Incongruenze legate al confronto tra ricavi spesso inesistenti a causa della crisi e spese fisse. L’esclusione riguarderà circa un milione di contribuenti: si attende decreto del Mef
ROMA – Come è noto, venuti meno i parametri e gli studi di settore, sono stati istituiti gli Isa, ossia gli Indici sintetici di affidabilità fiscale. Il criterio adottato è molto simile a quello degli studi di settore, ma la filosofia che ne sta alla base è diversa. Mentre gli “studi”, in mancanza della “congruità” conducevano inevitabilmente ad un accertamento (seppure preceduto dal contraddittorio), gli “Indici” possono condurre al riconoscimento di determinate situazioni premiali.
Come dice lo stesso nome, si tratta di indicatori che, basandosi su analisi di dati e informazioni relativi a più periodi d’imposta, misurano l’affidabilità del contribuente (impresa o professionista) al fine di verificare la normalità e la coerenza dell’attività svolta.
La valutazione complessiva dell’affidabilità fiscale del contribuente è graduata su una scala di valori da 1 a 10, che è il risultato dell’applicazione di singoli indicatori. Più alto è il punteggio ottenuto in termini di affidabilità maggiori sono i benefici premiali per gli interessati.
Per l’attribuzione del punteggio Isa, il contribuente deve comunicare all’Agenzia delle entrate, attraverso gli appositi modelli, i propri dati economici, contabili e strutturali.
Per coloro i quali ottengono un riscontro positivo da questi Indici, ossia un riconoscimento di correttezza dei loro comportamenti fiscali, è previsto, come già detto, l’accesso a significativi benefici premiali. Più in particolare, a seconda del valore raggiunto, i contribuenti “virtuosi” possono, per esempio, essere esclusi da alcuni tipi di controlli o beneficiare della riduzione dei termini per gli accertamenti da parte dell’Agenzia delle entrate o essere esonerati dall’apposizione del visto di conformità per la compensazione dei crediti d’imposta. Il tutto al dichiarato fine di “favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili” e di “stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari”.
Ora, senza volere discutere dell’efficacia di questi nuovi indicatori, non c’è dubbio che, durante il periodo di crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19, gli indicatori di cui parliamo non possono che risultare, in moltissimi casi, assolutamente falsati. Non c’è dubbio, infatti, che mettere a confronto ricavi spesso inesistenti a causa della pandemia con spese fisse che evidentemente non vengono meno, neanche in questo periodo, può comportare l’emersione di indicatori non di affidabilità, ma di una inaffidabilità in realtà inesistente.
Ecco, quindi, che da più parti, anche dalla pagine di questo Quotidiano, è stata chiesta la sospensione di tali indicatori, quanto meno per i settori particolarmente penalizzati dalla crisi.
Ed al riguardo, lo scorso 9 aprile è stata votata dall’apposita “Commissione Esperti” la nuova causa di esclusione che interesserà i contribuenti i quali, attraverso l’esame dei dati della fatturazione elettronica e delle liquidazioni periodiche Iva, presentano una variazione delle operazioni tra il 2002 ed il 2019 superiore al 33%.
A beneficiare dell’esclusione sarà circa un milione di contribuenti (ai quali si riferiscono 82 Indici di Affidabilità), principalmente quelli appartenenti ai settori legati al turismo, all’attività alberghiera ed ai trasporti.
È atteso, comunque, un apposito decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze per ufficializzare questa nuova causa di esclusione nonché per “ammorbidire”, in generale, il risultato dell’analisi fiscale, onde evitare a tutti i contribuenti il raggiungimento di punteggi che potrebbero farli rientrare in una fascia “a rischio”, ossia tra i contribuenti ritenuti meritevoli non di un premio ma di una maggiore attenzione fiscale.