E' quanto emerge dalle analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
Il tasso giornaliero delle dosi
somministrate di vaccino anti Covid-19 in Italia nelle ultime settimane sta
aumentando, ma in modo costante ogni settimana e se, continua questo trend, per
fine aprile non riuscirà comunque a superare 350.000 unità al giorno.
E’ il quadro che emerge da un’Italia
a più velocità, nella quale le dosi ancora da somministrare per vaccinare in
modo completo tutti coloro che hanno 70 anni o più sono 14 milioni, con la
provincia autonoma di Bolzano che raggiunge il 45% di dosi somministrare contro
il 26% di Calabria e Puglia.
E’ quanto emerge dalle analisi del matematico
Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro
Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
“Dall’analisi dei dati della campagna di vaccinazione anti Covid-19 in Italia nelle ultime sei settimane risulta che il numero di dosi somministrate al giorno, mediato su una settimana, continua ad aumentare con un ritmo costante: ogni settimana di circa 20.000 unità, col valore della settimana dal 4 al 10 aprile pari a circa 260.000 somministrazioni al giorno.
Con i dati disponibili al momento – osserva il matematico – si conferma la previsione che a fine aprile il numero di somministrazioni al giorno, mediato su una settimana, non supererà il valore di 350.000 unità”.
Al momento risultano disponibili circa 500.000 dosi del vaccino della Pfizer a fronte di 2,3 milioni di persone in attesa della seconda dose, e 1,4 milioni di dosi del vaccino di Astrazeneca, “dove il problema della seconda dose in pratica non c’è perché – rileva Sebastiani – avviene a 90 giorni dalla prima”.
Sale poi al 22% la percentuale di
dosi somministrate a soggetti appartenenti alla categoria “altro”
che, secondo l’esperto, “sarebbe auspicabile venisse scorporata. Se per
questa categoria continuasse ad aumentare anche la percentuale di soggetti
considerati non per il criterio finalmente adottato, cioè quello dell’età, ma
ad esempio perché appartenenti a categorie professionali, sarebbe auspicabile
che questo trend finisse presto”.
Dall’analisi emerge inoltre che le
percentuali medie delle dosi già somministrate rispetto al totale delle doppie
dosi necessarie per la vaccinazione completa sono pari al 13% nella fascia
d’età 70-79 anni, del 58% nella fascia 80-89 anni e del 61% in coloro che hanno
più di 90 anni.
Di conseguenza “restano da somministrare ancora circa 14 milioni di dosi”, osserva Sebastiani.
Si osservano poi “grandi variazioni dei valori delle percentuali delle dosi somministrate a persone dell’unione delle tre fasce dalle regioni-province autonome, rispetto al totale di doppie dosi per la loro popolazione nelle tre fasce se confrontati con il valore medio nazionale, pari al 33%”.
Emerge quindi una situazione nella
quale i valori più grandi sono raggiunti dalle province autonome di Bolzano
(45%) e Trento (41%) e quelli più piccoli da Sicilia e Sardegna col 27% e
Calabria e Puglia col 26%.
Ecco la situazione complessiva: Bolzano (45%), Trento (41%), Emilia-Romagna e
Veneto (39 %), Lazio (38%), Molise (37%), Piemonte e Marche (35%), Toscana,
Abruzzo e Basilicata (32%), Valle d’Aosta, Campania, Liguria e Friuli-Venezia
Giulia (31%), Umbria e Lombardia (30%), Sardegna e Sicilia (27%), Puglia e
Calabria (26%).