Cas, oggi la camera collegiale del Tar - QdS

Cas, oggi la camera collegiale del Tar

Cas, oggi la camera collegiale del Tar

mercoledì 12 Gennaio 2011

Il Tribunale amministrativo regionale, sezione di Catania, si pronuncia sul ricorso contro la revoca della concessione delle autostrade. Contenzioso con ministero Infrastrutture-Anas: in ballo la gestione che vale 85 mln l’anno di pedaggi

Mentre l’attenzione nazionale è rivolta alla decisione della Corte Costituzionale sul ‘legittimo impedimento’, la legge grazie alla quale il premier Silvio Berlusconi è al riparo dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade) almeno fino al prossimo ottobre, in Sicilia, tra oggi e domani, si guarda alle udienze del Tar di Catania le cui decisioni determineranno gli scenari futuri del Consorzio per le autostrade siciliane e della Ferrovia circumetnea.
 
Si comincia subito. Oggi, infatti, è fissata la Camera di consiglio per la trattazione collegiale del Tribunale amministrativo regionale, sezione di Catania, sulla gestione del Cas. Il 28 dicembre scorso, un decreto cautelare d’urgenza, firmato dal presidente facente funzioni della terza sezione, Gabriella Guzzardi, ha dato ragione al Consorzio, che ha chiesto la sospensione cautelare del provvedimento di decadenza dalla concessione per la gestione delle autostrade siciliane, firmato in estate dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dall’Anas e reso operativo a novembre. Secondo questo primo provvedimento, il Tar “pur nella considerazione dell’interesse pubblico perseguito dall’Anas, appare allo stato prevalente quello pur pubblico alla prosecuzione dell’attività espletata dal Consorzio ricorrente, nella completezza delle sue funzioni, nel rispetto delle esigenze dell’utenza”.
All’azione dei legali del Cas – Vito Candia (del foro di Palermo) e Andrea Scuderi (del foro di Catania) – agli inizi di dicembre la Giunta di governo della Regione siciliana ha deciso di promuovere ricorso ad adiuvandum contro la revoca della concessione da parte del ministero, patrocinato dall’avvocatura dello Stato.
Nell’occasione, l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha prefigurato “evidente illegittimità del provvedimento e dei conseguenti atti amministrativi”, invitando il commissario straordinario del Cas, Calogero Berlinghieri, “ad astenersi dal porre in essere qualsiasi atto e/o comportamento che possa pregiudicare il patrimonio del Consorzio, i suoi interessi e le consistenze contabili in atto esistenti presso i cassieri, non consentendo altresì l’accesso al Consorzio a soggetti privi di legittimazione, in quanto non legati ad esso da alcun rapporto giuridico-formale”.
A luglio l’organo tutorio, il ministero Infrastrutture e Trasporti, ha emesso nei confronti del Consorzio per le autostrade siciliane, per il 90% in mano alla Regione siciliana e per il 10% in mano ad una lunga lista di enti pubblici siciliani, un provvedimento di decadenza della concessione.
 La concessione stipulata tra Anas e Cas era stata firmata a fine 2000 con entrata in vigore nel 2001 per una durata fissata fino al 2030. Il ministero ha motivato la scelta per ragioni prettamente gestionali, visto che il Cas, grazie alla colpevole complicità della classe politica regionale, ha dilapidato patrimonio e strutture, senza fornire alcun genere di miglioramento alle autostrade in gestione.
Nel 2009 ispezioni dell’Anas alla presenza dei contraddittori – dati riportati nella relazione che il 23 giugno scorso Mauro Coletta, direttore dell’Ispettorato vigilanza concessioni autostradali, ha consegnato al ministero delle Infrastrutture – hanno registrato 1073 ispezioni e rilevato 4863 non conformità tra tutti i concessionari; di queste, 390 sono state addebitate al Cas e confermate al marzo 2010. In pochi mesi i rilievi sono ancora aumentati, oggi se ne contano 473. Successivamente, è stata rafforzata l’azione di vigilanza sulle società concessionarie autostradali, ed in seguito è arrivata la firma dei ministri Matteoli e Tremonti sul provvedimento che ha fatto decadere la concessione al Cas.
Nel febbraio scorso, il parlamentare Antonio Salvatore Germanà ha presentato una interrogazione al ministro Matteoli, riprendendo alcuni dei rilievi mossi nel corso degli anni dalla Anas S.p.a.: operazioni di manutenzioni finanziate per la Messina-Catania e la Messina-Palermo per 54 milioni di euro ma mai applicate e il finanziamento per gli anni 2006 e 2007 di circa 30 milioni di euro per lavori di manutenzione mai eseguiti (ad esempio la galleria che collega Rometta con Milazzo sulla A20 rimasta in stand by negli ultimi dieci anni). Questi sono, in sintesi, gli addebiti sulla parte gestionale. Poi c’è la parte relativa alle finanze.
Dal 2000 al 2007, il Consorzio è stato gestito da un commissario straordinario, nel 2008 è stato ricostituito il consiglio direttivo, mentre il 5 febbraio del 2009 c’è stato il ritorno al commissariamento. Già all’epoca il presidente del Cas aveva denunciato una serie di fattori tra cui l’elevato indebitamento del Consorzio nei riguardi di terzi le cui spettanze risultavano non pagate dal 2003 in poi, con debiti oscillanti da 100,00 euro a 48 milioni di euro.
Nella relazione presentata all’Ars lo scorso 20 luglio da Mancuso-Leontini-Limoli-Corona-Bosco-Falcone si riprendono alcuni dei punti evidenziati nella relazione del presidente tra cui la presenza nel Cas di “un rapporto spese per il personale/introiti più alto tra quelli di tutte le altre società autostradali (oltre il 45% a fronte di un tetto massimo delle altre concessionarie pari al 35%)”, e della perdita di 70 milioni di euro negli ultimi dieci anni per mancato rinnovo delle concessioni nelle aree di servizio. Non solo.
Nel rapporto di convenzione tra Anas e Cas esiste l’obbligo di destinare una quota degli incassi dai pedaggi (circa 85 milioni l’anno) alla manutenzione. Chi percorre spesso la Messina-Catania, per esempio, transita davanti a guard rail divelti e vari restringimenti. Sempre gli stessi, da anni. Cifre alla mano, negli ultimi anni, secondo l’Anas, lungo le autostrade gestite dal Cas gli incidenti sono aumentati del 31%, mentre nel resto d’Italia sono diminuiti del 7%.
Per questo motivo, ogni aumento delle tariffe sui pedaggi autostradali sulla Messina-Catania e Palermo-Messina è illegittimo. Ma il Cas li ha puntualmente applicati, l’ultimo a partire dal 1° gennaio scorso: 2 millesimi di euro al chilometro per auto e furgoni destinati al trasporto merci di piccola portata, e di 6 millesimi di euro a km per i camion con 3, 4 o 5 assi.
Il Cas, secondo il ministero, ha risposto alle centinaia di rilievi anteponendo i motivi ostativi per risolvere i molti problemi emersi, ammettendo di fatto le responsabilità.
Poi c’è il capitolo dei contenziosi interni. Il 31 gennaio è in calendario, sempre al Tar di Catania, il ricorso presentato dall’ex presidente Patrizia Valenti e dai componenti del precedente Consiglio di amministrazione: chiedono di essere reintegrati nelle funzioni. Per la stessa Valenti, il suo predecessore, l’on. Nino Minardo (deputato del Pdl), gli ex membri del Consiglio di amministrazione del Cas, Carmelo Torre, Angelo Paffumi, Giuseppe Faraone e per il dirigente Felice Siracusa, il pm di Messina Santo Melidona ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio e rifiuto d’atti d’ufficio. L’inchiesta verte sulla gestione del Cas e riguarda in particolare una delibera del settembre 2007, quando presidente era Minardo, relativa alla nomina di di Vincenzo Pozzi, ex manager dell’Anas, a direttore generale del Consorzio per le autostrade siciliane. Una nomina contestata da alcuni componenti del Consiglio d’amministrazione che ritennero illegittimo che il direttore generale non fosse un funzionario che facesse parte del personale interno.
Inoltre, secondo l’accusa, Minardo, Torre, Paffumi e Faraone, nel deliberare l’affidamento dell’incarico all’ingegner Pozzi  avrebbero omesso di eseguire la sentenza del Tar del 2006 che obbligava il Cas a procedere alla nomina mediante l’approvazione della graduatoria del concorso interno per titoli.
A proposito: il Consorzio ha in corso numerosi ricorsi presentati dai dipendenti (sono in tutto 450) in ordine a riconoscimenti per le carriere interne.
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha dichiarato che la gestione del Cas deve voltare pagina, ma deve rimanere in Sicilia. Forse è troppo tardi.

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