Primo maggio, Portella della ginestra, via il segreto di Stato - QdS

Primo maggio, Portella della ginestra, via il segreto di Stato

Primo maggio, Portella della ginestra, via il segreto di Stato

domenica 02 Maggio 2021

La richiesta al Governo, che formalmente ne avrebbe già decretato la fine cinque anni fa, è stata reiterata dal segretario Cgil di Palermo, Ridulfo. A colpi di mitra uccisi otto adulti e tre bambini

“La Cgil ogni anno torna a chiedere verità e giustizia per i morti di Portella: 74 anni sono troppi, un tempo troppo lungo di giustizia negata”.

Lo ha detto ieri il segretario generale della Cgil di Palermo Mario Ridulfo, nel corso della cerimonia di commemorazione della strage di Portella della Ginestra.

Giustizia per i martiri

Il Primo maggio del 1947 undici persone vennero uccise e diciassette ferite tra i contadini e i braccianti sui quali la banda Giuliano aveva sparato, in uno degli episodi ancora oscuri della storia della democrazia italiana.

Come ha sottolineato Ridulfo, giustizia non è stata concessa “né ai martiri, né alle loro famiglie, né al movimento sindacale”.

E ha ricordato il sacrificio di donne e uomini che “da Piana degli Albanesi, da San Cipirrello, da San Giuseppe Jato, erano venuti qui a piedi per festeggiare il Primo maggio dopo vent’anni di dittatura fascista”.

I contadini volevano festeggiare la vittoria, dieci giorni prima nelle elezioni per l’Ars, del “Blocco del Popolo”, l’alleanza tra socialisti e comunisti, e manifestare per l’occupazione delle terre incolte.

Otto adulti e tre bambini

Ma fu strage. Sotto i colpi dei mitra di Giuliano caddero otto adulti e tre bambini.

“Ecco perché – ha concluso – lanciamo anche quest’anno il nostro appello al Governo perché venga tolto il segreto di Stato dagli atti della strage di Portella”.

In realtà da oltre cinque anni il Governo avrebbe decretato la fine del segreto su quelle carte, ma ancor oggi – come denunciato, tra gli altri, da Antimafia Duemila – “gran parte di quei documenti non sono fruibili e il resto vengono rilasciati senza alcuna indicizzazione e in formati che ne rendono quasi impossibile la consultazione e l’autenticità”.

Davanti a quello che Ridulfo ha definito “L’altare della patria del movimento sindacale italiano”, il cippo che ricorda le vittime della strage, sono stati letti i loro nomi sono stati letti da Serafino Petta, 88 anni, uno dei sopravvissuti all’eccidio, allora quattordicenne.

Separatismo ed eccidi

Le motivazioni della strage, che nei giorni successivi fu seguita da assalti a sedi dei partiti di sinistra e delle Camere del lavoro della zona, sarebbero da ricercare, oltre che nella dichiarata avversione del bandito Giuliano nei confronti dei comunisti, anche nella volontà dei poteri mafiosi e dell’indipendentismo siciliano e delle forze reazionarie di mantenere i vecchi equilibri nel nuovo quadro politico e istituzionale nato dopo la Seconda Guerra mondiale.

Mai sono stati individuati i mandanti, anche se sono evidenti le responsabilità di alcuni ambienti politici siciliani con l’aiuto di alcune frange statunitensi interessati a intimidire la popolazione contadina che reclamava la terra e aveva votato per il Blocco del Popolo nelle elezioni del 1947.

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