Inserita nel calcolo dei contributi. I deputati del M5s puntano il dito contro la legge regionale che lo ha permesso, Forza Italia reagisce. Il presidente dell'Ars Micciché, “Frasi indegne”. Calderone, “Speculano sulla rabbia dei cittadini”
PALERMO – I privilegi dei parlamentari regionali ancora una volta nell’occhio del ciclone.
La questione è stata sollevata dal gruppo pentastellato dell’Ars, che ieri nel corso di una conferenza stampa on line ha denunciato che è stato dato il via libera agli uffici di calcolare i propri contributi da versare, secondo quanto previsto dalla legge regionale 19 del 28 novembre 2019, considerando sia diaria che indennità facendo aumentare sia la pensione che il trattamento di fine mandato. Manovra che costerebbe 700 mila euro all’anno. Per questo hanno presentato due disegni di legge per mettere ordine alla normativa delle pensioni, per abrogare la norma che consente il calcolo dei contributi su indennità e diaria e per il taglio dello stipendio dei deputati, portandolo dagli attuali 11.100 euro lordi a 8.000 euro”.
Insorge Forza Italia: “È solo un inaccettabile tentativo per speculare sulla rabbia dei cittadini – ha detto il capogruppo Tommaso Calderone -. In malafede, approfittando del momento di crisi economica che stiamo vivendo, hanno pensato bene di cavalcare l’onda del populismo più becero per ottenere quella notorietà ormai da un pezzo perduta. La smettessero quindi di cadere dalle nuvole e fomentare odio. Li invito ad essere più costruttivi in un momento delicato come questo, piuttosto che creare tensione sociale”.
Il segretario generale dell’Ars Fabrizio Scimé ha chiarito tecnicamente la vicenda. “L’Assemblea regionale con la legge di riduzione dei vitalizi (legge regionale n. 19/2019), ha previsto che il deputato regionale possa costituire la base di riferimento della propria pensione contributiva versando i relativi contributi sulla intera retribuzione mensile. Tale facoltà concessa dalla legge presuppone, dunque, una domanda da parte del deputato e il versamento a suo carico dei relativi contributi”.
Sulla vicenda è intervenuto duramente il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè: “Sono azioni indegne di un gruppo politico quelle messe in atto dai parlamentari del movimento 5 stelle. Non è vero che ci siamo aumentati lo stipendio né la pensione – ha detto – Con queste cose non si scherza specialmente in un momento così difficile per tutti. Non consento a nessuno questo gioco sporco. Questo è terrorismo. Dichiarazioni di questo tipo sono delinquenziali. Non c’è dubbio che tutto ciò viene fatto nel vano tentativo di riconquistare il consenso che i 5 stelle hanno irrimediabilmente perso. Una simile vergogna non l’avevo mai vista. Ho conosciuto tanti politici ma mai di un livello così basso”.