Aste giudiziarie, vendite bloccate e ruota economica inceppata - QdS

Aste giudiziarie, vendite bloccate e ruota economica inceppata

Aste giudiziarie, vendite bloccate e ruota economica inceppata

martedì 09 Marzo 2021

Superare l’empasse innescherebbe un processo virtuso legato alla ristrutturazione dei beni, cioè "lavoro" per le imprese. Report Reviva: nel 2021 perduti altri 2,8 miliardi. In Sicilia perdite stimate in 280 milioni che si aggiungono ai 660 milioni del 2020

Il 2020 è stato un anno disastroso anche per il settore delle aste giudiziarie. Ben 44.714 sono state le esecuzioni immobiliari sospese per una perdita complessiva di 6,6 miliardi di euro.
E nel 2021, almeno nel primo trimestre, non vi sono segnali di miglioramento. Gli effetti economici derivanti dall’emergenza pandemica continuano a condizionare pesantemente questo settore. C’è grande incertezza e i segnali di ripresa stentano ad arrivare.

L’immobilismo dei tribunali incide pesantemente sulle aste giudiziarie e su tutta “l’economia” che ruota attorno ad esse. Sbloccare la vendita degli immobili non evita soltanto la svalutazione degli stessi ma innescherebbe anche un processo virtuoso legato alla ristrutturazione dei beni che ne deriverebbe e che potrebbe dare una boccata di ossigeno a tutte le imprese che svolgono questo tipo di attività.

Secondo quanto rivela Reviva, startup specializzata nella vivacizzazione delle aste immobiliari, a dicembre 2020 era stato registrato il -18% rispetto a dicembre 2019, per un totale di 16.433 aste fissate, con un progressivo miglioramento delle aste che era in costante aumento da settembre. Ma a gennaio 2021 il divario rispetto a 12 mesi fa si è fatto più ampio: nel primo mese di quest’anno le aste fissate sono state solo 14.596 con un -37% rispetto a gennaio 2020, in cui si sono contate 23.345 aste. E non si tratta di un calo “isolato”. Perché anche i dati di febbraio 2021 parlano di 14.218 aste fissate contro le 20.132 di febbraio 2020 (-29%), mentre marzo 2021 vede 15.906 aste e un -27% rispetto a marzo 2020, in cui erano state 21.775.

Dunque, sommando i numeri, le aste nel primo trimestre del 2020 sono state 65.252, per cifra complessiva delle offerte minime di € 8.633.701.287. Nel 2021, nel medesimo periodo, le aste sono state 44.720 con € 5.843.768.976 di offerte minime, ovvero il 32% in meno. In totale, è stata registrata una perdita di 2,8 miliardi di euro e 20.532 aste fissate in meno rispetto al 2020.

Perdite che inevitabilmente hanno interessato anche la Sicilia, considerato che quest’ultima è la seconda regione in Italia, anche nel 2020, per numero di esecuzioni immobiliari. Tenendo conto che nella nostra Isola si concentra il 10,09% del totale nazionale delle aste giudiziarie, abbiamo stimato che la perdita per la nostra Isola nel 2020 oscillerebbe intorno ai 660 milioni di euro. Secondo i numeri forniti da Reviva al Quotidiano di Sicilia, a causa dell’emergenza Coronavirus il totale delle aste sospese durante la prima ondata nella nostra regione era di 3.960, il 13% del totale nazionale, con un danno quantificato allora in 380 milioni. Facendo le dovute proporzioni, per il primo trimestre 2021 si può facilmente stimare per la Sicilia una ulteriore perdita di 280 milioni di euro.

La media aste al mese in Sicilia è di 1.680, effettuata sulla base di calcolo dei solo mesi di attività del tribunale che, considerate le restrizioni dei Dpcm e delle attuazioni di ogni singolo tribunale, sommate alle sospensioni feriali, si sono attestate in circa 209 giorni di attività su scala nazionale. A dirlo è l’analisi pubblicata dal Cento Studi Astasy. La Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di esecuzioni: 19.477 (16,70%). Terzo posto per l’Emilia-Romagna con 8.291 (7,11%), seguita dal Veneto con 8.272 (7,09%) e poi dal Lazio con 8.253 (7,08%).

Ma quali sono le cause di questo mancato ritorno alla normalità? Alla base c’è la decisione del Governo di prorogare la sospensione fino al 30 giugno 2021 delle procedure esecutive sulla prima casa abitata dal debitore. La misura non vale, però, se un soggetto sposta la residenza in una casa pignorata, solo per godere della sospensione.

Nel lasso di tempo che va dallo scorso aprile a oggi, è possibile che un creditore abbia trascritto il pignoramento di un’abitazione, ma la norma vieta di procedere con tutti gli adempimenti successivi, come ad esempio la stima del bene da parte di un perito o la richiesta di liberazione dell’immobile emessa dal custode giudiziario.

Secondo lo studio effettuato da Reviva, nel corso del 2020 il 36% (circa 34.300) di tutti gli immobili finiti all’asta rientrava nella categoria “casa principale”, e dunque rientravano in questo stop.

L’altra causa di questa lenta ripresa è quella riguardante la modalità di vendita telematica. Anche se vi è stato un aumento dell’85% su questo fronte, la strada è ancora poco battuta dai privati. Infatti, è obbligatorio dotarsi di una Pec e della firma digitale, oltre a un iter burocratico complesso.

Mercato immobiliare in agonia, in Sicilia compravendite giù del 34,2%

Crolla il mercato del mattone siciliano: una brusca flessione del 34,2 per cento si è registrata nei primi due trimestri del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019.
Lo rivelano gli ultimi dati Istat appena pubblicati.
La forte flessione si registra a livello nazionale ma non poteva non avere ripercussioni anche nel mercato immobiliare siciliano.
Nello specifico, le compravendite siciliane nel I e II trimestre del 2020 sono state 15.640 contro le 23.752 dell’anno precedente.

Si tratta di compravendite soprattutto per uso abitativo con un piccolo numero che riguarda invece le compravendite di immobili ad uso economico e speciale.
Diminuiscono nell’Isola anche i mutui e le obbligazioni verso banche e soggetti diversi e le concessioni di ipoteche immobiliari.

Nel primi due trimestri del 2020, rispetto al 2019, la diminuzione è stata del 30 per cento.
In Italia, secondo i dati Istat, nel secondo trimestre 2020, l’indice destagionalizzato delle compravendite registra una forte flessione, che segue quella già marcata dei primi tre mesi dell’anno. La consistente diminuzione si presenta improvvisamente nel primo trimestre 2020, dopo cinque trimestri consecutivi nei quali l’indice aveva superato i valori medi del 2010.

Il totale delle compravendite ammonta a 157.126 nel I trimestre 2020 (-17,9% rispetto al IV trimestre 2019 e -17,7% su base annua) e a 149.764 nel II trimestre (-17,3% rispetto al trimestre precedente e -30,8% su base annua).

Nel II trimestre il settore abitativo segna variazioni congiunturali negative in tutte le aree geografiche del Paese (Centro -23,7%, Sud -20,7%, Isole -19,9%, Nord-ovest -14,1%, Nord-est -10,7%, totale Italia -16,9%) cosi come il settore economico (Centro -38,9%, Isole -27,3%, Sud -22,6%, Nord-ovest -20,6%, Nord-est -13,8%, totale Italia -24,4%).

Il 95,0% delle convenzioni stipulate riguarda trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (142.265), il 4,7% quelle a uso economico (7.002) e lo 0,3% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (497). Rispetto al II trimestre 2019 le transazioni immobiliari diminuiscono del 30,8% (-30,4% l’abitativo, -37,9% l’economico), accelerando la flessione su base annua già evidenziata nel I trimestre (-17,7%).

La diminuzione tendenziale osservata nel II trimestre interessa tutto il Paese sia per l’abitativo (Isole -38,8%, Sud -34,9%, Centro -30,8%, Nord-ovest -30,5% e Nord-est -23,5%; piccoli e grandi centri: -31,6% e -29,0%) sia per l’economico (Isole -42,5%, Nord-ovest -39,9%, Centro -39,0%, Sud -38,0% e Nord-est -31,9%; grandi e piccole città: -38,3% e -37,6%).
Nel II trimestre le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (84.284) scendono dell’11,5% rispetto al trimestre precedente e del 20,9% su base annua, accentuando il calo congiunturale e tendenziale del I trimestre (rispettivamente -9,9% e -14,0%).

La flessione interessa tutto il territorio nazionale sia su base congiunturale (Centro -22,5% Sud -14,9% Isole -12,8% Nord-est -6,8% e Nord-ovest -5,3%) sia su base annua (Isole -30,2% Isole -26,6% Centro -22,0% Nord-ovest -20,3% Nord-est -14,7%; piccoli e grandi centri: rispettivamente -24,0% e -16,8%).

di Antonino Lo Re e Liliana Rosano

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