“I nostri clienti tipo sono i big spender – ci spiega l’a.d. Parodi –, grosse multinazionali. Abbiamo lavorato, ad esempio, con imprese che si occupano di cinema (Medusa, Warner Bros, Filmauro), di motori (Mercedes, Renault, Nissan, Ford), di telefonia (Wind, Vodafone, Telecom) e altre aziende legate al largo consumo (Bacardi, Canon, Fox…). Sono quindi principalmente grossi nomi di più settori”.
“L’idea è quella di offrire alle aziende delle campagne virali, curando tutta la fase di produzione, diffusione e monitoraggio di video on line, con un taglio operativo molto orientato al web, che ha dei linguaggi molto diversi dalla tv tradizionale. A integrazione di queste campagne, offriamo anche delle strategie digital, sempre sul web, che danno altri strumenti e permettono di dare più corposità alla campagna. Di fatto siamo arrivati a un network di 95 milioni di utenti internazionali, che ci permette di distribuire ampiamente le campagne. Attraverso la piattaforma tecnologica monitoriamo poi i dati, per avere l’esatta analisi di tutti i dati legati alla campagna”.
“L’idea è mia, nasce all’università. L’ho poi sviluppata con una prima azienda nel 2007, in seguito diventata Società per azioni (cambiando nome in Mosaicoon), con un’operazione di venture capital nel 2009. Nasce da una mia passione per il video in internet. Ho fatto un investimento personale nei primi due anni, prima che entrasse il venture capital, che mi ha permesso di portare avanti la società. In generale, è stato un percorso abbastanza solitario e ho sviluppato autonomamente il progetto senza prendere grossi spunti da altri aziende”.
“In realtà, siamo stati fra i primi in Europa a sviluppare questo modello. Il primo progetto risale a prima che uscisse Youtube!”
“Noi siamo in rapporti con tantissime aziende di tutti i tipi e lavoriamo molto su questi canali. La natura dei rapporti però dipende dal tipo di campagna che facciamo”.
“Innanzitutto con una forte attività innovativa legata al prodotto, creando rapporti per offrire il servizio. Poi abbiamo portato avanti una forte attività commerciale e lo scorso anno abbiamo aperto una sede a Roma e una a Milano. Questo mese apriremo anche a Londra”.
“Per ora 30, dislocati nelle tre sedi”.
“Innanzitutto c’è moltissima energia, soprattutto a Catania, che si riconduce a certe persone come Antonio Perdichizzi, che cercano di portare avanti le start up e poi le aziende. Quasi sempre sono progetti che nascono dalla tenacia e dalla volontà dei ragazzi di portarle avanti. Purtroppo l’Italia è molto indietro, però io spero sempre che specialmente in Sicilia la situazione difficile stimoli i ragazzi a inventare. Tutti i siciliani che si laureano arrivano a spendere anche 20 mila euro per fare un’esperienza di studio all’estero o al Nord, che sia uno stage o una scuola di specializzazione. Se la stessa cifra si investisse nell’imprenditoria ci sarebbero più aziende giovanili siciliane. Forse non tutte di successo, ma la situazione cambierebbe. C’è anche la preoccupazione da parte dei ragazzi di creare dei progetti e non c’è una struttura imprenditoriale. Da un altro punto di vista, c’è una situazione di stallo, perché il Governo non sta portando avanti molte misure per incentivare una vera crescita, ma se ne parla tanto e speriamo che succeda qualcosa”.
In Sicilia si dice che cu nesci arrinesci, cioè “chi parte ha successo”. Sei d’accordo?
“Vivo a Palermo, ma viaggio spessissimo, prendo anche sei voli a settimana, e secondo me, ha senso uscire per cercare la committenza, i clienti. Se si riescono a trovare i clienti e poi a fare il lavoro a casa si hanno dei vantaggi non banali. Qui il costo del lavoro e la qualità della vita sono molto più vantaggiosi che a Milano, ad esempio, e se si compete a livello internazionale, poi si riesce ad avere vantaggi oggettivi per fare impresa”.
Roberto Quartarone
Twitter: @rojoazul86