Pantelleria, tra Africa ed Europa. Storia della "perla nera" siciliana - QdS

Pantelleria, tra Africa ed Europa. Storia della “perla nera” siciliana

Pantelleria, tra Africa ed Europa. Storia della “perla nera” siciliana

giovedì 13 Settembre 2012

Ricognizione storico-paesaggistica della famosa isola dei dannusi

Ogigia, Yrnm, Kyram, Cossyra, Bent el Riah. Quanti nomi ha avuto nell’antichità la meravigliosa isola di Pantelleria, nel cuore del Mediterraneo, ad uno spicchio di mare (appena 70 km) da Capo Mustafà, in Tunisia. Un lembo di terra più vicino all’Africa che alla Sicilia, giustamente definito “perla nera”, per le sue origini vulcaniche e la sua forma ellittica, simile a una sirena cullata dalle acque. L’isola infatti ha preso forma grazie a due esplosioni eruttive  provenienti dalle profondità del mare ed una certa attività vulcanica caratterizza ancora oggi alcune zone dell’isola con le cosiddette favare, i getti di vapore d’acqua che ad intermittenza fuoriescono dal suolo.  Le qualità terapeutiche delle acque termali di Gadir, considerate delle vere e proprie “fonti di giovinezza”, furono apprezzate per prima dai Fenicio-Punici, così come quelle del Bagno dell’Acqua o Specchio di Venere, il bacino lacustre locato all’interno di un cratere che si estende nella parte nord dell’isola.
Pantelleria nei secoli fu l’isola Ogigia, dove Omero cantò l’amore di Calipso e di Ulisse. Fu Yrnm, l’isola degli struzzi, come la chiamarono i Fenici. Fu l’isola Kyram decantata nel quarto libro delle Storie di Erodoto, dal cui lago bellissime fanciulle traevano con piume di  uccelli delle pagliuzze d’oro. Fu l’isola Cossyra, dominata da greci e dai romani, e l’isola Bent el Riah (figlia del vento) come la nominarono gli Arabi. Fino all’avvento dei bizantini e dei monaci basiliani, che le attribuirono il nome di Patalarèas, e degli Angioini, che nel XIII secolo lo cambiarono in Pantelleria.  
Ma l’isola fu abitata già in epoca neolitica, come testimoniano i resti del villaggio preistorico rinvenuti in località Mursia e la necropoli con gli oltre cinquanta sesi, i monumenti funebri costruiti in pietra e a forma di cupola, che ricordano un po’ i nuraghi sardi. Le origini dei dammusi, le  caratteristiche abitazioni di Pantelleria simili alle cube arabe, si devono invece ricercare nel periodo della dominazione araba, come dice l’etimologia della parola stessa “mdamnes”, che in arabo significa costruire a volta.
Coste basse, frastagliate alte o a strapiombo, si susseguono lungo tutta la costa, puntellate da anfratti, cale e calette scolpite dal mare e splendide grotte, tra le quali quella delle Sirene, dei Palombi e di Cala Levante dove, oltre al sole, sorge l’arco con la proboscide dell’elefante immersa nel mare. Se si è alla ricerca di altre sculture laviche naturali, basterà recarsi nella zona del Khaggiar, per ammirare il “Re del Khaggiar”, raffigurante una testa umana.  
Il centro abitato di Pantelleria si stende attorno al porto e alla possente mole del castello in pietra lavica, denominato Barbacane, che fu più volte distrutto e riedificato. Realizzata probabilmente dai Bizantini ed ampliata sotto i Normanni, la fortezza un secolo fa era circondata dalle acque e dotata di un ponte levatoio. Nei suoi pressi si trova la nuova chiesa Madre intitolata al SS. Salvatore, realizzata dopo la demolizione del vecchio edificio religioso andato in rovina durante i bombardamenti alleati del 1943. Il luogo di culto cattolico di una delle più belle isole d’Italia.

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