I dati gennaio-agosto dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre. Continuano a crescere gli infortuni mortali in agricoltura
PALERMO – Sono 317 le vittime del lavoro registrate dall’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre nei primi otto mesi dell’anno (più di una al giorno anche nel mese di agosto). Un tragico bilancio in cui emergono anche i dati relativi ai mesi estivi (giugno-luglio-agosto) e durante i quali sono deceduti 131 lavoratori da Nord a Sud del Paese.
L’unico dato positivo, nell’ultima indagine dell’Osservatorio mestrino, giunge dal decremento della mortalità rispetto all’anno 2012 (-12,2 per cento); tra gennaio ed agosto dello scorso anno, in effetti, il numero di vittime rilevato era pari a 361.
In agricoltura i risultati peggiori e dove trova la morte quasi la metà di tutte le vittime del Paese (47,9 per cento). Seguono le costruzioni (16,7 per cento), e il 6,9 per cento nel commercio e nelle attività artigianali.
La Lombardia come sempre al vertice dell’emergenza con il maggior numero di morti (40), seguita dall’Emilia Romagna (35), dalla Sicilia e dalla Campania (24), dal Veneto (che con 22 vittime sale tristemente dal sesto posto del mese scorso al quarto), dalla Puglia (21), dal Piemonte (20), e dalla Liguria (19).
Intanto, l’indice di rischio di mortalità più alto rispetto alla popolazione lavorativa viene ancora rilevato in Abruzzo (31,5 contro una media nazionale di 13,8), seconda la Liguria (30,1), l’Umbria (27,6), la Calabria (26,5) e il Molise (18,7).
Causa principale di morte è quella dovuta al ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (29,7 per cento dei casi); seguita dalla caduta dall’alto (21,5 per cento) e allo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti (18 per cento dei casi).
Sul fronte delle classifiche provinciali è sempre il capoluogo ligure a fornire il quadro più sconfortante con 14 vittime; seguita da Salerno (10), da Chieti, Milano, Cosenza, Perugia, Bologna (9); da Foggia, Brescia e Roma (8).
Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 34 in otto mesi pari al 10,7 per cento del totale delle vittime; mentre la fascia d’età più coinvolta nell’emergenza nei primi otto mesi 2013 continua ad essere quella degli ultrasessantacinquenni (88). Sempre gli ‘over 65’ quelli a maggior rischio di mortalità considerando la popolazione lavorativa.