. Secondo il Ministero gli aborti illegali sarebbero stati più di ventimila nel 2008, ultimo anno di cui si hanno delle stime.
A Catania i gruppi “Le Voltapagina”, “Open mind”, “La Città felice”, “Movimento studentesco catanese”, “Arcigay” e “Catania bene comune” hanno dato appuntamento alle 11 di fronte alla Prefettura. Protagonisti dell’iniziativa slogan, striscioni, volantini per la sensibilizzazione dei passanti sul tema e un documento di opposizione alle scelte del Governo spagnolo, a cui sarà recapitato per tramite dello Stato italiano, che una delegazione dei gruppi ha consegnato in Prefettura. Un gesto simbolico per dimostrare che le donne sul terreno del diritto all’autodeterminazione non sono disposte a passi indietro, nella convinzione che sul proprio corpo siano le uniche a poter decidere.